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Luca Vanello
Generous Images Unable to Reach
a cura di Alessandra Tempesti

 
Luca VanelloGenerous Images Unable to Reach, componenti plastici provenienti da sensori esterocettivi usati nella robotica (materialmente invertiti), silicone, alluminio, 2018. Dettaglio foto Luca Vanello


*Generous Images Unable to Reach, installazione site-specific attivata da un’azione performativa, indaga la relazione tra essere umano e materia durante il processo del lutto, nella fase di elaborazione e accettazione del dolore: è nel tumulto emotivo che gli oggetti materiali, appartenuti alla persona che non c’è più, acquisiscono una rilevanza e un significato particolari. Dal fenomeno più intimo dell'antropomorfismo, quando si innescano processi emozionali istintivi e impulsivi che tendono a umanizzare elementi inanimati nel tentativo di superare la perdita, la ricerca di Luca Vanello si estende fino a sondare l’impatto delle più recenti tecnologie digitali negli innumerevoli tentativi odierni di raggiungere l’eternità, con sistemi sempre più estremi e paradossali. L’installazione, composta da diversi gruppi scultorei, si configura come un ecosistema esploso nelle sue componenti materiali, che sfugge alla visione antropocentrica restituendo per frammenti l’evidenza di uno sguardo al microscopio sulla vulnerabilità e la precarietà dell’esistenza. Gli elementi materici disseminati a terra si addensano attorno a grandi pelli in silicone, su cui è rimasto impresso il calco delle grinze e delle increspature dei tessuti degli indumenti appartenuti ad una persona deceduta, conservati per anni dal compagno e poi riportati dall’artista allo stato di fibra tessile attraverso il processo di rigenerazione della lana cardata pratese, ottenuta dal riciclo di abiti usati. Tutti i materiali presenti nello spazio, dalle fibre rigenerate, alle piante sbiancate perché private della clorofilla fino all’oggetto in metallo che sta subendo un processo di ossidazione velocizzata (per citarne solo alcuni), sono infatti il risultato di varie manipolazioni della linea temporale degli oggetti collezionati: accelerazione, inversione e sospensione del ciclo vitale diventano processi plastici che riflettono il tentativo inesorabile dell’uomo di controllare il tempo, e il suo inevitabile fallimento.

Luca VanelloGenerous Images Unable to Reach, veduta dell’installazione, Lottozero textile laboratories, 2018. Foto Marina Arienzale

Alessandra Tempesti - La dimensione materica è così preponderante nel tuo lavoro che spesso utilizzi un lessico che le conferisce un ruolo attivo: parli spesso di materialità e vibrant agency della materia, puoi chiarire meglio questi concetti e descrivere cos’è per te la materia?

Luca Vanello - Questi concetti nascono da un interesse personale verso la materia, che più avanti ha trovato un riscontro teorico nel cosiddetto Nuovo Materialismo, in particolare l’espressione vibrant agency, o vibrant matter proviene da un saggio omonimo della filosofa americana Jane Bennett. Alla base di questo pensiero c’è l’idea di superare l’opposizione binaria tra soggetto e oggetto, in particolare la gerarchia tra soggetto e oggetto nel senso di vedere l’umano al di sopra del non-umano (quest’ultimo inteso come materia sia organica che inorganica: qualunque “cosa diversa da noi”). Proporre una lettura orizzontale dove anche noi esseri umani siamo inclusi all’interno di una sorta di assemblaggio in continuo movimento, per cui l’agency, in italiano “azione” della materia, comporta il fatto di riconoscere alla materia una capacità di influire sugli eventi sia di nostra competenza che indipendenti da noi. Attraverso questa lettura qualsiasi aspetto dell’esistenza viene riportato su un medesimo livello. Cercando di applicare questo criterio a questo preciso momento, ci sono una miriade di elementi oltre a te e me che stiamo parlando: dalla tecnologia del registratore alla temperatura nella stanza, dalla penna che tengo in mano, alla pressione del mio dito sulla penna, e poi i rumori, quello che ho mangiato precedentemente, ecc..

AT - Quindi il concetto che hai di materia è onnicomprensivo?

LV - Sì, includendo anche se stessi come corpo, come parte di materia, che come qualunque altra materia fa parte di un processo entropico.

Luca VanelloGenerous Images Unable to Reach, piante trattate con acido e private della clorofilla, fibre tessili rigenerate, sali per benessere, silicone, componenti plastici provenienti da sensori esterocettivi usati nella robotica (materialmente invertiti), 200 x 30 x 40 cm, 2018. Foto Luca Vanello

AT - La tua ricerca artistica si caratterizza, fin dagli esordi, per un interesse nei confronti della decostruzione della materia, che poi negli anni hai affinato attraverso varie procedure finalizzate ad ottenere una reversione dell’oggetto preso in esame, riportandolo ad uno stato materico precedente la sua forma e la sua funzionalità.
Cosa accade alla materia in questo processo di inversione/reversione?

