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La Biennale di Venezia
Walking Venice
19. Mostra Internazionale di Architettura

 
Biennale Architettura 2025The Next Earth. Computation, Crisis, Cosmology. Biennale Architettura 2025 Venezia Palazzo Diedo - Berggruen Arts & Culture, Cannaregio 2386

La Biennale di Venezia
Intelligens. Natural. Artificial. Collective
19. Mostra Internazionale di Architettura


La Biennale di Architettura 2025 Intelligens. Natural. Artificial. Collective. di Carlo Ratti apre a un orizzonte di infinite possibilità: il titolo stesso propone una trilogia da cui emerge una tesi sufficientemente consolidata da giustificare le scelte curatoriali dei singoli padiglioni. Ripartendo da temi già noti, si veda Architecture. From Prehistory to Climate Change (2021) di Barnabas Calder o Radical Architecture of the Future (2021) di Beatrice Galilee e dalle teorie di Donna Haraway sulla coesistenza multispecie, la mostra persegue l’obiettivo di raccogliere soluzioni per continuare ad immaginare o forse una riflessione sull’idea di progresso.

Intelligens si pone nell’impresa di riscrivere un contesto edenico percorrendo sia la strada più visibilmente tecnocratica, che scivola pericolosamente nel design speculativo, sia quella più nostalgica, dispensatrice di forme altre di neoprimivitismo, la “capanna”, l’installazione come modello espositivo e come l’unica forma possibile e rigenerante per abitare lo spazio. Se l’obiettivo, per quanto nobile, è il disegno di un nuovo Eden, risulta necessario interrogarci su chi siano il nuovo Adamo e la nuova Eva per comprenderne le mutate esigenze prima ancora di immaginarli felici tra muri di alghe e funghi. Come rispondono i Padiglioni delle nazioni a questa sfida globale? Gli approcci, come spesso accade, sono molto diversi e mostrano i risultati di una ricerca che deriva della geografia dei luoghi.

Percorrendo i viali alberati dei Giardini della Biennale, di seguito si propone un itinerario tra i padiglioni che hanno al meglio interpretato il tema generale proposto da Carlo Ratti. Ma è evidente in un futuro intelligente, ciò che conterà di più sarà la sensazione che si prova percorrendo uno spazio». In tutti i padiglioni, le opere esplorano come materiali riciclati, memoria condivisa e partecipazione collettiva possano rimodellare la città futura. Attraverso questi esperimenti, si dimostra che l’architettura non sia definita dalla sua altezza o complessità, ma dalla sua capacità di riunire le persone e di commuoverle.

La natura e le installazioni ambiente come scenografia o risorsa? Si dispiega invece come un paesaggio in cui l’emozione umana e il mondo naturale si fondono l’uno nell’altro. Una visione orientale, ‘tian ren he yi’, ma che definisce l’unità tra natura e umanità. Riflette dunque su questo valore, spesso trascurato nella città moderna - Abbiamo tecnologie migliori oggi, ma gli edifici storici sono ancora magnifici.

InternalitiesInternalities, Pavilion of Spain, La Biennale Architettura 2025 Venezia Photo by: Matteo de Mayda, Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of Spain
Internalities
19th International Architecture Exhibition
La Biennale di Venezia


La natura non produce rifiuti.
E nemmeno genera esternalità.
Tutti i flussi materiali sono internalizzati all’interno di un ciclo continuo.
Ma cosa accade quando anche l’architettura segue la stessa logica?
Cosa significa internalizzare le nostre esternalità ambientali?
Il Padiglione di Spagna alla 19ª Biennale di Architettura di Venezia è costruito attorno a una parola che non esiste: Internalities (Interiorità). Attraverso questo concetto, la mostra esplora come gli architetti possano – e debbano – minimizzare le esternalità ambientali associate ai processi produttivi per favorire la decarbonizzazione dell’edilizia.
Internalities mette in luce il lavoro di una nuova generazione di studi di architettura spagnoli che esaminano, con rigore e radicalità, come mediare un equilibrio tra ecologie ed economie. Il loro operato si caratterizza per l’impiego di risorse locali, rigenerative e a basse emissioni di carbonio. Insieme, contribuiscono a una comprensione più profonda delle ecologie regionali di materiali come il legno, la pietra e la terra, nonché dei boschi, delle cave e dei suoli da cui questi materiali provengono. I loro progetti danno forma a nuovi equilibri territoriali: accordi tra ecologie ed economie.

