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spazio-thetis Spazio Thetis,
Arsenale Novissimo, Venezia



bunker/chapel
di Francesca Sganzerla

 

La Thetis SpA prosegue la sua politica di valorizzazione dell'antico spazio arsenalizio e sceglie di puntare su giovani promesse dell'arte italiana insieme a nomi già storicizzati promuovendo - nel contesto della 52. Esposizione Internazionale d'Arte veneziana - una serie di eventi e mostre d'arte. Tra questi l'inaugurazione della bunker/chapel della Sganzerla si distingue per la peculiarità e l'importanza dell'intervento che trasforma una architettura storica in una installazione artistica permanente, operando uno spostamento di significato rispetto alla originale destinazione d'uso e quindi alle aspettative del fruitore.


Come in una apparizione improvvisa, complice anche la vegetazione che si fa spazio tra i manufatti, il visitatore si trova immerso in una atmosfera di mistero e d'incanto. L'antica struttura della "casamatta" (una casa rinforzata atta a difendere un impianto industriale strategico) rispetta il tipico cilindro interrato per la metà della sua altezza e sormontato da una cupola a punta, volutamente lasciato inalterato. La meraviglia si svela attraversando l'angusto corridoio d'entrata, scendendo i gradini, dentro il piccolo edificio circolare che ora sembra un luogo di meditazione, o di preghiera, a suggerire un diverso ordine della storia.
Dall'ingresso dipinto di bianco, che cerca e riflette il chiarore atmosferico, si accede ad un ambiente rischiarato dalla luce della cupola lavorata in foglia d'oro. Mentre le pareti, assecondando un movimento centrifugo, sono state trattate con strati di acrilico (bianco, giallo ocra, rosa e grigio verde per sporcare) e graffiate in maniera minima, aggiungendo e mettendo in rilievo le imperfezioni e i segni che già esistevano nel muro. Un candeliere in ferro battuto (proveniente dalla chiesa di S. Polo e donato per intercessione della Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari) è l'unico oggetto che richiama la presenza umana, con un tacito invito all'offerta e alla partecipazione. Esteticamente questo è un elemento forte, poiché assorbe la luce, e impedisce la vertigine dello sguardo ribadendo il ritmo verticale delle strette feritoie che dialogano con l'esterno.


In una ricerca condotta dall'architetto, urbanista e filosofo Paul Virilio su queste costruzioni rinforzate erette durante la II guerra mondiale (Bunker Archéologie, 1975), già si poneva l'accento sul loro potere di suggestionare come moderni monoliti, "piccoli templi senza religione".
E' in questo senso che Francesca Sganzerla agisce sulla percezione dello spazio e si concentra su di una dimensione spirituale universale. La solida architettura esterna in cemento protegge un interno sobrio ma prezioso, che mantiene i segni della sua storia come se fosse stato da sempre un luogo di raccoglimento. Contrariamente alle immagini e alle sensazioni oppressive cui ci rimanda l'idea di un bunker, questo lavoro comunica protezione e rifugio, manifestando semplici associazioni mentali e riflettendo sulla dinamica esterno/interno.



 
 
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