Open Menu
Architecture Exhibition
HOME
Pavilion of Australia

 
Home Pavilion of AustraliaHome, Pavilion of Australia, 19th International Architecture Exhibition of La Biennale di Venezia

HOME
Pavilion of Australia


L’Australian Institute of Architects presenterà HOME alla 19ª Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, in programma dall’8 maggio al 20 novembre 2025.
La proposta HOME per la Biennale di Venezia 2025 offre un’esperienza immersiva e culturalmente ricca, fondata sui sistemi di conoscenza delle popolazioni indigene e sull’innovazione architettonica. Guidato dal Dr Michael Mossman, Emily McDaniel e Jack Gillmer (Lilley), insieme a una Sfera Creativa di architetti e professionisti First Nations, il progetto concepisce la “casa” come una convergenza di memoria, sensazione, relazioni e futuro. Il padiglione integra elementi naturali e artificiali, con un’attenzione particolare alla sostenibilità, all’impegno comunitario e a un legame profondo con il Country.

La proposta offre ai visitatori uno spazio interattivo — la Country Sphere — progettato per un coinvolgimento sensoriale con la terra, il suono e gli elementi tattili. I partecipanti sono invitati a lasciare un segno sulla Living Canvas, condividendo storie di casa attraverso una fusione di tradizioni antiche e tecnologie contemporanee. Il padiglione promuove connessioni profonde con l’ambiente, avvalendosi sia di esperienze fisiche che di estensioni digitali in realtà aumentata.

La Sfera Creativa guidata da Mossman, McDaniel e Gillmer, insieme a Clarence Slockee, Kaylie Salvatori, Elle Davidson e Bradley Kerr, e ad ambasciatori internazionali, porterà un ricco programma culturale al padiglione. Questo includerà narrazione, performance, contributi delle generazioni future e scambi culturali pratici, incoraggiando i visitatori a un coinvolgimento profondo con il tema della casa.

HOME mette in luce l’importanza etica della cultura e della sostenibilità, proponendo l’uso di materiali che possano essere restituiti al Country, per garantire un impatto ambientale minimo e sfidare lo status quo delle pratiche espositive. Questo approccio rafforza l’idea del Country come fondamento dei temi della Biennale: Intelligente. Naturale. Artificiale. Collettivo, e come motore centrale dell’innovazione architettonica. Posizionata per sfidare i paradigmi convenzionali dell’architettura, l’esposizione mira a lasciare un’eredità duratura che integri conoscenze e pratiche indigene, ispirando le future generazioni di architetti ad abbracciare un approccio culturalmente ed ecologicamente sostenibile all’ambiente costruito.

Home Pavilion of AustraliaHome, Pavilion of Australia, 19th International Architecture Exhibition of La Biennale di Venezia

Home as Vessel
Cilicia Christy

MATERIALI: noci di eucalipto (gumnuts) + conchiglie

“Nella visione del mondo aborigena, tutto è vivente, tutto è connesso, tutto è manifestazione di qualcos’altro che vive. Gli oggetti portano con sé lo spirito di chi li ha creati e degli antenati. L’artista agisce come un canale. Attraverso cerimonie, storie e tempo, essi acquisiscono strati di racconti di vita, diventando parte di un ciclo ancestrale continuo.”

Dichiarazione dell’Artista

Casa, per me, è qualcosa di complesso e stratificato — al tempo stesso radicante ed espansivo, modellato dalla memoria, dal sentimento e dall’appartenenza (o dal desiderio di appartenere). Casa non è un luogo fisso, ma una presenza viva e pulsante — intrecciata di storie, memorie, e della terra stessa. È l’eco degli antenati che continua a risuonare, la forza della continuità culturale, e il richiamo silenzioso di ciò che è stato perduto ma ancora chiede di essere ritrovato. Casa è nutrimento e tensione insieme, uno spazio di sicurezza e un filo sottile che non smette mai di cercare. È il luogo in cui l’identità affonda le radici e dove viene anche cercata, dove l’appartenenza è sia ereditata sia creata. Casa esiste nel Country. Casa esiste nella connessione e nella comunità. Casa esiste dentro di sé. Casa vive nella resilienza delle tradizioni trasmesse e nella guarigione delle connessioni interrotte. Casa non è qualcosa di unico. È portata con sé, modellata, e continuamente ricreata. Casa è un processo di ricordo e ricostruzione, di intreccio tra passato e presente in qualcosa che accoglie, protegge e perdura.