Dall’Esternalità all’Interiorità
Il modo più diretto per comprendere l’idea di interiorità è metterla a confronto con quella di esternalità. Il termine esternalità fu coniato nel 1920 dall’economista britannico Arthur Pigou per descrivere i “costi indiretti che colpiscono persone e territori non coinvolti direttamente nella produzione di un bene”. Secondo questa definizione, le esternalità comprendono gli impatti non contabilizzati, i sottoprodotti, i rifiuti e le emissioni che accompagnano i processi produttivi convenzionali.

L’edilizia è uno di questi processi. Le sue esternalità sono così estese che il settore è responsabile del 37% delle emissioni globali di CO₂. L’architettura genera esternalità quando estrae materiali, consuma energia, soppianta i mestieri locali, produce rifiuti ed emette gas serra. Tutto questo contribuisce a un profondo squilibrio tra gli edifici che costruiamo e i territori che modifichiamo. Presi nel loro insieme, questi fattori costituiscono una delle principali cause della crisi ambientale che Carlo Ratti si propone di affrontare con questa Biennale.

Struttura della mostra: Sala Balance
La mostra è organizzata attorno a uno spazio centrale che funge da introduzione e cinque sale perimetrali, ognuna dedicata a un tema specifico di ricerca.
La sala centrale, intitolata Balance, presenta 16 progetti recenti di architettura e paesaggio realizzati da studi provenienti da tutta la Penisola Iberica. Queste opere riflettono il percorso intrapreso in Spagna verso la decarbonizzazione dell’edilizia e il raggiungimento di un equilibrio territoriale. Ogni team espone due modelli che instaurano un dialogo tra due scale materiali:
– un modello territoriale che illustra i luoghi di estrazione dei materiali,
– un modello di dettaglio che si concentra sui sistemi costruttivi.
Entrambi sono disposti sui due bracci opposti di una grande bilancia, simbolo dei temi centrali della mostra: lo scambio materiale, l’equilibrio e la giustizia territoriale.

Cinque Assi dell’Interiorità
Le sale perimetrali esplorano cinque assi dell’interiorità che supportano il processo di decarbonizzazione in Spagna: Materiali, Energia, Lavoro, Rifiuti ed Emissioni.
Ogni asse è stato sviluppato da un team di architetti e fotografi locali, che ha studiato una risorsa e un territorio specifico del paesaggio spagnolo. I risultati della ricerca sono presentati attraverso installazioni fisiche a terra e stampe fotografiche di grande formato alle pareti. Materiali: indaga le catene del valore dei materiali naturali e rigenerativi lungo la costa cantabrica, dalla gestione forestale all’industria del legno. Energia: esamina la transizione energetica e il suo impatto sul paesaggio, con un focus sulla produzione eolica e idroelettrica lungo la costa atlantica del nord-ovest peninsulare. Lavoro: si concentra sull’arco mediterraneo, esplorando il recupero delle conoscenze costruttive e dei mestieri locali legati all’uso della terra cruda. Rifiuti: esplora strategie di recupero, ricircolo e riuso dei materiali da costruzione scartati, con uno studio di caso nell’area centrale – l’area metropolitana di Madrid. Emissioni: affronta l’intero ciclo del carbonio legato alla vita di un edificio – dall’estrazione alla decostruzione – con esempi di riduzione delle emissioni nelle Isole Baleari. Queste ricerche mettono in discussione le modalità con cui possiamo ridurre le emissioni legate all’estrazione, alla produzione, alla distribuzione, all’installazione e alla decostruzione delle architetture che abitiamo. Se la Sala Balance celebra il percorso già compiuto, le Sale Perimetrali anticipano quello che ci aspetta.

The Belgian PavilionBuilding Biospheres at the 19th International Architecture Exhibition. La Biennale di Venezia. Photos by Michiel De Cleene

The Belgian Pavilion
Building Biospheres
La Biennale Architettura 2025


Bas Smets e Stefano Mancuso curano la mostra Building Biospheres presso il Padiglione Belgio, un microclima controllato con oltre 400 piante che dimostrano come le piante siano esseri viventi intelligenti. Presentata durante la Biennale Architettura di Venezia 2025 ai Giardini, questa climatizzazione artificiale esplora gli effetti dell’intelligenza vegetale e delle biosfere nell’architettura, sia negli edifici recenti che in quelli storici. La mostra sarà visitabile ai Giardini della Biennale dal 10 maggio al 23 novembre 2025. Prima dell’apertura, Bas Smets ha parlato con designboom della mostra concepita insieme al neurobiologo Stefano Mancuso. «Penso che, nel momento in cui riusciremo ad attingere alla logica delle piante, potremo sviluppare un modo di pensare la città molto più rapido, intelligente e sensibile», ci ha detto.

