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Padiglione Belgio
Dirk Braeckman
Dirk Braeckman

 
Dirk Braeckman



Rallentare il tempo
Dirk Braeckman

‘Nella mia camera oscura, che funge da atelier, lavoro in analogico. Mi serve il processo in camera oscura. Preferisco concentrarmi sempre più su un’unica immagine o sul proseguimento con un’unica immagine. Non voglio creare un’immagine e poi un’altra e un’altra ancora. Desidero piuttosto occuparmi di un numero esiguo di dati e possibilità e portare avanti il lavoro su di essi. Mi dilungo con piacere. Le mie immagini si possono mettere in discussione continuamente e si possono trovare in esse storie sempre nuove’.

L’elemento ritardante che richiede pace e silenzio non è sintetizzato solo nella mostra e, in definitiva, nel lavoro stesso, ma anche nel processo operativo di Braeckman. Crea le immagini in camera oscura. In tal senso, la sperimentazione è essenziale tanto nella registrazione con la fotocamera quanto nello sviluppo. Illuminando, manipolando ed elaborando i negativi e la carta fotografica si generano immagini sempre nuove, uniche. La granulazione, le macchie, i sezionamenti e l’appiattimento della prospettiva ostacolano la lettura e l’interpretazione diretta del suo lavoro. La sotto e sovrailluminazione, oltre al lavoro con i toni del grigio, rafforzano il carattere iconico delle immagini.

L’esposizione, composta da Braeckman e Wittocx a Venezia per il padiglione belga, si compone di oltre 20 opere monumentali: alcune a colori, ma per lo più nei toni del grigio. Per due terzi presenta lavori nuovi, integrati da una selezione di opere precedenti.

Dirk Braeckman Dirk Braeckman. Padiglione del Belgio. 57. Esposizione Internazionale d’Arte.


Art -Qual è il tuo modo di lavorare? Prepari le tue fotografie o sono istantanee spontanee?

Dirk Braeckman -Il mio modo di lavorare è molto impulsivo. Non so mai quello che voglio prima di iniziare a riprendere. Non organizzo l'ambiente. Il filo d'oro che attraversa il mio lavoro è l'aspetto autobiografico - ma non in maniera evidente. È autobiografico nel senso che fotografo le cose vicine a me, ciò che è intorno a me. E alla fine mi importa più in che modo lo stampo e come fotografo qualcosa.
Da qualche anno hai cominciato a fare fotografia di paesaggi - puoi dire qualcosa in proposito? È questo il centro attuale del tuo lavoro?
Tutto è iniziato con una sponsorizzazione della Nikon. Mi hanno dato la loro migliore macchina fotografica sul mercato e per vedere cosa si può fare ho dovuto pensarci un po'. Così ho iniziato a fotografare la natura. Ma alla fine le mie immagini paesaggistiche hanno lo stesso feeling dei miei interni. Per esempio ho mantenuto l'abitudine di concentrarmi su piccoli dettagli. Attualmente i paesaggi sono i miei motivi preferiti e fotografo molto di più in esterni. Credo che questo mi servisse dopo 25 anni di lavoro in luoghi piuttosto chiusi. Ma come ho detto, lo sguardo e l'atmosfera delle foto rimangono gli stessi come logica continuazione del mio lavoro.

Dirk Braeckman Dirk Braeckman. Padiglione del Belgio. 57. Esposizione Internazionale d’Arte.


Art -Fotografi quasi esclusivamente in bianco e nero - c'è una ragione particolare?

Dirk Braeckman -Eliminando i colori elimino le informazioni. E diventa più suggestivo. E anche se un'immagine è in bianco e nero - puoi sempre percepire i colori. Non è necessario mostrarli. Le immagini a colori si percepiscono più come illustrazioni. Quando uso il colore lo faccio in un modo piuttosto monocromatico, come una luce gialla artificiale per esempio.

Art -Hai citato l'eliminazione delle informazioni nelle tue foto: qual è la ragione di questo?

Dirk Braeckman -Questo è un aspetto molto importante del mio lavoro. Cancello tutti i riferimenti di quando e dove viene scattata l'immagine. In un certo senso lavoro contro il mezzo e faccio l'opposto di ciò che la fotografia è originariamente destinata. Il mio obiettivo è quello di portare l'osservatore alla meraviglia. Voglio che l'immagine si racconti da sola: non è necessaria una storia. Potrei averla presa ovunque. Non voglio mostrare una qualche realtà, piuttosto una sensazione. Le mie foto sono molto tattili, diventano oggetti, come un dipinto - molti spettatori vorrebbero davvero toccarle.

Art -Chi sono le persone nelle tue foto? Sono persone che incontri casualmente per strada? Oppure lavori con dei modelli?

Dirk Braeckman -No, sono tutte persone che incontro, alcuni li conosco bene, altri solo per una notte. Come ho già detto, non preparo un set, ma posso modificarlo in un certo senso se voglio. E i soggetti delle mie foto non sono importanti. Molto di più lo è una certa realtà interiore, il mio stato d'animo, una prospettiva molto personale. A volte non si vede la persona sull'immagine, ma è nella stanza e si può sentire la sua presenza. Non voglio che le cose siano troppo evidenti.

Dirk Braeckman Dirk Braeckman. Padiglione del Belgio. 57. Esposizione Internazionale d’Arte.


Art -Recentemente hai iniziato a sperimentare con le fotocamere digitali. Quali sono le maggiori differenze tra la fotografia analogica e quella digitale? Quali i vantaggi e gli svantaggi?

Dirk Braeckman -Sono due cose completamente diverse. Con la fotografia analogica hai sempre il mistero di quello che sarà l'esito, non vedi direttamente quello che hai fotografato. Utilizzando macchine fotografiche digitali non esiste alcun processo, il risultato è immediato e posso non fare la stampa, cosa che è molto importante per me. Non sono un grande fan della tecnologia e dei computer. Devo trascorrere del tempo in camerea oscura, ho bisogno dell'atto fisico di sviluppare l'immagine.

 

Dirk Braeckman
Curatrice: Eva Wittocx
La Biennale di Venezia Biennale Arte 2017
Site   Dirk Braeckman >
@ 2017 Artext

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