Sinossi
Casa non è statica — viene portata con sé, modellata e continuamente ricostruita. Esiste nella memoria, nel Country, nella resilienza delle tradizioni tramandate e nella guarigione dei legami spezzati. Home: As a Vessel incarna questa complessità, simboleggiando l’appartenenza, il nutrimento e la forza. Realizzato con fibre vegetali naturali, il guscio del seme di un Eucalyptus Silver Princess e conchiglie di Maireener, il mio oggetto riflette l’atto del contenere — sia fisicamente che spiritualmente. Ogni materiale porta con sé un profondo significato culturale, ancorandomi alle mie radici Ngāti Kahungunu e Palawa. I fili sciolti della fibra intrecciata abbracciano l’imperfezione, il cambiamento e la crescita — sono tracce delle mani che li hanno modellati e delle storie che custodiscono.

Ispirato al bozzolo della falena Case Moth, il vaso parla di autoconservazione e adattamento. Così come la falena raccoglie ramoscelli, foglie e corteccia per costruire il proprio rifugio, Home: As a Vessel rappresenta il modo in cui la casa viene continuamente costruita e ricostruita — stratificata di memoria, cura e silenziosa resilienza. È un luogo di rifugio e trasformazione, che custodisce saperi ancestrali, storie personali e continuità culturale.

Questo oggetto è insieme risposta e rivendicazione. Incorpora il processo di riconnessione con il Country, con la cultura e con sé stessi — l’atto del tessere insieme.

Home Pavilion of AustraliaHome, Pavilion of Australia, 19th International Architecture Exhibition of La Biennale di Venezia

Shanshui(Prophecy)
Kien Situ

Chinese Mo Ink + Gypsum Cement + Titanium + Incense Ash

«Kien Situ (n. 1990) è un artista architettonico la cui pratica abbraccia la scultura e lo spazio. Influenzato dalla sua eredità diasporica e situato all’incrocio tra la teoria culturale globale contemporanea e le antiche filosofie della sfera sinica, esplora la materia, la rovina, la distanza, la numerologia e il tempo in relazione allo sradicamento culturale.»

"Dichiarazione dell’artista"
国ḉ山河åœ̈æ ̃¥æœ›
The country is broken, though mountains and rivers remain
æ ̃¥æœ›,æœç”«
Spring Scene, Du Fu
757

Il carattere cinese per inchiostro (墨) è composto da altri due caratteri cinesi: nero (黑) e terra (土), a indicare le origini elementari e sotterranee dei minerali scuri utilizzati nella sua produzione. Casa, per me, è uno stato transitorio, informe e flessibile, delimitato da strutture concettuali, culturali, strutturali e spaziali ben definite. Con un background che abbraccia arte e architettura, la mia idea di casa è radicata nella formazione geologica (materia e origini), lacerata e terraformata dal movimento attraverso la distanza e il tempo (cambiamento e potenziale). Al centro delle mie ricerche vi è il nostro rapporto con la natura e gli ambienti, esplorandone il legame con lo spazio, l’eredità e l’identità attraverso proposte architettoniche. Attingendo alla mia eredità cino-vietnamita, affianco pratiche, materiali e filosofie ancestrali alla teoria culturale globale contemporanea e alle tecniche costruttive moderne. Questo dialogo si manifesta in opere composte da inchiostro cinese fuso con materiali architettonici come il cemento o il gesso, creando un ponte tra il regionale e lo storico da un lato, e il tecnico e l’industriale dall’altro. Incarno nelle mie opere le tensioni delle mie culture, che intrattengono un rapporto complesso tra oppressione coloniale e resistenza: questo “terzo spazio” ereditato si manifesta in lavori che sono al contempo monumentali e iconoclasti. L’inchiostro, noto per la sua natura informe, possiede un potenziale infinito nel trasmettere spirito e pensiero, come si osserva nella calligrafia e nella pittura Shanshui. Per me, casa risiede in questi materiali trasformativi, che riflettono un dialogo continuo tra passato, presente e futuro.