LV - È un processo che porto avanti da tanto tempo, e se all’inizio lo vedevo come una forma di de-costruzione, adesso non userei più questo termine perché più che l’approccio analitico mi interessa l’atto che riporta la materia (gli oggetti) non allo stato iniziale naturale ma a quello stato materico antecedente a quello in cui l’oggetto acquisisce una forma riconoscibile, una forma che abbia un utilizzo. Non voglio ritornare alla natura (riportare la plastica al petrolio per esempio), il senso che attribuisco a questa inversione è riaprire una potenzialità: regredendo ad uno stadio più basico la materia ha la possibilità di ridiventare qualcos’altro.
Nella mostra ci sono tutti questi elementi tessili che tornano ad essere fibre, da ricomporre in qualcosa di nuovo. Mi interessa esplorare l’idea della “ri-composizione” in vari modi, in questo caso servendomi di un processo non totalmente controllato da me come la cristallizzazione della soluzione di acqua e sale in cui sono state immerse le fibre per alcuni mesi, che diventa quindi un processo di auto-organizzazione degli elementi. La reversione è una forma di alterazione della temporalità di un oggetto, a cui si aggiungono in questa mostra altre forme di alterazione, come l’accelerazione dell’oggetto in metallo, o il mettere in pausa il ciclo vitale delle piante. Alterare la linea temporale dell’oggetto diventa sia una forma scultorea sia una falla nel continuo cercare, da parte dell’uomo, di voler controllare il tempo, qualcosa che non riuscirà mai controllare.

AT - Scomponi e parcellizzi la materia ai suoi minimi termini, per poi distribuirla all’interno del lavoro con una cura e un’attenzione alla composizione che rimanda alla pittura.
Come definisci il tuo rapporto con la scultura, e quanto della pittura entra a far parte della tua pratica scultorea?

LV - L’aspetto “pittorico”, in particolare l’attitudine a comporre un’immagine, è presente nel mio modo di lavorare nello spazio e con la scultura, non solo per il fatto che la mia formazione artistica inizia dalla pittura, ma anche perché la composizione di elementi basici (cioè invertiti materialmente) che nel comporsi insieme si ridefiniscono è un fattore intrinseco al lavoro stesso, e si lega anche al fatto di vedere tutto quello che ci circonda come elementi in continuo dialogo, parti di assemblaggi e situazioni anche molto effimeri. C’è poi un aspetto site-specific nel mio lavoro, non nel senso classico del termine ma più come idea di “adattamento” degli elementi e delle strutture ad un nuovo spazio, per cui alcuni pezzi vengono riusati, altri scartati. E c’è qualcosa di organico in questo, che mi porta anche a concepire una mostra non solo come tante sculture diverse assemblate insieme, ma come un’unica entità. Spesso infatti tutte le opere riportano lo stesso titolo (che è anche il titolo della mostra), in quanto elementi che nascono, funzionano e si relazionano insieme.
Della scultura mi interessa il processo: assorbire le alterazioni e le manipolazioni temporali degli oggetti, vedendoli come processi scultorei.

Luca VanelloGenerous Images Unable to Reach, componenti plastici provenienti da sensori esterocettivi usati nella robotica (materialmente invertiti), fibre tessili rigenerate, sali per benessere, silicone, piante trattate con acido e private della clorofilla, 60 x 40 x 4 cm, 2018. Foto Luca Vanello

AT - Generous Images Unable to Reach è un lavoro che si addentra in ciò che maggiormente definisce la nostra condizione di essere umani, ovvero la mortalità. È forse questo il motivo per cui in questa installazione, più di altri tuoi lavori precedenti, la natura del sentimento (umano) pervade a avvolge la materia?

LV - Sicuramente questo è uno dei miei lavori in cui più affiora la componente emotiva, che nasce anche dal senso della perdita. Proprio nel momento in cui una persona viene a mancare paradossalmente la materia acquisisce un’importanza straordinaria rispetto a prima, così come l’assenza fisica, il vuoto spaziale lasciato dalla persona che non c’è più, diventano estremamente evidenti; questo porta a riempire questa assenza in ciò che resta a livello materiale, ad aggrapparsi agli oggetti, alle cose.
La materia assume questo potere nel cercare di gestire le emozioni, per cui si intrecciano fisicità e emotività. Anche se il lavoro di per sé non è legato a me a da un punto di vista biografico, mi sono interrogato su come affrontiamo la mortalità, e l’inserimento della coperta termica nell’installazione risponde a questo tipo di riflessioni. Il calore prodotto dalla coperta all’interno dello spazio espositivo è stato quantificato in energia termica equivalente al consumo elettrico di un server di uno sito commemorativo per l’archiviazione online dei dati prodotti da una persona nel corso della sua vita. In questo frangente mi interessava vedere come qualcosa di così avanzato tecnologicamente (la piattaforma on line che offre tra i suoi servizi la creazione di una sorta di alter ego virtuale che continua ad esistere dopo la nostra morte) in realtà nasce da quella stessa necessità di conservare un oggetto nel cassetto, preservandone la memoria.

