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Architecture Exhibition
Interstitium
Pavilion of Montenegro

 
InterstitiumTerram intelligere: INTERSTITIUM, Pavilion of Montenegro, 19th International Architecture Exhibition of La Biennale di Venezia

Mentre Ascoltiamo il Luogo
Ivan Šuković


Da qualche parte, tra la scienza e il territorio, proprio in questo momento, si sta forgiando un patto silenzioso. Qui, su questa terra, non conquistiamo lo spazio, ma ci avviciniamo con cura, come fanno coloro che comprendono che nulla appartiene loro soltanto e che tutto fa parte di qualcosa di più grande.

Siamo invitati a comprendere la terra come un archivio vivente, ricco di memorie molto più antiche delle nostre. Siamo chiamati ad ascoltare ciò che è sempre stato lì, anche se potremmo aver dimenticato come si fa a sentirlo. Questo luogo non è soltanto un punto su una mappa. Si sta formando proprio adesso, in questo preciso momento, mentre ascoltiamo. Non è definito da confini, ma dall’attenzione con cui ci avviciniamo a esso. Qui, l’architettura non si fonda sul cemento, ma sul ritmo dei processi naturali, sui legami sottili tra gli elementi. La terra non appartiene all’umanità—è l’umanità che sta imparando di nuovo a comprenderla.

La Bolla è qui.

A prima vista, potrebbe non essere visibile, ma si percepisce nello spazio tra le cose. È una forma che resiste alle geometrie rigide, non vincolata dalle regole che noi stessi abbiamo imposto. Non occupa—agisce. Respira.

Come una barca alla deriva nelle acque agitate del presente, la Bolla fluttua tra frammenti di conoscenza, tra diversi modi di esistere. L’architettura non è più una struttura che ripara, ma un tessuto che cresce e pulsa. Al suo interno, la scienza apre porte a nuove certezze sconosciute. L’arte diventa un’esperienza che cerca il tatto, uno sguardo, una risposta.

E mentre il mondo al di là della Bolla si sposta, cancellando e ridisegnando nuovi confini, mentre perdiamo vicinanza, contatto e presenza, riemerge la domanda: possiamo costruire un nuovo linguaggio della vicinanza? Possiamo trasformare i limiti in possibilità— se li condividiamo, se li modelliamo insieme?

In questa curiosità, la Bolla pone la domanda attraverso la materia, la luce, il profumo e il silenzio. Propone che l’equilibrio non si cerchi in un ritorno al passato, ma in nuove forme di vicinanza. Forse è qui, in questa mutazione, che ci ritroveremo. Non come coloro che sanno, ma come coloro che sentono. Insieme, nel ritmo del respiro dello spazio che ci accoglie senza pretese, senza condizioni— solo con la domanda: sappiamo ancora come essere vicini? Dove ancora resistiamo, sono piccole sacche di sicurezza— territori dove la natura ancora ci tollera. E finché siamo ancora qui— in questo spazio che non ci chiede di essere migliori, ma solo di essere presenti— possiamo cominciare a imparare di nuovo come vivere in armonia, anche se solo per un breve momento. La Bolla ci ricorda: questo è il momento.

Non abbiamo bisogno di un’altra realtà. Abbiamo bisogno di questa— fragile e incompleta, ma ancora nostra.

Hanno scoperto delle tracce sul terreno— tre ombre che non appartenevano a loro. Come se la Bolla avesse registrato la loro esistenza, ma non gliel’avesse restituita identica a com’era. Non occupa agisce.

InterstitiumTerram intelligere: INTERSTITIUM, Pavilion of Montenegro, 19th International Architecture Exhibition of La Biennale di Venezia

Intervista
Jasmina Nikodinović-Runić


Team Autoriale:
Potreste raccontarci di più sulla vostra ricerca sui bio-pigmenti?

Jasmina Nikodinović-Runić: I bio-pigmenti sono composti naturali prodotti da vari organismi come batteri, funghi e piante. La nostra ricerca si concentra sull’isolamento e l’utilizzo dei bio-pigmenti, in particolare quelli prodotti dagli streptomyceti—un gruppo di batteri che vivono nel suolo e sono responsabili del caratteristico odore di terra—ma esploriamo anche batteri presenti in altri habitat naturali. I pigmenti prodotti dagli streptomyceti possono avere proprietà notevoli, tra cui colori vibranti, attività antimicrobica e biodegradabilità. I bio-pigmenti rappresentano un’alternativa sostenibile ai pigmenti sintetici, che spesso richiedono l’uso di sostanze chimiche tossiche e risorse non rinnovabili. La ricerca esplora come questi pigmenti possano essere utilizzati in diversi ambiti, come tessuti, imballaggi, cosmetici e persino nella creazione di materiali architettonici sostenibili.

AT: Come è nata l’idea di utilizzare gli streptomyceti provenienti da habitat naturali?

