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Pavilion of Australia
ASSEMBLY
Angelica Mesiti

 
Angelica MesitiAngelica Mesiti, ASSEMBLY, 2019 (production still) three-channel video installation in architectural amphitheater. HD video projections, colour, six-channel mono sound, 25 mins, dimensions variable. © Photography: Josh Raymond.



ASSEMBLY
una personale di Angelica Mesiti.

Un inedito video a tre canali, installato all’interno di un anfiteatro appositamente costruito, ASSEMBLY invita il pubblico a raccogliersi in un raduno semicircolare per affrontare una sceneggiatura multi-filmica. Ciascun schermo attira l’attenzione della platea verso diverse prospettive del nuovo mondo concepito dalla Mesiti, in cui ad un “contingente” raccolto dal “popolo” è consentito di disintegrarsi per poi ricrearsi, perennemente risolvendosi e rivoluzionandosi.

ASSEMBLY apre con “Michela”, una machina stenografica dell’ottocento modellata sulla tastiera del pianoforte, che viene usata nel Senato Italiano per trascrizioni ufficiali parlamentari al fine di assicurare trasparenza nell’ambito del processo democratico. L’inventore di Michela fu originariamente ispirato dalle notazioni musicali quali linguaggio universale. Mesiti utilizza questo dispositivo per codificare una poesia dello stimato scrittore australiano David Malouf, che viene poi messa a musica dal compositore australiano Max Lyandvert ed eseguito da un ensemble di musicisti.

Filmato nelle aule del Senato in Australia ed Italia, i tre schermi di ASSEMBLY vi trasportano nei corridoi, sale e parlamenti di governo, mentre attori, rappresentando la molteplicità delle genti che costituiscono l’Australia cosmopolita, si raduna, si dissolve e poi si riunisce per dimostrare la forza e la creatività di una comunità in evoluzione.

Angelica Mesiti Angelica Mesiti, ASSEMBLY, 2019 (production still) HD video projections, dimensions variable. Photography Bonnie Elliott.


In ASSEMBLY, un’adunata comunitaria diventa un affare precario, una correzione necessaria ed un mezzo per far riconoscere a quelli in potere la forza collettiva del “popolo”.

“Attraverso sia la metafora delle traduzione che l’azione stessa, sto esplorando l’imperativo, assai umano e sempre più urgente, che proviamo di radunarci in maniera fisica, in uno spazio fisico in questi tempi così complessi”, ci dice Angelica Mesiti.
“La Traduzione è stata per me un’indagine ed una metodologia particolare per diversi anni. In ASSEMBLY, esploro lo spazio in cui la comunicazione si sposta dalle espressioni verbali e scritte a quelle non-verbali, gestuali e musicali. Quest’ultima crea una specie di codice sul quale possono essere sovrapposti significato, desideri e memoria”.

Juliana Engberg, curatrice del Padiglione Australia 2019, ci precisa, “Da testo a codice, da musica a movimento, da azioni ad occupazioni, ASSEMBLY rappresenta la maniera in cui la società si raduna ed costruisce su sé stessa.

“Le trasposizioni musicali di Mesiti sono generative, inclusive e celebrative. Un futuro che è molteplice e fluido. Attraverso la poesia e la metafora, Mesiti ci mostra la gioia nel creare uno spazio accogliente per “l’altro” nella comunità. ASSEMBLY utilizza e personifica le energie d’esilio di quelli che cercano appartenenza nella comunità - il giovane, la donna, l’indigeno, l’arrivato, l’esiliato, lo speranzoso, il rifugiato e l’artista.

“La loro rappresentazione aggiunge strati al paesaggio della partitura di Lyandvert e metaforicamente rappresentano la diversità necessaria in una democrazia complessa e funzionante,” aggiunge Engberg.

Angelica Mesiti Angelica Mesiti, ASSEMBLY, 2019 (production still) HD video projections, dimensions variable. Photography Bonnie Elliott.


Angelica Mesiti ASSEMBLY
Juliana Engberg

Attraverso lo sviluppo di traduzioni eseguite negli stili di polifonia, dissonanza e cacofonia che culminano in un momento di armonia provvisoria, Angelica Mesiti ha creato un possibile mondo in cui a un gruppo potenziale di persone è permesso disintegrarsi e determinarsi, perennemente riformando e rivoluzionando se stesse.
Mesiti utilizza la macchina stenografica Michela per ricodificare un poema dello scrittore australiano David Malouf, poi trasposto in musica del compositore Max Lyandvert, e quindi eseguito da una serie di musicisti. Così facendo, Mesiti esploda Il potere trasformativo della comunicazione “complessiva”, attraverso l'interpretazione e linguaggi non verbali. Mesiti utilizza inoltre i gesti performativi di protesta e le tecniche di ascolto profondo della compositrice femminista Pauline Oliveros, per mettere in evidenza il potere delle forme di comunicazione che operano, su una frequenza differente, nei più recenti dibattiti interni ai movimenti democratici.
Mesiti ambienta il suo film in un'architettura del potere, le camere del Senato d’Italia e Australia, e usa musica e performance, passando dal testo al codice, dalla musica al movimento, dalle azioni alle occupazioni, per rappresentare il modo in cui una società si assembla e si costituisce su se stessa.La vibrante energia che riesce a scatenare ci dà prova di quanto sia forte il concetto di comunità e comunanza in un momento in cui la “democrazia” è in crisi, debole e frammentata.
Mesiti ha concretizzato questo desiderio di unione nell'installazione architettonica veneziana che ospita i suoi video proiettati su 3 schermi. Il pubblico è portato a mettersi nella forma simbolica del cerchio ed invitato ad accomodarsi all'interno di un piccolo anfiteatro. Qui incontra uno scenario multiplo -tre schermi ciascuno attirando l'attenzione del pubblico su diversi punti di vista. In questo modo Mesiti rendi attivo il pubblico e lo incoraggia ad essere partecipativo, attento alle piccole manovre e alle mutevoli sensibilità che lei stessa ha orchestrato.
Attraverso la traduzione Mesiti pone l'accento sull'ascolto variegato e su una serie di prove che, una volta messe in atto, rappresentano meglio le persone e creano un futuro positivo. Mesiti mostra quanto sia necessario creare un luogo ospitale per l'”Altro” nel processo di governo e nella società. Attraverso mezzi musicali e poetici riesce a dare immagini alla teoria di Michael Hardt and Antonio Negri secondo cui: “le assemblee democratiche orizzontali non si aspettano né cercano l'unanimità, ma sono invece costituite da un processo plurimo aperto a conflitti e contraddizioni. Lo scopo dell'assemblea... è di trovare modi per collegare visioni e desideri diversi in modo tale da poter stare insieme in modi contingenti... una concatenazione di differenze”*.

Angelica Mesiti Angelica Mesiti, ASSEMBLY, 2019 (production still). HD video projections, dimensions variable. Photography Bonnie Elliott.


*Michael Hardt e Antonio Negri “dichiarazione”, autopubblicazione, senza numero di pagine, distribuito da Argo Navis Author Services, eISDN: 97807867522911, 2012.

 

Angelica Mesiti
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Curatore: Juliana Engberg
Padiglione dell'Australia alla 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia
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@ 2019 Artext

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