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Architecture Exhibition
Water Parliaments
Catalonia in Venice

 
Catalonia in VeniceWater Parliaments, Catalonia in Venice, Biennale Architettura 2025, Photo Flavio Coddou

Catalonia in Venice
Water Parliaments
Projective Ecosocial Architectures

Docks Cantieri Cucchini, Venezia


Presentazione

* “La raccolta di riflessioni sull’acqua relative al territorio catalano, baleare e valenciano ci spinge, in quanto architetti, a immaginare come possiamo mediare, attraverso la progettazione, nelle situazioni presentate, per proporre futuri più equi e degni di essere vissuti. La mostra mira a creare una consapevolezza collettiva sul ruolo dell’acqua come collaboratrice attiva nel plasmare l’architettura, la politica e la tutela dell’ambiente. In sostanza, vogliamo stimolare una riflessione sull’urgenza di adottare approcci trasversali e orientati al futuro per la governance dell’acqua, l’architettura, la terraformazione e la costruzione delle città.

Ogni tipo di architettura è architettura dell’acqua. Dai materiali che utilizziamo alle infrastrutture che costruiamo – gli impianti fognari, i sistemi di raffreddamento dei server, perfino le tecnologie di rendering – l’acqua è presente a ogni livello. Per troppo tempo le infrastrutture idriche sono rimaste lontane dalla vista, trattate come invisibili e inerti. Questo ha scavato una separazione fra le nostre azioni e le loro conseguenze ecologiche, come il fatto che le acque reflue finiscano per tornare a noi sotto forma di cibo o bevande, di residui di ciò che consideravamo ormai ‘scomparso’.
Questo progetto presenta l’architettura come uno spazio di attivismo, di riflessione e di progettazione a più livelli: dalla segnaletica che caratterizza i nostri spazi pubblici e costruisce il nostro immaginario collettivo, ai nuovi tipi di arredo urbano, agli elementi tecno-utopici che richiedono interventi su larga scala, nonché alle strutture paesaggistiche che possono aiutarci a comprendere meglio cosa accade davanti ai nostri occhi.”

* Eva Franch i Gilabert, Mireia Luzárraga e Alejandro Muiño

Catalonia in VeniceWater Parliaments, Catalonia in Venice, Biennale Architettura 2025, Photo Flavio Coddou

I. FONTANE DEI DATI

Barcellona è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici e si trova a fronteggiare minacce di siccità e stress idrico sempre più gravi. Durante i periodi di siccità, le fontane senz’acqua e i giardini riarsi ricordano ai cittadini la loro responsabilità individuale nella gestione sostenibile delle risorse idriche. Tuttavia, elementi fondamentali della resilienza idrologica della città – come le reti di solidarietà che gestiscono le acque sotterranee tra i quartieri oppure i dispositivi per preservare la qualità dell’acqua – restano invisibili al pubblico, impedendo una comprensione olistica della governance idrica urbana.

Per aumentare l’impegno della comunità e migliorare le strategie di gestione dell’acqua, Barcellona ha realizzato le Fontane dei Dati, un innovativo sistema di stazioni interattive che vanno a integrare la sua rete di 1.645 fontane di acqua potabile e di oltre 301 fontane ornamentali. Queste nuove stazioni scientifiche cittadine forniscono dati in tempo reale sulla qualità dell’acqua, i livelli delle falde acquifere, il contenuto microbico e la potabilità. Dotate di una tecnologia di sequenziamento del DNA accessibile e di sistemi di allarme visivo che indicano lo stato di emergenza idrica, queste stazioni consentono ai cittadini di partecipare attivamente al monitoraggio della qualità dell’acqua urbana, riconnettendo le comunità alle loro risorse idriche e promuovendo un futuro urbano sostenibile.

Oltre al monitoraggio ambientale, le Fontane dei Dati promuovono l’alfabetizzazione scientifica e trasformano così le interazioni quotidiane in opportunità per comprendere, prevedere e gestire in modo più efficace le sfide della salute urbana.

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II. SALA DEI SEDIMENTI

Quando modifichiamo un corpo idrico, le conseguenze che inneschiamo non investono solo l’area circostante, ma l’intero sistema idrologico, rimodellando profondamente le dinamiche territoriali. Le dighe, quindi, non si limitano a immagazzinare acqua per il consumo, l’irrigazione o la produzione di energia, ma erigono anche barriere fisiche ed ecologiche, e trattengono sedimenti essenziali per gli ecosistemi fluviali. La “cattura” di questi sedimenti che sono vitali per la biodiversità, la qualità del suolo e la salute delle acque stravolge processi ecologici cruciali e innesca effetti a cascata sul paesaggio.
Sala dei Sedimenti è una risposta a queste perturbazioni sistemiche. Si tratta di una biblioteca riflessiva che incarna la passività delle amministrazioni nei confronti delle azioni necessarie per preservare il Delta dell’Ebro. Lo spazio comprende un’area lounge realizzata con lo stesso tipo di tubature di dragaggio idrico utilizzate per pompare i sedimenti fuori dalle dighe in cui si accumulano. I visitatori possono sedersi e osservare le due cisterne d’acqua sospese: una racchiude sedimenti estratti dalla diga di Riba-roja, mentre l’altra contiene degli invertebrati che sono alla base della catena alimentare di oltre 500 specie di uccelli, pesci e altri animali del parco naturale. Parte integrante della mostra è una serie di libri sulle diverse specie e sulla storia del Delta dell’Ebro, nonché studi scientifici sulle tecniche che consentono ai sedimenti di fluire oltre le infrastrutture esistenti. L’installazione invita inoltre i cittadini a firmare una petizione per un’azione simbolica, nella speranza di realizzarne una concreta.
In uno scenario in cui l’innalzamento dei livelli del mare minaccia di sommergere il Delta dell’Ebro prima del 2100, la Sala dei Sedimenti rappresenta un grido d’allarme e una visione piena di speranza, e pone l’accento su tecnologie innovative capaci di ripristinare i flussi ecologici e mettere un freno ai danni causati dall’attività umana.