Il verde prospera attorno al prototipo di biosfera. Esso mostra il tipo di futuro che Bas Smets immagina: un mondo in cui piante e alberi diventano sensori naturali dell’ambiente. Rilevano autonomamente di cosa hanno bisogno e forniscono agli esseri umani ciò che serve per sopravvivere: aria più pulita, aree più fresche, uno stato mentale più sano. In questa biosfera utopica e piena di vegetazione immaginata da Bas Smets, scatole simili a fusibili si attaccano alle piante in crescita, monitorandone lo stato e la salute. Dei tubi attraversano l’intero paesaggio, pompando acqua non appena i sensori rilevano che le piante ne hanno bisogno. Poi, sopra il verde e appena sotto la luce zenitale, un’illuminazione artificiale a LED si accende e si spegne, potendo variarne la temperatura, simulando così la luce del sole all’interno della biosfera brulicante di piante.

L’intelligenza delle piante al Padiglione Belgio della Biennale di Venezia.

Il prototipo presentato da Bas Smets e Stefano Mancuso alla Biennale Architettura di Venezia 2025 anticipa la loro ricerca in corso sullo sviluppo di biosfere e microclimi popolati da piante. Il sistema di monitoraggio intelligente raccoglie dati basati sul comportamento delle piante e attiva i mezzi necessari per evitarne l’appassimento.

Le luci artificiali si accendono, l’acqua scorre, l’aria circola. È la tecnologia a prendersi cura del paesaggio, mentre gli esseri umani agiscono più dietro le quinte, mantenendo in salute il sistema piuttosto che le piante stesse. Tra ottobre 2024 e marzo 2025, il paesaggista e il neurobiologo hanno collaborato con la fitofisiologa Kathy Steppe dell’Università di Gand e lo sviluppatore software Dirk De Pauw di Plant AnalytiX per realizzare l’installazione.

SIDELINEDSIDELINED: A Space to Rethink Togetherness at the 19th International Architecture Exhibition. La Biennale di Venezia. Photo: Cristiano Corte

The Dutch Pavilion
SIDELINED: A Space to Rethink Togetherness
La Biennale Architettura 2025


Come può l’architettura sfidare le norme sociali per creare spazi che sostengano nuove forme di convivenza?

Het Nieuwe Instituut, museo e istituto nazionale per l’architettura, il design e la cultura digitale dei Paesi Bassi, presenta SIDELINED: Uno spazio per ripensare la convivenza al Padiglione dei Paesi Bassi in occasione della 19ª Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.

Curata da Amanda Pinatih, curatrice di Design e Arte Contemporanea presso lo Stedelijk Museum di Amsterdam, SIDELINED trasforma il Padiglione olandese in un sports bar alternativo — uno spazio giocoso ma critico che mette in discussione le regole e i rituali dell’interazione sociale.

Proseguendo il lavoro del designer sociale Gabriel Fontana, la mostra adotta lo sport come lente per esplorare come il design spaziale possa rivelare e sovvertire le dinamiche escludenti radicate negli ambienti quotidiani. Attraverso divise intercambiabili, campi da gioco che cambiano forma o senza squadre predefinite, il lavoro di Fontana reimmagina il modo in cui giochiamo, ci riuniamo e competiamo, riscrivendo le regole del gioco.

SIDELINED presenta lo sport come un sistema architettonico — nel modo in cui regola spazi, corpi e comportamenti. In questo modo, la mostra spinge i visitatori a chiedersi: Per chi facciamo il tifo? Chi è rappresentato, chi controlla il gioco e quali sono le regole?

La mostra pone lo sport al centro come specchio e produttore di ideologie sociali, per esaminare come i giochi che pratichiamo incorporino ideologie di potere nella loro progettazione, decostruendo spazi, divise e strumenti per sfidare i valori conservatori e ripensare le norme che vogliamo promuovere.

