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Barter book
Michelangelo Consani


«Perché dovrei preoccuparmi della posterità?» diceva Marx
(non Karl, ma Groucho), «forse la posterità si è preoccupata
per me?». Effettivamente, si può pensare che per l’avvenire
non valga tormentarsi per assicurarsi che ci sia e che
sia meglio dar fondo il prima possibile al petrolio e alle
risorse naturali piuttosto che avvelenarsi l’esistenza con
il razionamento. Questo punto di vista è assai diffuso nelle
elites, e lo si può comprendere, ma implicitamente lo troviamo
anche in un gran numero di nostri contemporanei. Oppure,
come scrive Nicholas Georgescu-Roegen: «Forse il destino
dell’uomo è di avere una vita breve ma febbrile, eccitante e
stravagante, piuttosto che un’esistenza lunga, vegetativa e
monotona» (Nicholas Georgescu-Roegen, La décroissance,
edizioni Sang de la terre, 2006).
Certo, bisognerebbe che la vita dei moderni super-consumatori
sia veramente eccitante e che, al contrario, la sobrietà sia
incompatibile con la felicità e anche con una certa esuberanza
gioiosa.E poi anche, come dice molto bene Richard Heinberg:
«Fu una festa formidabile.
La maggior parte di noi, almeno quelli che hanno vissuto nei
paesi industrializzati e non hanno quindi conosciuto la fame,
hanno apprezzato l’acqua calda e fredda dal rubinetto, le auto
a portata di mano che ci permettono di spostarci rapidamente e
praticamente senza fatica da un posto all’altro, o ancora altre
macchine per lavare i nostri vestiti, che ci divertono e ci
informano, e così via».


da "La Festa è finita"
di Serge Latouche



Pubblicato in occasione della mostra
Michelangelo Consani — DYNAMO
Firenze
EX3 Centro per l’arte contemporanea
30.04.2010 — 10.06.2010

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