Open Menu
Francesco Lauretta
di Špela Zidar

 
Francesco LaurettaFrancesco Lauretta, autoritratto, da Disegni brutti a tempo del C.2020, Mistura su carta 22x22cm, 2020


Francesco Lauretta
Disegni brutti a tempo del C.2020
di Špela Zidar


Špela Zidar - Durante il lockdown totale, quando il mondo esterno si era fermato, le attività individuali, interne e mentali hanno forse acquisito ancora più valore. Come ti sei orientato inizialmente in questa situazione e in che modo è cambiata la tua presenza artistica, hai aumentato, cambiato la tua presenza online, trovato nuove forme di creazione e comunicazione?
Pensi che fosse importante cercare di mantenere il contatto con il mondo e le persone ormai difficilmente/diversamente raggiungibili?

Francesco Lauretta - Quando è stato annunciato l'avvento, evento, del lockdown, qualcosa dentro di me è cambiato.
Non avendo scadenze perché gli appuntamenti già programmati sono scoppiati come petardi al sole, paradossalmente mi sono sentito felice: potevo lavorare su nuove opere a tempo pieno, spremendo colori, scrivendo, leggendo -molto, come mai-, e realizzando piccole pillole di video, come fossi stato un bambino.
Naturalmente la presenza online s'è arricchita non tanto perché abbia cercato di forzare la comunicazione ma semplicemente perché sono stato chiamato a rispondere ad interviste, e a tutta quella serie di iniziative quotidiane che tutti ci siamo affannati di esporre.

ŠZ - Durante il lockdown non solo sei riuscito a continuare la tua attività ma hai concepito anche un nuovo progetto, che hai chiamato ‘Disegni Brutti al tempo del C-2020’ in cui ogni giorno disegni un ritratto.
Chi hai scelto di ritrarre e perché hai scelto proprio il ritratto, forse perché da la possibilità di interagire con il prossimo che è stata molto limitata nella quotidianità?

FL - Tiziano è stato il primo ritratto brutto. Poi sono venuti Ai Wewei, e gli altri. Il ritratto, non so. Poteva essere un paesaggio o un vaso con fiori probabilmente, non sarebbe stato diverso per me, almeno inizialmente.

Francesco LaurettaFrancesco Lauretta, Luigi Presicce, da Disegni brutti a tempo del C.2020, Mistura su carta 22x22cm, 2020


ŠZ - I personaggi che hai ritratto sono tuoi amici, le persone che condividono o hanno ispirato la tua attività artistica.
Entrare in contatto con loro in questa modalità a distanza era sicuramente diverso dal solito, ma forse in qualche modo anche più immediato, facilitato?
Come hai realizzato i ritratti, dalla memoria, fotografie che avevi, altri ritratti o sei entrato in contatto diretto ‘elettronico’ con loro? Una delle opere è il tuo autoritratto, perché? Quando l’hai dipinto, prima o dopo gli altri?

FL - Bè, alcuni a memoria, altri scaricando l'immagine nello Smartphone. Mi sono dato dei limiti temporali per la realizzazione, 3' 37”. Poi in almeno tre ho impiegato 5 minuti, e sono stati quelli che sono voluti apparire “belli”. Il mio è venuto verso la fine, ma in quel caso mi sono visto come fossi stato un estraneo, una figurina come le altre, tra le altre.

ŠZ - Ogni giorno hai ritratto una persona diversa, come sceglievi chi ritrarre quel giorno, avevi un piano prestabilito o si trattava di una persona che in quel momento sentivi più vicina? Ha funzionato? Durante il tempo della creazione come ti rapportavi con il soggetto?

FL - I soggetti sono venuti a caso, o quasi. Qualcuno mi dava suggerimenti su chi ritrarre, altri hanno voluto espressamente che li ritraessi. Ho dipinto volti che ho amato e altri che non amo.

Francesco LaurettaFrancesco Lauretta, Anne Imhof, da Disegni brutti a tempo del C.2020, Mistura su carta 22x22cm, 2020


ŠZ - Come nasce il titolo, perché i disegni brutti?

FL - Il titolo, “Disegni brutti”, nasce un momento prima che iniziassi a realizzarli come reazione alle belle parole e buoni propositi che quotidianamente sentivo e leggevo ovunque. Voleva essere un titolo provvisorio ma col tempo, giorno dopo giorno, non sono riuscito più a correggerlo, mi piaceva così, un titolo brutto al tempo del C. I nuovi disegni brutti, che, dopo questa breve intervista ho ripensato, probabilmente li intitolerò, terminata la strage, Disegni dell'Arca.

ŠZ - Inizialmente pensavi di presentare i ritratti solo in rete? Comunque il progetto ha avuto risvolti anche fuori rete.
La Galleria d’arte moderna e contemporanea “Osvaldo Licini” di Ascoli Piceno ha esposto i tuoi ‘Disegni Brutti al tempo del C-2020’ recentemente in mostra collettiva dal titolo ‘Distanziamenti’.
Come è avvenuta e come si è sviluppata questa collaborazione?