Sinossi
Shanshui (Prophecy) si presenta come un paesaggio sferico spezzato e invertito, che reimmagina una forma planetaria trasformandola in un terreno interiore — fratturato, dislocato e frammentato. È al contempo profezia e riflesso, una visione del passato rifratta in un futuro incerto. Il familiare si dissolve nello sconosciuto, riecheggiando gli sradicamenti culturali, il degrado ecologico e gli sconvolgimenti civili che plasmano il nostro mondo contemporaneo. Lo spazio interno dell’oggetto è destabilizzato, somiglia a un mondo spezzato con una gravità interiore piegata, che trasgredisce le leggi gravitazionali della natura — un’inversione dell’ordine naturale al prezzo del progresso. Mentre il terreno si frattura, diventa un paesaggio multidimensionale, uno specchio nero e opaco simile alla superficie su cui poggia Venezia, riflettendo la dissonanza psicologica e spirituale di una condizione universale. Quest’opera rappresenta una continuazione della ricerca dell’artista su narrazioni materiali dislocate, approfondendo lo sviluppo di un materiale composito da lui stesso definito “materia multidimensionale”. Fusione di elementi geologici che spaziano tra l’antico, il moderno, il futuristico e il mistico, l’opera ipotizza nuove dimensioni temporali, spaziali e relazionali in cui questi elementi convergono in una tensione armonica. La sintesi risultante forma un’entità unica che unisce inchiostro cinese Mò (2D, antico), cemento (3D, moderno), titanio (4D, futuristico) e cenere d’incenso raccolta da un tempio cinese locale (5D, mistico), insieme a frammenti di vecchie opere d’arte — incarnando un accumulo di tempo che attraversa epoche e ambienti. Risuonando con le variazioni iper-granulari delle esperienze multiculturali vissute da popolazioni dislocate in tutto il mondo e in Australia, quest’opera è capace di assumere una molteplicità di personalità, a seconda dell’angolo da cui è ruotata o collocata. Shanshui (Prophecy) non è solo una meditazione sulla frattura, ma anche una proposta per futuri materiali alternativi — in cui passato e futuro, distruzione e rinnovamento, sono trattenuti in una tensione simultanea. L’opera mette in discussione la stabilità stessa del paesaggio e dell’identità, trasformandoli in un luogo di dislocazione, inversione e potenzialità.

Home Pavilion of AustraliaHome, Pavilion of Australia, 19th International Architecture Exhibition of La Biennale di Venezia

Catalyst of Connection
Lily Pertl

MATERIALI: legno + resina di corteccia di ferro + cera d'api

“Candele, falò, fiamme, focolare — ovunque ci si trovi, a casa, in campeggio o in viaggio — raccogliersi attorno a una fiamma dona un senso di conforto, connessione e casa.”

Casa è luce, calore, connessione, e la fiamma ne è il fulcro. Una candela su ogni superficie, accesa al mattino, a mezzogiorno e alla sera. Un fuoco da campo costruito collettivamente con la raccolta di risorse, l’equilibrio sapiente della legna — catalizzatore della fiamma e della casa — una scintilla, un fuoco vivo, la cura della fiamma fino a notte fonda. Guardare il bagliore della fiamma è al tempo stesso un atto che trasporta altrove e che radica: richiama ricordi passati di connessioni intessute nelle conversazioni attorno al fuoco, in luoghi familiari e sconosciuti.

In assenza del bagliore della fiamma, lo spazio appare sfocato, freddo, vasto e privo di vita. Ma non appena la fiamma si accende, lo spazio si riempie istantaneamente di un calore luminoso, una luce rassicurante e avvolgente, un movimento ipnotico, mutevole e complesso che crea una sensazione di calma ma anche di vitalità nello spazio.

Sinossi
"Catalizzatore di Connessione" è un’espressione della fiamma come "CASA" e delle esperienze, dei luoghi, delle connessioni e dei materiali che racchiudono questo significato per me. La fiamma è elementare, potente, ed è fondamentale nelle esperienze dell’essere umano nel corso del tempo. La fiamma racchiude un potere distruttivo, eppure è anche simbolo di luce e speranza. Simbolo di rinascita, la fiamma brucia il paesaggio arido dell’Australia Meridionale, eliminando la vegetazione eccessiva e creando l’opportunità per una nuova crescita e rigenerazione.

La fiamma ha dato vita ai paesaggi resilienti, alla flora e ai materiali familiari della casa, che ho raccolto per creare questo oggetto vivente. L’elemento curvo in legno di eucalipto radica e contiene l’opera — come la dimora della fiamma e il combustibile del fuoco — richiede equilibrio e facilita il movimento e la connessione. La venatura espressiva del legno, impronta della sua vita, evoca motivi simili a fiamme sulla sua superficie. Culla della curva lignea è il contenitore in impiallacciatura di Redgum: la sua forma e la ricchezza materica rappresentano il calore, il movimento e le qualità eteree della fiamma mentre aleggia sull’elemento contenitore in legno.