Nel corso della mostra, Fontana presenta tre sport alternativi: Multiform, Anonymous Allyship e Fluid Field. Caratterizzati da uniformi trasformabili, campi di gioco mutevoli e squadre sconosciute, questi sport reinventati permettono ai giocatori di sperimentare nuove modalità di connessione, libere da ruoli e strutture predefinite. Attraverso modifiche apparentemente semplici alle regole, questi giochi reinventano lo sport come forma di pedagogia queer, sfidando i confini della competizione, della collaborazione e dell’orientamento.

All’interno del padiglione, SIDELINED guarda oltre la grande arena pubblica dello stadio o della palestra per indagare il contesto più locale e intimo dello sports bar: un luogo di produzione sociale e formazione dell’identità — e una metafora per unire comunità diverse attorno a esperienze condivise. Gli sports bar promuovono un senso di appartenenza e colmano le distanze sociali, riunendo persone di origini, status e culture differenti. Tuttavia, ciò può avvenire anche a scapito dell’inclusività, alimentando dinamiche polarizzanti in cui l’identità di gruppo, la rivalità e l’opposizione possono generare divisioni sociali.

SIDELINED “queerizza” lo sports bar come campo sociopolitico per esplorare i temi dell’appartenenza, preparando il terreno per nuove modalità di convivenza. Esaminando come questi luoghi facilitano le interazioni tra gruppi diversi e allo stesso tempo ne accentuano le divisioni, la mostra offre spunti per creare spazi pubblici più inclusivi.

SIDELINED: Uno spazio per ripensare la convivenza, 19ª Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia.

Il padiglione trasformato in sports bar, progettato da Koos Breen e Jeannette Slütter, è uno spazio di fluidità, sperimentazione ed emancipazione dove le opposizioni binarie, le gerarchie sociali e i valori culturali possono essere messi in discussione e ridefiniti. In questo spazio, non c’è competizione; lo sport diventa un ponte tra le comunità.

Ispirato al campo sportivo a tre lati dell’artista situazionista Asger Jorn, lo spazio è configurato come un esagono. Schermi mostrano le partite di Multiform, Fluid Field e Anonymous Allyship, girate allo Stadio Pier Luigi Penzo di Venezia. Ispirandosi ai cimeli tipici di un sports bar, le maglie indossate dai giocatori di Anonymous Allyship decorano le pareti. È disponibile un giornale sportivo che dà voce a proprietari di bar, fondatori di palestre queer e architetti. Sciarpe da calcio e trofei sono esposti in mostra. In una reinterpretazione del classico gioco da bar, un calcetto non convenzionale permette ai visitatori di reinventare il gioco, liberandosi da strutture binarie e squadre fisse, sfidando i confini della competizione, della collaborazione e dell’orientamento attraverso la rimozione delle regole e l’incoraggiamento alla creatività.

Contributi alla mostra da parte di Luca Soudant — A Movement from Then to Here — e Alice Wong — Beyond the Game — offrono ulteriori spunti su come lo sport rifletta le nostre società e su come gli spazi costruiti funzionino come luoghi di costruzione comunitaria e negoziazione politica.

Affrontando il tema Intelligens, proposto dal curatore Carlo Ratti per la Biennale Architettura 2025, SIDELINED propone un futuro per l’architettura che sia inclusivo, molteplice e immaginativo.

“Invitiamo i visitatori a immergersi nel nostro sports bar non convenzionale, dove possano sentirsi sicuri, visti e valorizzati. Utilizzando lo sport come linguaggio universale, il lavoro di Fontana va oltre l’estetica o la performance: diventa uno strumento critico di indagine sociale, che incoraggia il dialogo sull’identità, l’inclusione e l’appartenenza collettiva. In un’epoca di grandi divisioni, questa mostra dimostra il potenziale del design come metodo e mezzo per trasformare le dinamiche sociali della vita quotidiana, aprendo il campo da gioco all’inclusività, all’empatia e alla solidarietà.” — Amanda Pinatih, curatrice della mostra

“Gli sport di squadra sono rimasti in gran parte invariati dal XIX secolo, spesso riflettendo valori ormai superati. Perché continuiamo a giocare gli stessi giochi? E come possono le pratiche sportive evolversi per rappresentare meglio i cambiamenti e le sfide della società moderna? I giochi presentati nel padiglione sono pensati per queerizzare la struttura binaria — una squadra contro l’altra — per creare un quadro che stimoli l’unità, aprendo infinite possibilità per nuove configurazioni, interazioni e collaborazioni tra i giocatori. In questo modo, abbiamo creato una nuova infrastruttura sociale più adatta alla società contemporanea.” — Gabriel Fontana, artista principale in mostra

