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botto&bruno  

BOTTO & BRUNO
a cura di Stefano Pezzato


Kids’ Riot (In The House of Lost Sound)
Installazione e video di Botto&Bruno

 

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[Lounge /Project Room]

Botto&Bruno hanno incentrato da oltre un decennio la propria ricerca artistica sull’immaginario dello spazio urbano. Le loro opere sono ambienti in scala iperreale che catapultano direttamente lo spettatore sulla scena e stampe (“fotomontaggi”) che risucchiano dentro alla visione d’intere porzioni di città in disfacimento.
Di Botto&Bruno il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci presenta ora la mostra Kids’ Riot (In The House of Lost Sound) – aperta fino al 23 marzo 2008 – in cui, attraverso un video inedito e un’installazione ideata appositamente per la Lounge, i due artisti ‘ridefiniscono’ l’attualità. In occasione della mostra al Centro Pecci, a Officina Giovani – Cantieri Culturali Ex Macelli saranno presenti gli elaborati del workshop che Botto&Bruno hanno tenuto a Prato durante lo scorso mese di settembre.

Kids’ Riot (2006), il video inedito che dà il titolo alla mostra, presenta una battaglia a colpi di scatole di cartone improvvisata da bambini di strada, attori inconsapevoli che si affrontano e si scontrano senza mai infierire l’un l’altro, anzi col più grande che aiuta il più piccolo in caso di bisogno. Il tutto è ripreso da lontano e proposto in bianco e nero con un montaggio rallentato, accompagnato da un crescendo musicale hardcore che si conclude in un urlo liberatorio e un calcio metaforico al mondo dei consumi e dei rifiuti prodotto dagli adulti.

In The house of lost sound (2007), l’installazione site specific prodotta al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, è invece una costruzione paradossale composta da frammenti di edifici preesistenti, fotografati e riprodotti in scala reale sulla superficie di un parallelepipedo (ancora una scatola) che s’inserisce in diagonale occupando parte dello spazio interno e di quello esterno al piano terra del museo. Dentro e fuori, che in quest’area sono già messi in comunicazione tramite una parete vetrata, si annullano per effetto di questa presenza ingombrante. Quindi si raddoppiano, come in un congegno di scatole cinesi, nel vano praticabile all’interno della costruzione, dove si dischiude un mondo immaginario di disegni e collage attaccati alle pareti.

Queste ridefinizioni dell’attualità, lasciate sul terreno o sedimentate sui muri come tracce del loro passaggio, sono naturalmente i due artisti che, allo stesso modo degli attori anonimi all’interno di ambienti e fotografie, interpretano in prima persona l’archetipo di un’umanità silenziosa, vigile e ribelle. Il loro è un atteggiamento da flaneur che vagano nella città senza una destinazione prefissata, scansando i luoghi abituali frequentati dalla massa alla scoperta di tesori sconosciuti e posti nascosti da abitare.

Le immagini ‘de-strutturate’ di Botto&Bruno
Per l’occasione il Centro Pecci pubblica un catalogo bilingue italiano/inglese che contiene oltre cento riproduzioni di opere inedite prodotte da Botto&Bruno dal 2002 ad oggi, oltre a testi del curatore Stefano Pezzato, del sociologo Massimo Ilardi e del giornalista e musicista Silvio Bernelli.

Come ha scritto Stefano Pezzato: “Quella di Botto e Bruno non è un’arte di memoria, che si rivolge a ciò che è stato; è piuttosto un’arte che apre varchi sulle pareti, che squarcia gli spazi chiusi di gallerie e musei per darci la possibilità di guardare fuori ciò che sta accadendo intorno a noi. Essa porta con sé tutta la tensione di un presente instabile, frammentario, di una sospensione temporale che ci preannuncia, beckettianamente, l’avvento di qualcosa che al momento è assente.
Botto e Bruno impiegano la fotografia come semplice supporto con cui attuare un’operazione meditata di selezione, ritaglio, collage e ritocco delle immagini, non come processo documentativo ne come strumento linguistico o forma di adesione estetica alla realtà suburbana in cui vivono e operano.

La loro destrutturazione delle fotografie (scattate nel corso di perlustrazioni nelle periferie) in tanti frammenti distinti fa si che ogni ricomposizione successiva assomigli a un puzzle in grado di tenere insieme e far recepire i singoli pezzi di cui si compone, nonostante eventuali errori di prospettiva, sproporzioni fra le parti, incongruità fra gli elementi accostati o fra i piani sovrapposti. Sono proprio queste distorsioni, questi travisamenti resi manifesti dal montaggio manuale delle immagini, a sottolineare la natura frammentaria di un approccio alla realtà che intende ricostruirla a posteriori anziché riprodurla direttamente come fa la fotografia, evitando pure le falsificazioni mascherate e le illusioni della manipolazione digitale.
Gli edifici sono scoperchiati, tranciati, fatti a pezzi prima di venire ricomposti in nuove visioni e una volta montati fanno da quinte opache, impenetrabili, a luoghi fatiscenti, a spianate di fango e cemento ricoperte di erbacce, pozzanghere, scarti e macerie, interstizi dimenticati ai margini della città. Essi finiranno in rovina o saranno demoliti, proprio come avviene agli interventi in situ dei due artisti torinesi che sopravvivono solo attraverso documentazioni fotografiche.

Botto&Bruno
Gianfranco Botto e Roberta Bruno, in arte Botto&Bruno, sono nati entrambi a Torino rispettivamente nel 1963 e nel 1966; vivono e lavorano in coppia dai primi anni novanta.
Hanno tenuto numerose mostre personali in Italia e all’estero, tra l’altro al Palazzo delle Esposizioni di Roma (2000), al Chealsea Kunstraum di Colonia (2002), al Mamco di Ginevra (2003), al Mamac di Nizza e alla Fundacio La Caixa di Barcellona (2004), all’Ecole Nationale des Beaux Arts di Lione (2005).
Hanno partecipato a varie rassegne e mostre collettive, fra cui The Memory of a Meeting Place al New Museum di New York (1998), Passaggi Invisibili al Palazzo delle Papesse di Siena (1999), Futurama: arte in Italia al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato (2000), Paysages urbains a Le Quartier Centre d'Art Contemporain de Quimper (Francia, 2000), Platea dell'Umanità alla Biennale di Venezia (2001), Busan Biennale (Sud Corea, 2002), Apocalittici e Integrati. Utopia nell'arte italiana di oggi al MAXXI - Museo nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma (2007).
Il loro lavoro ha ottenuto diversi riconoscimenti, quali il Premio Torino incontra... l'arte dell’Associazione Arte Giovane di Torino (1998), il Premio artista dell’anno a Cortina d’Ampezzo (2002), la Residenza presso Couvent des Récollets di Parigi (2004).


Scritti su Botto&Bruno
- Sulla linea di confine - Masimo Ilardi.
- La casa dei suoni perduti - Silvio Bernelli.
- Incursione nella città perduta di Botto e Bruno - Stefano Pezzato.

 
 
  Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci. Viale della Repubblica 277 Prato. Info: +39 0574 5317
Botto&Bruno. Kids’ Riot Prato, 28 ottobre 2007 – 23 marzo 2008 Orario : 10-19, chiuso martedì
www.centropecci.it - mail - info@centropecci.it