Nascosto all’interno del contenitore c’è un tesoro: l’ambra dorata della resina dell’albero Ironbark. Quando minacciato, l’Ironbark sanguina la sua linfa lucente, che col tempo si trasforma nella sua corteccia esterna ruvida e nera, proteggendolo dalle fiamme. L’ambra simboleggia la trasparenza ipnotica, la bellezza grezza e la capacità rigenerativa insite nelle proprietà della fiamma.

Materiali, forma, processo e composizione del mio oggetto vivente hanno facilitato una profonda riflessione e connessione con il significato di CASA per me. Ogni elemento si adagia dentro l’altro, rappresentando il conforto contenitivo della luce della fiamma, mentre le sue curve sono astrazioni dei movimenti delle persone raccolte attorno al fuoco. Quando tieni in mano “Catalizzatore di Connessione”, gioca, bilancialo, ruotalo, fallo girare — è pensato per il movimento.

Conclusione personale
Per me, quell’amore è custodito nei ricordi che tutti i miei oggetti portano con sé. Mi riportano alla casa dei miei nonni e, soprattutto, alla TERRA che la circonda. Mi fanno pensare ai giorni con gli amici, pieni di risate e gioia. O ai numerosi campeggi dove abbiamo imparato e condiviso racconti fino a notte fonda. Abbiamo scoperto nuove cose sul mondo naturale e compreso i sistemi e le forze in gioco.
La TERRA è stata la facilitatrice di questi ricordi. Ha offerto a me, ai miei amici e alla mia famiglia i mezzi per connetterci e sentirci liberi. Io appartengo a quei ricordi, così come tutte le persone che ne hanno fatto parte. Condividiamo sensazioni che rafforzano il nostro legame reciproco e con la TERRA. Queste sensazioni avranno per sempre il sapore di CASA.
Casa non è qualcosa di statico, ma si scolpisce e si modella con noi, crescendo e muovendosi insieme a noi.

Home Pavilion of AustraliaHome, Pavilion of Australia, 19th International Architecture Exhibition of La Biennale di Venezia

Space within Space
Riko Shimada

MATERIALI: Argilla + Corda di Canapa + Raffia di Carta

“Il mio senso di appartenenza mi ricorda che casa è il luogo in cui le mie abitudini mettono radici, dove si coltivano conversazioni con gli altri e si intrecciano nuove storie ogni giorno.”

Dichiarazione dell’Artista
La memoria umana è fragile e incline alla dimenticanza. Tuttavia, oggetti e azioni possono risvegliare ricordi di casa, offrendo conforto e nostalgia anche quando ci si trova lontani. Questo è il potere trasformativo degli oggetti. La forza dell’appartenenza contribuisce in modo significativo a modellare la nostra identità, alimentando connessioni e ridefinendo continuamente gli spazi. Una casa, dunque, non è semplicemente una struttura fisica; è un’entità viva, plasmata dalle esperienze umane e radicata nella memoria e nelle emozioni. Inoltre, l’essenza dell’appartenenza si evolve attraverso la cultura, la storia e i comportamenti, riflettendo valori condivisi. La pietra tome-stone, simbolo di appartenenza, è intrecciata con la mia casa giapponese da molti anni, arricchendone la narrazione. Essa rappresenta la famiglia, invita all’interazione tra persone e tra persone e oggetti, limita l’ingresso, e segna spazi e confini spaziali. L’abitudine di spostarla collega la mia casa ai miei ricordi, instaurando un dialogo continuo tra presenza e assenza all’interno dello spazio.

Sinossi
Casa è il luogo in cui le mie abitudini e i miei ricordi si intrecciano, uno spazio vivente che custodisce emozioni ed esperienze. Questo spazio va oltre la sua struttura fisica: rappresenta una consapevolezza attiva della presenza e dell’assenza. I confini della casa non sono fissi ma fluidi, modellati dalla percezione. Essere dentro o fuori uno spazio dipende da come lo viviamo e da come interagiamo con esso. In Giappone, esistono processi culturali che separano lo spazio pubblico da quello privato. Questi confini non sono rigidi, ma sono segnati da elementi naturali come cancelli, piante e pietre. Quando rivolgiamo la nostra coscienza verso questi oggetti e li connettiamo all’ambiente, lo spazio prende forma e significato. Un oggetto che incarna questo concetto è la tome-stone. Essa simboleggia la famiglia e funge da segno che delimita, restringe l’accesso e invita all’interazione. Nella mia casa, spostare la tome-stone apre lo spazio, creando un dialogo tra presenza e assenza. Essa porta con sé un significato personale profondo: è un richiamo astratto alla casa di mia nonna. Il giorno in cui ho imparato da lei ad annodare il nodo tradizionale della tome-stone è stato un momento cruciale, che mi ha connesso alla storia della mia famiglia. Il peso della pietra, la sua texture, i graffi visibili del tempo: tutto questo è un legame tangibile con il passato, dimostrando che la casa non è uno spazio statico, ma uno spazio vivo, in continua evoluzione attraverso storie e memorie.