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III. PORTE IDRICHE

L’aumento e l’imprevedibilità dei fenomeni meteorologici estremi dovuti al cambiamento climatico ci costringono a rivedere comportamenti sociali, modelli architettonici e normative urbanistiche. È necessario ridefinire i concetti tradizionali di architettura vernacolare e assimilare gli insegnamenti giunti da aree geografiche lontane che da tempo si trovano ad affrontare gravi condizioni ambientali. In questo contesto nasce Porte Idriche, un’installazione che vuole essere una risposta diretta alle catastrofiche inondazioni di Valencia e alle inadeguatezze dei modelli urbani tradizionali di fronte alla crisi climatica.
Porte Idriche sfida le norme della progettazione urbana, confrontandosi con le realtà del cambiamento climatico dimostrate in modo incontrovertibile dalle devastanti inondazioni di Valencia. L’installazione presenta porte di vetro con incisi frammenti di norme edilizie e mappe di zone a rischio alluvione, evidenzia la vulnerabilità finora sottovalutata delle attuali norme di sicurezza e offre informazioni su come partecipare ai “Comités Locals d’Emergència i Recostrucció” istituiti dalle comunità locali per procedere alle opere di ricostruzione. Le porte presentano tipologie di cerniere diverse: una si può aprire solo verso l’esterno, in conformità con le attuali normative di sicurezza spagnole, mentre un’altra ha cerniere bidirezionali, a simboleggiare l’adattabilità e il dialogo. L’installazione vuole essere una riflessione sulle recenti inondazioni, durante le quali le porte che si aprivano solo verso l’esterno, in teoria sicure, si sono rivelate vere e proprie trappole mortali.
Porte Idriche invita a riconsiderare gli attuali standard tecnici, le politiche urbanistiche e le strategie di gestione del rischio di inondazioni, e a creare una città più resiliente e sostenibile per fronteggiare le sfide idriche del futuro.

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IV. PYRINEUCUS-ECO-HYDRATOR

La limitata redditività economica delle foreste ha portato al loro abbandono sia da parte dei proprietari privati che delle amministrazioni pubbliche. Negli ultimi anni, i Pirenei hanno registrato un significativo aumento della copertura forestale, dovuto in gran parte a questo abbandono. Un maggior numero di alberi comporta un aumento dell’assorbimento di CO2 e della produzione di ossigeno, ma questo nuovo scenario causa una riduzione della portata dei fiumi, mette in pericolo alcune specie e in definitiva aumenta la vulnerabilità ai cambiamenti climatici.
Il Pyrineucus-Eco-Hydrator, una specie fittizia e speculativa, rappresenta una strategia di adattamento futuro al clima, che combina la gestione attiva delle foreste, l’agroforestazione e le tecniche di ecoingegneria. Il suo approccio mira non solo al ripristino ecologico, ma anche a una complessa coesistenza fra tecnologia e natura, tanto agonistica quanto armoniosa. Il Pyrineucus-Eco-Hydrator è progettato per selezionare e tagliare gli alberi con il più elevato fabbisogno idrico, e alimenta un ecosistema robusto mediante la ripiantumazione di specie autoctone resistenti, come la quercia, il faggio e l’abete bianco. Promuovendo la biodiversità e riducendo la domanda di acqua, il Pyrineucus-Eco-Hydrator ci ricorda l’importanza di una silvicoltura sostenibile, a partire dai Pirenei. Utilizzando la tecnologia del “cloud-milking”, cattura l’umidità eterea della nebbia per nutrire le giovani piante e garantirne la crescita sana senza prosciugare fiumi e ruscelli. Nell’ambito del PEH sono state attentamente pianificate aree protette per la fauna selvatica, che accolgono specie chiave come il lupo iberico reintegrandole nel ricco ecosistema forestale. Inoltre, sotto la sua egida stanno tornando le pratiche di pascolo controllato, che contribuiscono a mantenere gli habitat aperti, a ridurre il rischio di incendi e a favorire una ricca biodiversità.