Luca VanelloGenerous Images Unable to Reach, veduta dell’installazione, Lottozero textile laboratories, 2018. Foto Marina Arienzale

AT - Dai voce a questa emotività anche attraverso il tuo lavoro con la scrittura, che ha portato alla stesura del testo della performance, dove emerge una dimensione di affettività che definirei intrinsecamente umana.

LV - Come punto di partenza è chiaro che tutto questo lavoro, questo pensiero, questo fare, partono da un punto di vista umano, che è una prospettiva da cui non si può sfuggire. Per quel che concerne l’emotività il mio intento non è tagliar fuori l’umano e dare più importanza al resto, ma cercare di essere inclusivo. Per questo ad esempio ho voluto inserire nell’installazione anche della corticotropina in forma liquida (l’ormone sintetizzato che corrisponde alla sensazione della sofferenza), perché mi interessava trattare l’emozione sia da un punto di vista psicologico, che chimico-fisico. Nel lavoro cerco di vedere un’interdipendenza tra tutto.
Mi interessa molto il concetto di dipendenza: ogni cosa dipende da qualcos’altro, la dipendenza può spaventare ma allo stesso tempo c’è anche un lato positivo: qualunque cosa per funzionare dipende da qualcos’altro.
Tornando al ruolo della scrittura all’interno del mio lavoro, in Generous Images Unable to Reach essa ha avuto una notevole importanza, sia nel processo che nel lavoro finale, attraverso la stesura del testo della performance. La scrittura è per me uno strumento riflessivo e nasce dai momenti in cui cerco di mettere a fuoco alcune sensazioni, ma mai in forma descrittiva, utilizzando piuttosto le parole con una certa astrazione, che tende verso la poesia. Da qui nascono anche i titoli delle opere. Mi interessa il linguaggio come fattore umano, ma anche in questo caso sono interessato ad avere una duplice prospettiva: è importante vedere nella materia una narrativa e riuscire a proiettarvi delle emozioni, e allo stesso tempo provare a emancipare la materia da tutto questo; da qui la scelta di attivare l’installazione con un’azione performativa fondata su un testo da sussurrare sottovoce tra il pubblico. Il formato stesso della performance (che è un’azione al limite della visibilità per cui non è detto che il visitatore se ne accorga), fa sì che la mostra funzioni su entrambi i livelli, con una narrativa rivelata dalla performance oppure rimasta implicita nella materia.

Luca VanelloGenerous Images Unable to Reach, veduta dell’installazione, Lottozero textile laboratories, 2018. Foto Marina Arienzale

AT - Nonostante la dimensione dell’orizzontalità sia prevalente in tutte le tue installazioni, qui c’è anche un elemento di marcata verticalità rappresentato da alcune sculture in alluminio; che ruolo hanno queste strutture all’interno del lavoro?

LV - Gli allumini sono gli unici elementi nella mostra che non hanno una narrativa specifica o concettuale, sono strutture che cambiano sempre in relazione allo spazio ed hanno la facoltà di creare una relazione tra gli elementi materici e lo spettatore, facendo sentire a quest’ultimo la propria presenza fisica in quello specifico spazio, cercando quindi in un certo senso di includerlo nell’installazione. I pali in alluminio di fronte all’ingresso di Lottozero, disposti a mo’ di cascata o muro, mettono subito lo spettatore a confronto con il proprio corpo, facendogli avvertire l’altezza dello spazio ed anche la propria posizione in quanto corpo nello spazio. Poi c’è anche l’idea, su cui sto ancora riflettendo, di usare dei “formati”, come il rettangolo in alluminio posto a terra che ha le dimensioni di un corpo disteso, una forme predefinita in cui raggruppare e tenere insieme altri elementi.
L’alluminio, diversamente dagli altri materiali, non ha una storia specifica che ne giustifichi la presenza all’interno dell’installazione, funziona semmai da collante, anche se poi ha delle connotazioni particolari, come quelle lacerazioni sulla superficie del metallo che trasmettono un’idea di vulnerabilità, alterazione, scarnificazione.