La tome-stone sperimenta diverse percezioni dell’esistenza spaziale attraverso il contatto e il movimento. Come in un collage o un mosaico, immagini multiple possono generare interpretazioni o unirsi in un’unica entità. Lo spazio esiste in uno stato intermedio — oppure inclusivo — tra chi è davanti alla pietra e la propria percezione. Questa sensazione o memoria riaffiora ovunque io sia, attivando un forte senso di identità e connessione con la cultura giapponese e la storia della mia famiglia.

Home Pavilion of AustraliaHome, Pavilion of Australia, 19th International Architecture Exhibition of La Biennale di Venezia

Home in Fragments
Oshadi Abeygunasekera

MATERIALI: Argilla + Pietra + Ocra

“Casa è una sensazione, un profondo senso di familiarità, modellato dalle esperienze preziose e dalle immagini vivide dell’infanzia.”

Dichiarazione dell’artista
La mia idea di casa affonda le radici nella rassicurante familiarità dei ricordi d’infanzia e nel desiderio profondo di riconnettermi a quei momenti. Crescendo a Kandy, nello Sri Lanka, le montagne facevano sempre da sfondo ai miei ricordi più preziosi: osservare la luce che scivolava sulle cime, i tramonti che dipingevano il cielo, l’erba selvatica che danzava nella brezza e la raccolta di materiali dalla natura.

Queste esperienze hanno plasmato il mio senso di casa. Ora, ad Adelaide, ritrovo echi di quel legame nelle colline circostanti, nei momenti di quiete trascorsi nella natura, e quando il paesaggio si tinge di viola-malva al calar del sole.
Un oggetto che cattura questa sensazione di casa è un caleidoscopio realizzato a mano da mio padre, riempito con frammenti naturali che si trasformano in meravigliosi disegni. Proprio come i delicati pezzi nel caleidoscopio formano immagini armoniose, anche il mio senso di casa è una raccolta di memorie tranquille, in cui ogni frammento contribuisce a un insieme coerente e pieno di significato.

Sinossi Questo oggetto rappresenta il mio profondo legame con l’idea di casa, ispirato al paesaggio montano della mia infanzia a Kandy, nello Sri Lanka. La forma richiama il profilo e il movimento delle montagne, evocando un senso di familiarità e appartenenza—un ricordo delle radici su cui si fonda la mia percezione della casa. L’opera è la manifestazione tangibile di una collezione di memorie che evocano il sentimento di casa attraverso la materia, le texture e le emozioni.

L’uso dell’argilla riflette le qualità terrene del paesaggio, mentre i ciottoli frantumati aggiungono una dimensione tattile, connettendomi ai semplici piaceri dell’infanzia—osservare la natura, raccogliere materiali e creare con essi. Queste esperienze mi hanno ancorato, nutrendo un legame profondo con la terra e modellando la mia idea di casa.
Il trasferimento da Kandy ad Adelaide ha introdotto un nuovo paesaggio, ma la vista familiare delle colline ha continuato a radicare il mio concetto di casa. Ad Adelaide, le colline circostanti si tingono di viola al tramonto. Questa esperienza ha aggiunto un nuovo strato alla mia definizione di casa—uno che ora porto sempre con me. Ho incorporato questa esperienza nell’opera mescolando pigmenti d’ocra, che rappresentano non solo i colori mutevoli del paesaggio, ma anche il legame duraturo con la natura attraverso i materiali che scelgo di utilizzare.

Home Pavilion of AustraliaHome, Pavilion of Australia, 19th International Architecture Exhibition of La Biennale di Venezia

 

Home
Curatori: Anthony Coupe, Julian Worrall, Emily Paech, Sarah Rhodes
Espositori: Michael Mossman, Emily McDaniel, Jack Gillmer-Lilley, Kaylie Salvatori, Clarence Slockee, Bradley Kerr, Elle Davidson
Pavilion of Australia, Biennale Architettura 2025 Venezia
@ 2025 Artext

Share