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V. DENOMINAZIONE DI DESTINAZIONE

L’acqua piovana che irriga le terre in cui si coltivano le pere DOP di Lleida percorre 20.000 chilometri per giungere sugli scaffali di un supermercato in Nuova Zelanda, dove viene consumata. Tutte le risorse estratte in un territorio finiscono per essere utilizzate altrove. L’estrattivismo agroalimentare da parte delle grandi multinazionali è una delle cause odierne di squilibrio territoriale.
Denominazione di Destinazione presenta cinque bandiere che mostrano cinque diverse scale e distanze della distribuzione globale: quella di 500 chilometri indica i tragitti locali; quella di 1.000 km i paesaggi regionali; quella di 5.000 km le esportazioni continentali; quella di 10.000 km le principali rotte commerciali; quella di 20.000 chilometri le zone più remote del pianeta. Attraverso queste bandiere simboliche, l’opera rivela poeticamente il viaggio invisibile intrapreso da ogni goccia d’acqua, nutriente e raggio di sole dai fertili campi di Lleida, e i fili nascosti che uniscono l’agricoltura locale a quella del resto del mondo.
La struttura che espone le bandiere è realizzata interamente con un unico tubo per l’irrigazione, materiale d’uso quotidiano essenziale nelle attività agricole della regione di Lleida. Questa scelta incarna la profonda interconnessione tra i campi e le fonti d’acqua. Le bandiere invitano i visitatori a pensare ai viaggi silenziosi e globali che si celano nei prodotti locali e a riflettere sulla nostra responsabilità collettiva nel proteggere e sostenere le risorse che nutrono sia la comunità che la terra.

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VI. COMUNITÀ DI FALDE ACQUIFERE

L’iniziativa Comunità di Falde Acquifere rappresenta una risposta provocatoria alla crisi delle falde acquifere nelle Isole Baleari (Maiorca, Minorca, Ibiza e Formentera). Sotto ogni struttura, dalle piscine degli hotel alle abitazioni private, si estende una rete complessa e sempre più vulnerabile di falde acquifere, soggetta alla pressione di decenni di attività estrattive dovute al turismo e all’agricoltura industriale. Delle targhe di ceramica collocate in punti ben visibili di case, camere d’albergo e spazi pubblici, riportano ogni luogo e la sua falda acquifera corrispondente. Queste targhe fungono da indicatori, mostrando le connessioni, che altrimenti passerebbero inosservate, tra l’uso individuale dell’acqua e la vita sotterranea collettiva.
Storicamente, l’equilibrio delle falde acquifere delle isole veniva attentamente salvaguardato attraverso tecniche tradizionali locali, come pozzi e mulini a vento. Tuttavia, l’esplosione del turismo e le moderne pratiche agricole a partire dagli anni Sessanta hanno gravemente danneggiato le acque sotterranee, causando una drastica riduzione delle falde freatiche e la loro contaminazione da acqua salata e nitrati. Attualmente, più della metà di queste vitali comunità sotterranee sono giunte a uno stato critico che richiede soluzioni di desalinizzazione ad alta intensità energetica.
Comunità di Falde Acquifere riunisce residenti, visitatori, ecosistemi e responsabili politici in uno sforzo comune per ripensare e rimodellare il rapporto con l’acqua. Non si limita solo a sensibilizzare, ma promuove un impegno politico attivo volto alla tutela di queste riserve sotterranee. Di fronte alle conseguenze sempre più gravi del cambiamento climatico, l’iniziativa propone un’etica dell’attenzione, della vulnerabilità condivisa e dell’azione collettiva e ridefinisce la nostra esistenza comune con l’acqua, creando nuove solidarietà ecologiche e nuovi modi per le isole di coabitare con le loro comunità di acque sotterranee.

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VII. ACQUE DEL MONDO

L’installazione Acque del Mondo, che fa parte dell’iniziativa Atlante di Architetture dell’Acqua accessibile dalla piattaforma www.waterparliaments.org, presenta nove straordinari casi di studio che evidenziano le interconnessioni spesso invisibili tra architettura, acqua e giustizia ecologica. Attraverso media interattivi e azioni su piccola scala, ogni caso di studio illustra problematiche idriche critiche, anche se immateriali, che spesso passano sotto silenzio nel discorso architettonico tradizionale: il suono, l’odore e altre dimensioni sensoriali.
Acque del Mondo sfida gli approcci dominanti ed estrattivi della gestione dell’acqua e dell’architettura, sostenendo una prospettiva ecosociale. Ciascuna delle azioni presentate cerca di conciliare il sapere locale con la responsabilità globale e promuove architetture trasformative che affrontano le complesse sfide legate all’acqua.
In definitiva, Acque del Mondo mira a creare una rete globale di parlamenti dell’acqua, spazi inclusivi dedicati alla consapevolezza, al dialogo e all’azione ecologici. Queste assemblee collaborative aspirano a fornire alle comunità di tutto il mondo gli strumenti per rivendicare la governance dell’acqua e garantire un futuro equo ed ecologicamente consapevole in cui l’architettura rispetti e onori i sistemi idrici da cui intrinsecamente dipende.

 

Water Parliaments
Curatori: Eva Franchi Gilabert, Mireia Luzárraga e Alejandro Muiño.
Catalonia in Venice, Biennale Architettura 2025 Venezia
@ 2025 Artext

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