“Come committente, Het Nieuwe Instituut è entusiasta di presentare SIDELINED: un progetto che offre nuove possibilità per un mondo più inclusivo attraverso un mezzo che tutti possono comprendere: lo sport. Il talentuoso team dietro questa installazione ci mostra che nulla deve essere dato per scontato; possiamo continuare ad affrontare le nostre sfide con giocosità e ottimismo.” — Aric Chen, Direttore Generale e Artistico di Het Nieuwe Instituut, commissario del Padiglione dei Paesi Bassi

La Biennale di VeneziaConstruction Futures Research Lab, La Biennale Architettura 2025 Venezia, Photo by: Marco Zorzanello, Courtesy: La Biennale di Venezia

La Biennale di Venezia
Construction Futures Research Lab
19th International Architecture Exhibition


L’installazione Constructing La Biennale è collocata nel luogo più significativo e visibile della manifestazione, la facciata del Padiglione Centrale ai Giardini: l’edificio, attualmente in restauro, è stato mascherato con una “controfacciata” che accoglie i visitatori con una nuvola di punti larga 30 metri, a tracciare la storia della Biennale Architettura (1974-2023). I nodi rappresentano progettisti e collaboratori, aggregati ai loro progetti in forma di collettivo. Tramite i colori si ottiene una vivida rappresentazione del modo in cui le idee riaffiorano nel tempo, e costruiscono una narrazione sul progetto di architettura contemporaneo.

A partire da questa ricerca condotta sull’evoluzione storica della Biennale Architettura e la sua intricata ecologia, i dati dell’edizione attuale – per esempio il numero di architetti partecipanti, le dimensioni e la provenienza dei team, i progetti e i loro temi – sono stati elaborati in cluster di dati, mappe e diagrammi. Un’altra parete di 23 metri offre infatti una visualizzazione critica del processo curatoriale della mostra di quest’anno: Intelligens. Natural. Artificial. Collective. Il ventaglio delle proposte e dei progetti selezionati è approfondito dal punto di vista etnografico: il team curatoriale e i tanti altri attori che stanno contribuendo a questa edizione sono stati intervistati, seguiti, filmati. Il risultato è una inedita rappresentazione di una rete complessa di persone, opere e temi che si sono coagulati, stratificati (o dissipati) nel tempo.

Emergono così le negoziazioni, le mediazioni e gli sforzi tecnici invisibili, ma anche i materiali di lavoro (taccuini da disegno, planimetrie, schizzi, modelli, prototipi), così come l'interazione tra reti globali, contesti locali e diplomazia interdisciplinare, che spesso rimane nascosta dietro lo spettacolo.

“La presenza del Politecnico di Torino alla Biennale Architettura di Venezia testimonia la grande attenzione dell’Ateneo al tema delle costruzioni e dell’innovazione tecnologica nell’ambito di questo settore, fondamentale per fornire risposte concrete alle sfide poste dalla transizione ecologica ed energetica e dalla sostenibilità”, commenta il Prorettore Elena Baralis, che prosegue: “Il nostro Ateneo ha coordinato quattro contributi che convergono nella installazione della Biennale: quello della Network Science, con il Barabasi Lab di Boston; quello dell’Information Design della Northeastern University; quello etnografico di Albena Yaneva, e infine la progettazione architettonica curata dai progettisti stessi del Dipartimento di Architettura e Design. Un gruppo di eccellenza dal punto di vista accademico, che utilizza metodi quantitativi-tecnologici basati su big data e reti, e qualitativi-umanistici propri dell'etnografia dell'architettura”.

“Se nelle scorse Biennali era la figura del curatore ad attirare gran parte dell’attenzione e dell’enfasi, comunicativa questa volta si dichiara esplicitamente la presenza di una macchina complessa, composta da oltre duemila persone, tra chi partecipa, chi cura, chi costruisce e chi promuove. Questa intelligenza collettiva viene rappresentata il più fedelmente possibile dalla nostra installazione”, ha dichiarato Michele Bonino, Direttore del Dipartimento di Architettura e Design e curatore del progetto.