JNR: L’idea è nata dall’osservazione della grande diversità di bio-pigmenti presenti in natura. Gli streptomyceti sono noti per la loro capacità di produrre una vasta gamma di composti bioattivi, tra cui pigmenti. Questi batteri prosperano nel suolo, ma anche in ambienti più enigmatici come le grotte, dove sono esposti a varie condizioni ambientali, rendendoli candidati eccezionali per produrre bio-pigmenti con proprietà uniche. Inoltre, il loro habitat naturale offre un’opportunità per esplorare la relazione tra microrganismi e ambiente. Questo ha reso gli streptomyceti un focus ideale per la ricerca, soprattutto considerando la sostenibilità e la necessità di alternative ecologiche in diversi settori industriali.

AT: Come si svolge il processo di isolamento e coltivazione degli streptomyceti in laboratorio? Qual è la parte più difficile?

JNR: L’isolamento degli streptomyceti inizia tipicamente con il campionamento da ambienti naturali come il suolo o materiale organico in decomposizione. I batteri vengono quindi isolati usando terreni selettivi in laboratorio. La coltivazione degli streptomyceti richiede condizioni di nutrienti, temperatura e umidità ottimali per favorire la crescita e la produzione di pigmenti. La parte più difficile è garantire che i batteri producano pigmenti in modo consistente. Fattori come la composizione del terreno di coltura, il pH e i tempi di incubazione possono influenzare la produzione. Inoltre, alcune varietà di streptomyceti possono produrre pigmenti in quantità ridotte, richiedendo l’ottimizzazione delle condizioni per migliorare la resa.

AT: Come vengono trasformati e applicati i bio-pigmenti ai materiali?

JNR: Una volta estratti dagli streptomyceti, i bio-pigmenti vengono purificati e talvolta modificati per migliorarne stabilità o intensità di colore. Questi pigmenti possono poi essere applicati a materiali diversi come tessuti, vernici o materiali da costruzione. In architettura, ad esempio, i bio-pigmenti possono essere integrati in rivestimenti o materiali come cemento, argilla e intonaco. Spesso vengono miscelati con leganti o altri composti naturali per garantirne buona adesione e durabilità. Il risultato è un materiale più sostenibile che aggiunge valore estetico riducendo la dipendenza da alternative sintetiche e spesso dannose.

AT: Cosa trova particolarmente interessante nel nostro progetto che opera all’intersezione tra scienza e architettura?

JNR: Ciò che risalta nel vostro progetto è l’approccio interdisciplinare che fonde scienza, microbiologia e architettura. Mentre l’architettura tradizionalmente si concentra su design, struttura e funzionalità, il vostro progetto integra processi biologici e materiali naturali nel design architettonico. Questo crea un ponte tra sostenibilità ecologica e ambiente costruito dall’uomo. Esplorando l’uso dei bio-pigmenti nei materiali da costruzione, il progetto sfida i confini di ciò che è considerato convenzionale in architettura, promuovendo un rapporto più armonioso con la natura e portando a metodi costruttivi più sostenibili e rispettosi dell’ambiente.

AT: Come pensa che questa mostra possa influenzare la percezione della natura e del suo ruolo in architettura?

JNR: Questa mostra ha il potenziale di cambiare la percezione della natura, da elemento separato ed esterno a parte integrante del processo di design. Mostrando come processi naturali come la coltivazione degli streptomyceti per la produzione di pigmenti possano influenzare l’architettura, mette in evidenza l’importanza della sostenibilità e del design bio-integrato. L’uso dei bio-pigmenti invita a ripensare come l’architettura possa coesistere con la natura, non solo incorporando piante o spazi verdi, ma utilizzando le risorse naturali in modo innovativo e creativo. Questo stimola una comprensione più profonda di come pratiche ecologiche possano essere integrate negli ambienti umani, spingendo a rivalutare il nostro rapporto con la natura.

AT: In che modo il processo di acquisizione e coltivazione degli streptomyceti in laboratorio può migliorare i materiali architettonici?

JNR: La coltivazione degli streptomyceti in laboratorio consente una produzione controllata di bio-pigmenti, che possono migliorare le proprietà estetiche e funzionali dei materiali architettonici. Questi pigmenti offrono alternative più sostenibili rispetto ai pigmenti sintetici, spesso nocivi per l’ambiente. Inoltre, gli streptomyceti producono pigmenti con proprietà antimicrobiche, che potrebbero essere incorporati nei materiali da costruzione per aumentarne la resistenza a muffe, batteri e altri microrganismi. Questo non solo rende i materiali più duraturi e sostenibili, ma ne migliora anche la capacità di mantenere ambienti interni più salubri.

InterstitiumTerram intelligere: INTERSTITIUM, Pavilion of Montenegro, 19th International Architecture Exhibition of La Biennale di Venezia

 

Terram Intelligere: INTERSTITIUM
Curator: Miljana Zeković
Exhibitors: Ivan Šuković, Dejan Todorović, Emir Šehanović
Pavilion of Montenegro Biennale Architettura 2025 Venezia
@ 2025 Artext

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