FL - Inizialmente neanche pensavo di mettere in rete questi disegni. Poi, come a formare una sorta di diario di questi residui ho iniziato a pubblicarli, uno al giorno e qualcuno ha iniziato a vederli, a dire che non erano brutti e anzi intriganti.
Ogni disegno è brutto perché suona come una campana a morto. I ragazzi di Ascoli semplicemente sono passati in studio. Non conoscevano questo progetto e se ne sono innamorati subito tanto che hanno preso i più sessanta fogli e se li sono portati via. Il ritratto di Licini è stato l'ultimo prodotto, dopodiché mi sono fermato mentre si sperava che la pandemia si stesse spegnendo.

ŠZ - L’emergenza sanitaria purtroppo non è ancora finita, credi che comunque il tuo progetto è da considerarsi concluso o pensi di continuare? Nel caso, fino a quando e perché sarebbe importante?

FL - Non so, la seconda ondata mi lascia senza fiato, difficile è continuare un progetto di questo tipo anche se per me rimane aperto. È possibile, a mo' di scongiuro, che possa riprenderlo solo dopo che non ci saranno più vittime, probabilmente conterò i giorni e realizzerò nuovi disegni brutti come a formare un'Arca di Noè, per la memoria e memorando.

Francesco LaurettaFrancesco Lauretta, Marco Senaldi, da Disegni brutti a tempo del C.2020, Mistura su carta 22x22cm, 2020


Francesco Lauretta
Nato a Ispica 1964, vive e lavora a Firenze, dopo la formazione all’Accademia di Belle Arti di Venezia con Emilio Vedova e una tesi su James Lee Byars si trasferisce a Torino. Qui comincia ad esporre opere monumentali, bianche sculture che rasentano il minimalismo ma evocative di un certo spirito barocco e narrative, olfattive: utilizza petali di sapone verde o petali di rosa nera che deposita su cassetti che destabilizzano elementi riconoscibili, d'uso comune, come un sofà, un piedistallo, quadro. Sperimenta l’installazione, la performance, il video e dal 2003 comincia a lavorare per una ridefinizione della pittura come linguaggio e su quella del pittore come condizione esistenziale, esplorando le tecniche, i processi, gli esiti formali, le deviazioni, i limiti e i possibili fallimenti. Dal 2010 è al lavoro su “I racconti funesti”, una serie di allegorie in cui esercita la scrittura come strumento per la comprensione della sua ricerca. Recentemente ha dato inizio ad un progetto sulla libertà e l’invenzione comprendendo la pittura come fondazione di mondi, immensi e possibili.

Dall’ottobre del 2017 con Luigi Presicce inventa la Scuola di Santa Rosa, libera scuola del disegno, a Firenze. Le più recenti mostre personali, tra le molte in gallerie e spazi istituzionali, sono: “Pasavento” Fenysua, Firenze, “In hora mortis”, Tenuta dello Scompiglio, Vorno, “The Battle” Fondazione Rossini, Briosco MB (2018),“Due volte”, galleria Giovanni Bonelli, Milano, “Inesistenze”, alla galleria Z2o Zanin, Roma (2015), “Una nuova mostra di pittura”, in più sedi storiche a Scicli (2014), “Esercizi di Equilibrio, alla GAM Galleria d’Arte Moderna, Palermo (2013). Tra le molte mostre collettive in Italia e all’estero si ricordano “Walking on the Planet”, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno (2015), “PPS- Paesaggio e Popolo della Sicilia”, Palazzo Riso a Palermo e Frigoriferi Milanesi a Milano (2011), “Visions in New York City”, Macy Art Gallery, New York (2010), oltre alla partecipazione a progetti speciali realizzati da collettivi di artisti e curatori, tra gli altri Racconto di Venti, Milano (2015), The Wall (archives), Milano (2015), Nuvole, Scicli (2014), Madeinfilandia, Pieve a Presciano, Arezzo (2013), La festa dei vivi (che riflettono sulla morte), Porto San Cesario, Lecce (2013).

Sono nato disegnando. Sono cresciuto realizzando installazioni. Poi il lungo calvario, ambizioso, di rivoluzionare la mia esistenza come pittore. Alla fine sono diventato un pittore quando sono riuscito a conquistare e raggiungere lo scopo che per molti anni avevo sognato di superare per godere in euforia la bellezza di coniugare la teoria e l’applicazione pratica della medesima.
E come pittore mi occupo di poesia, di morte per comporre cose future, di musica, di narrativa. Le tematiche sono intimiste: abito lo spazio strettissimo del tu e il tuo. Sono un Inesistenzialista.

Francesco LaurettaFrancesco Lauretta, Eliza Douglas, da Disegni brutti a tempo del C.2020, Mistura su carta 22x22cm, 2020


 


Share