Pavilion of UruguayPavilion of URUGUAY 53,86% Uruguay: Land of Water, Biennale Architettura 2023 Venezia Photo by: Matteo de Mayda, Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of Uruguay
53,86% Uruguay Land of Water
19th International Architecture Exhibition
La Biennale di Venezia


53,86% Uruguay Terra d’Acqua esplora l’intrinseca relazione tra architettura, territorio e acqua in un Paese il cui territorio marittimo (53,86%) è più esteso di quello terrestre. L’acqua è un elemento profondamente radicato nella storia e nella cultura dell’Uruguay ed è stata fondamentale per lo sviluppo del Paese.

Potremmo trovarci di fronte all’era dell’acqua — l’“Idrocene” — in cui il modo in cui la gestiamo e la conserviamo plasmerà il futuro dell’umanità. L’architettura ha il potenziale per affrontare le sfide legate all’acqua attraverso progetti che ne incentivino la conservazione e l’uso efficiente, garantendo un approvvigionamento affidabile per il consumo umano, l’agricoltura, l’industria e la produzione di energia. L’acqua nel territorio apre possibilità innovative di pianificazione urbana e progettazione, agendo come un elemento unificante che ci invita a ripensare il modo in cui abitiamo gli spazi.

Siamo giunti a un momento decisivo, in cui la gestione e il valore simbolico dell’acqua sono essenziali per la vita. È ora il momento di unirci per preservare e proteggere questa preziosa risorsa.

LA MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CURATORE «L’architettura è sempre stata una risposta a un clima ostile. Fin dalla primissima “capanna primitiva”, il progetto umano è stato guidato dal bisogno di rifugio e di sopravvivenza, spinto dall’ottimismo: le nostre creazioni hanno sempre cercato di colmare il divario tra un ambiente duro e gli spazi sicuri e abitabili di cui abbiamo bisogno», ha dichiarato Carlo Ratti.

«L’adattamento richiede un cambiamento radicale nella nostra pratica. La Mostra di quest’anno, Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva., invita diversi tipi di intelligenza a collaborare per ripensare l’ambiente costruito. Lo stesso titolo latino Intelligens contiene la parola gens (“popolo”) – invitandoci a sperimentare oltre l’attuale visione ristretta su intelligenza artificiale e tecnologie digitali.»

«Nel tempo dell’adattamento, l’architettura è al centro e deve guidare con ottimismo. Nel tempo dell’adattamento, l’architettura deve attingere a tutte le forme di intelligenza – naturale, artificiale, collettiva. Nel tempo dell’adattamento, l’architettura deve oltrepassare le generazioni e i confini disciplinari – dalle scienze dure alle arti. Nel tempo dell’adattamento, l’architettura deve ripensare l’autorialità e diventare più inclusiva, imparando dalla scienza.»

PicoplanktonicsLiving Room Collective: Picoplanktonics, Canada Pavilion at the Venice Biennale, 2025. Photo: Valentina Mori

Canada Pavilion
Picoplanktonics


Mentre continuiamo a vivere una crisi climatica globale, il Living Room Collective ha messo a punto una mostra innovativa che mette in mostra il potenziale per una collaborazione fra gli esseri umani e la natura. Composta di strutture stampate in 3D contenenti cianobatteri viventi capaci di sequestrare il carbonio, Picoplanktonics si propone di esplorare il nostro potenziale per una cooperazione con i sistemi viventi realizzando spazi collaborativi con l’intento di sostituire la pratica dello sfruttamento con dei rimedi.

La mostra del Living Room Collective rappresenta il culmine di quattro anni di ricerca collaborativa da parte di Andrea Shin Ling e di un gruppo di esperti interdisciplinari che hanno offerto il proprio contributo. La mostra mira a trarre vantaggio dai principi che sovrintendono alla struttura dei sistemi viventi con il fine di realizzare materiali sostenibili, intelligenti e resilienti e sviluppare delle tecnologie per il futuro. Basandosi su antichi processi biologici così come su tecnologie emergenti, la mostra propone la progettazione di ambienti in un ethos nel quale l’ecologia figuri al primo posto.

Al loro ingresso nel Padiglione Canada, i visitatori si troveranno a osservare delle strutture stampate in 3D che sono state prodotte originariamente in un laboratorio del Politecnico federale di Zurigo. Si tratta delle più grandi strutture in materiale vivente mai realizzate che hanno preso vita attraverso l’uso di una piattaforma per la biofabbricazione che, prima nel suo genere, è in grado di produrre, attraverso la stampa, delle strutture viventi su scala architettonica. Per dare adito all’esperienza unica di Picoplanktonics è stato necessario adattare il Padiglione Canada in maniera da assicurare l’erogazione di luce, umidità e calore sufficienti perché i cianobatteri viventi possano crescere, prosperare e mutare all’interno della struttura. Inoltre, del personale ad hoc sarà presente per l’intera durata della mostra con il compito di vigilare sulle strutture, con un particolare accento sulla cura e sulla gestione quali elementi essenziali per il progetto.

