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The School of Athens
Greece Pavilion

 
The School of Athens

The School of Athens
Xristina Argyros, Ryan Neiheiser

“La Scuola di Atene” (1) è un progetto ambizioso, una visione utopica di uno spazio libero, aperto, informale e comune per imparare. È uno spazio intermedio. Né dentro né fuori, non una stanza, ma neanche semplice circolazione. È monumentale e al contempo generoso, quasi casuale. Non è una classe, eppure vediamo borsisti e studenti discutere, insegnare e studiare. Sebbene in generale si pensi che l'apprendimento avvenga esclusivamente in classe, docenti e architetti hanno rilevato da migliaia di anni che l'apprendimento avviene anche negli spazi intermedi, nei corridoi, per le scale, al bar, nel cortile. Socrate insegnava nell'Agorà. Platone fondò la sua Accademia in un uliveto fuori Atene e spesso insegnava camminando. I collegi medievali erano organizzati intorno a un cortile comune. Nel XX secolo le università erano colme di spazi informali per l'apprendimento, spesso associati ad aree di circolazione, e ancor oggi persiste un particolare interesse nel progettare scale e gradinate come principali elementi caratterizzanti dell'architettura degli spazi accademici comuni.

Gli architetti nel corso della storia hanno sperimentato diverse strategie per creare “spazi liberi” nelle istituzioni accademiche - spazi non programmati, dove avvengono conversazioni improvvisate, chiacchiere casuali, conferenze pop-up, networking e insegnamenti informali. Tuttavia, questi spazi intermedi risultano spesso difficili da identificare nella complessità programmatica di un edificio universitario.

Greece PavilionThe School of Athens, Padiglione della Grecia - La Biennale di Venezia 2018.


La mostra del Padiglione Grecia, “La Scuola di Atene”, considera gli spazi accademici comuni come prototipi architettonici, identificati, categorizzati e resi disponibili per analisi e confronto. In particolare, la mostra presenta cinquantasei modelli di spazi educativi, costruiti e non costruiti, appartenenti a luoghi e tempi diversi. Senza alcun pretesto di essere canonica, completa o definitiva, la selezione proposta ambisce a fornire una molteplicità di esempi rappresentati progetti da noi ritenuti convincenti. Tale studio, nel tempo e con maggiori risorse, ha le potenzialità per espandersi in modo produttivo e includere centinaia di altri progetti. I cinquantasei modelli esposti sono stati trattati in ugual modo, montati su barre d'acciaio verticali, elevati ad un metro di altezza per facilitarne la visualizzazione da ogni angolo, e organizzati secondo una griglia che riempie omogeneamente in tutte le sue direzioni, lo spazio espositivo del padiglione. I modelli sono accompagnati da dati, disegni e opuscoli illustrativi che consentono un ulteriore confronto tra i vari progetti. Un database dei cinquantasei modelli digitali è disponibile online per ulteriori riflessioni ed approfondimenti.

Il padiglione stesso è inteso come luogo di apprendimento a “spazio libero”. Adottando consapevolmente la forma architettonica (o il cliché dell'architettura?) dell'anfiteatro, lo spazio è costruito come paesaggio gradinato che consente lo studio individuale, conversazione informale e dibattiti a larga scala. I modelli stampati in 3D per la mostra saranno distribuiti nello spazio invitando i visitatori a muoversi attraverso il padiglione e al contempo animando i modelli stessi, rendendoli partecipi del dibattito durante conferenze ed eventi.

Greece Pavilion The School of Athens, Padiglione della Grecia - La Biennale di Venezia 2018.


Un padiglione che esamina gli spazi comuni occupati da studenti e docenti deve essere necessariamente analizzato e concepito dagli stessi. Il progetto è dunque una collaborazione internazionale tra studenti e docenti della National Technical University di Atene e dell’ Architectural Association di Londra. Da una serie di workshop tenuti ad Atene e a Londra, durante la primavera del 2018, abbiamo collettivamente selezionato I progetti, identificato gli spazi accademici comuni per ognuno di essi, “disegnato” digitalmente gli esemplari estratti, e fabbricato i plastici.

Non esiste una definizione assoluta di spazi accademici comuni. Rimane qualcosa di soggettivo ed aperto alla discussione. Ciononostante risulta chiaro che tali spazi accademici sono quelli che paradossalmente o non hanno del tutto programma o sono in grado di accogliere una moltitudine di programmi. Gli spazi accademici comuni costituiscono in sostanza il tessuto connettivo del territorio universitario e spesso combaciano con gli spazi di libera circolazione, ma questi non necessariamente sono equivalenti. Prendendo in prestito la definizione di Hannah Arendt, gli spazi accademici comuni sono gli “space of appearance” (“spazi dell'apparenza”) dentro l'università, l'equivalente istituzionale del luogo pubblico per la città o del salotto per la casa. E’ lo spazio per vedere ed essere visto.

Pensiamo che l'architettura delle istituzioni accademiche abbia bisogno di un processo continuo di critica e innovamento e che gli spazi comuni dentro l'università siano vitali per il futuro dell'istituzione stessa. La ricerca, la rivelazione e la valutazione dell'architettura degli spazi accademici comuni che ci circondano è un primo passo importante verso la possibilità di reinventare gli spazi accademici comuni del futuro. C'è quindi una urgente necessità, tanto di guardarci indietro, quanto di esplorare il panorama attuale dell'architettura universitaria, al fine di progettare spazi interessanti e di successo che siano liberi democratici, non programmati e comuni.

1-Raffaello, La scuola di Atene, 1509-1511- Affresco, 500 x 700cm. Palazzi Apostolici. Vaticano.

 

The School of Athens
Curators: Xristina Argyros, Ryan Neiheiser
Greece Pavilion Biennale Architettura 2018 Venezia
@ 2018 Artext

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