Luca VanelloGenerous Images Unable to Reach, componenti plastici provenienti da sensori esterocettivi usati nella robotica (materialmente invertiti), fibre tessili rigenerate, sali per benessere, silicone, piante trattate con acido e private della clorofilla, corticotropina in forma liquida, tubi in alluminio, oggetto in metallo esposto a catalizzatore per ossidazione, 220 x 100 x 110 cm, 2018. Foto Luca Vanello


AT - Generous Images Unable to Reach, nato da un antecedente privato, apre la riflessione ad una dimensione universale, che tocca i modi dell’essere umano di affrontare la sofferenza emotiva al cospetto della morte, e il ruolo che attribuiamo alla materia in questo frangente. C’è qualche altro aspetto, non emerso nell’intervista, che vorresti aggiungere?

LV - C’è un aspetto in questo lavoro che reputo molto importante, si tratta dell’aspetto di “cura” (in inglese care), inteso non dal punto di vista medico ma nel senso di prendersi cura di qualcosa, come ad esempio il mantenimento e la conservazione di un oggetto caro, per la memoria di cui si fa carico. Se pur in senso estremamente sottile, lo si può definire un atteggiamento “politico”, perché senza cura qualunque cosa (un macchinario come anche il proprio corpo) non riuscirebbe a funzionare nel modo in cui funziona, mentre può risultare altrettanto radicale la decisione deliberata di non prendersi cura di qualcosa.


* Il progetto è il risultato di un periodo di residenza che Luca Vanello ha trascorso in più fasi presso Lottozero textile laboratories a Prato, tra il 2017 e il 2018, avvalendosi della collaborazione tecnica di alcune aziende tessili del distretto. Selezionato all’interno di Nesxt Festival 2018, il progetto è stato presentato a Torino presso la Project Room Davide Paludetto Arte Contemporanea (30.10 - 4.11.2018) e a Prato presso Lottozero (9.11 - 13.1.2019). Dal 21 Marzo al 2 Giugno 2019 un nuovo allestimento del progetto sarà visitabile nella Casa Atelier di Museion, il Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano.

Luca VanelloGenerous Images Unable to Reach, silicone, fibre tessili rigenerate, 2018. Dettaglio Foto Luca Vanello


Biografia

Luca Vanello (nato a Trieste nel 1986), si diploma presso l’Universität der Künste di Berlino con il Prof. Gregor Schneider e nel 2015 consegue un Master presso la Slade School of Fine Arts di Londra. Vive e lavora a Berlino. Leggendo la materia come “vibrant agent”, Luca Vanello indaga il ruolo della materialità e dei suoi cicli nei processi di sottorappresentazione sociale e di decadimento biologico, e all’interno di quelle che vengono chiamate “politics of care and intimacy”. Piante, oggetti inanimati, immagini, affezioni, ed energie vengono considerati parte dello stesso complesso organico, creando un isomorfismo tra forze sociali ed ecologie materiali. Un lavoro sostanziato da una lunga fase di studio e ricerca teorica, che prende corpo in interventi scultorei e installazioni site-specific, che possono coesistere con altri media, come la performance, la dimensione del testo o i media digitali finalizzati ai processi di alterazione dell’immagine. Attraverso i diversi linguaggi la ricerca artistica si concentra sulla dimensione processuale della manipolazione della materia, intesa come strumento concettuale.

Il suo lavoro è stato presentato nei seguenti spazi culturali e museali: KW Institute for Contemporary Art, Berlino (personale); Sodų 4, Vilnius, Lituania, (personale); Qalandiya Internation, BZUM, Ramallah; Fondazione Ratti, Como; Banff Centre for the Arts, Canada; Insitu, Berlino, (personale); MAAD, Adria; Galerie Gerrit Friese, Berlino; The Showroom, Londra; Städtische Galerie, Wolfsburg; Museum für Fotografie, Berlino; Self – Storage Another Space, Copenhagen Art Week, Copenhagen; Seen Fifteen Gallery, Londra; Poppositions, Bruxelles, (personale); OUTPOST, Norwich (personale); Another Space, Copenhagen; Galerie Arndt, Berlino; Ostrale, Dresda; Al Riwaq Art Space, Bahrain. Ha inoltre partecipato a diversi programmi di residenza: Banff Centre for the Arts, Canada; Rupert, Vilnius; Fondazione Ratti, Como; OUTPOST, Norwich; Lottozero, Prato; HISK, Ghent. È arrivato tra i finalisti per la residenza presso la South London Gallery, il Premio Adrian Carruthers e la residenza “Junge Akademie” presso l’Accademia di Belle Arti di Berlino. Nel 2019 terrà mostre personali presso la Casa Atelier di Museion a Bolzano e Gallery AV17 a Vilnius.

Luca Vanello Generous Images Unable to Reach, coperta termica, componenti plastici provenienti da sensori esterocettivi
usati nella robotica (materialmente invertiti), 2018. Dettaglio. Foto Luca Vanello


 

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Site : Lottozero
@ 2019 Artext

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