Mentre le emissioni di anidride carbonica continuano ad aumentare raggiungendo livelli insostenibili su scala globale, Picoplanktonics presenta una visione di come possa funzionare un sistema di costruzione rigenerativo. Si tratta di un esperimento continuo incentrato sullo sfruttamento della relazione reciproca esistente fra strutture viventi, ambiente così come costruito ed esseri umani. In questo modo, il Living Room Collective sta ripensando i principi che sovrintendono alla costruzione di strutture dando priorità alla resilienza ecologica al di là della sopravvivenza della specie umana.

Picoplanktonics è una realizzazione del Living Room Collective, alla 19. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia. Attraverso la lente dell’architettura, la mostra canadese di quest’anno unisce fra loro l’innovazione tecnologica e la gestione ecologica. Si tratta di una mostra unica che non mancherà di ispirare il pubblico di tutto il mondo e di dare adito a importanti conversazioni su come l’ambiente che abbiamo costruito possa meglio ospitare e usare i sistemi naturali per un futuro più sostenibile”.

Stress TestsStress Tests La Biennale Architettura 2025 Venezia, Photo by: Matteo de Mayda, Courtesy: La Biennale di Venezia

Padiglione della Germania a Venezia
STRESSTEST


È necessario agire con urgenza! STRESSTEST, il contributo tedesco alla 19. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, curato da Nicola Borgmann, Elisabeth Endres, Gabriele G. Kiefer e Daniele Santucci, mostra i drammatici effetti del riscaldamento globale sulla vita urbana.

Se i cambiamenti climatici si manifestano a livello mondiale con l'aumento delle temperature, di fenomeni meteorologici estremi e con l'innalzamento del livello del mare per piogge intense e inondazioni, ondate di calore e siccità, i loro effetti si fanno sentire direttamente a livello locale: gli spazi urbani soffrono di stress da calore. Superfici impermeabili esposte e masse termiche surriscaldate creano isole di calore che non riescono a raffreddarsi e a rigenerarsi, nemmeno di notte. Le città, originariamente luoghi di protezione, progresso e socializzazione, sono diventate i punti focali della crisi climatica. Nel prossimo futuro, anche le metropoli europee raggiungeranno temperature appena tollerabili per persone, animali, piante e infrastrutture. Questo non solo mette a rischio la convivenza sociale e la produttività della città, ma anche la salute e la sopravvivenza dei suoi abitanti. La popolazione urbana è già esposta a un maggior rischio di disidratazione e di malattie cardiovascolari e il numero di decessi legati al caldo è in aumento. Una situazione che richiede urgentemente una pianificazione urbana resiliente, responsabile e olistica. Perché senza contromisure efficaci, alcune città saranno inabitabili nel giro di pochi decenni. Il contributo tedesco alla Biennale Architettura 2025 prende spunto da questa minaccia concreta: la mostra STRESSTEST rende fisicamente e psicologicamente tangibile la realtà futura del clima urbano e dimostra che l'architettura e la pianificazione del paesaggio non solo possono, ma devono creare città che si adattino al clima.

Struttura della mostra - Il primo “stress test” è una proiezione a tutto campo nella sala centrale del padiglione: un denso collage cinematografico mette inesorabilmente i visitatori di fronte alle cause e alle conseguenze spaziali e materiali della crisi climatica urbana. Mappe di calore urbano, animazioni, fotografie e dati sono sovrapposti per creare un montaggio visivo che mostra la scala e la portata del surriscaldamento della città. Allo stesso tempo, il film si avvale di esempi positivi di trasformazione urbana per dimostrare quanto sia in ritardo l'attuazione su larga scala di strategie semplici e collaudate. Il film STRESSTEST è stato sviluppato dal team curatoriale in collaborazione con la regista Corinna zu Ortenburg e realizzato come installazione spaziale immersiva con lo studio di design flora&faunavisions.

 

Walking Biennale Venezia 2025
Intelligens. Natural. Artificial. Collective
19. Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia
@ 2025 Artext

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