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Padiglione Francia
Xavier Veilhan
Studio Venezia

 
Xavier Veilhan



Il progetto
Studio Venezia, padiglione musicale di Xavier Veilhan

"Immagino un ambiente globale: un'installazione immersiva che riconduca i visitatori nel mondo dello studio di registrazione - e che questo sia ispirato al lavoro pionieristico di Kurt Schwitters, il Merzbau (1923-1937). I musicisti provenienti da tutti gli ambienti sono invitati a ridare vita a questa scultura, studio di registrazione, e in quanto diventerà sede delle loro creazioni durante i sette mesi della Biennale. Il padiglione unisce le arti visive e la musica, con un cenno non solo al Bauhaus e agli esperimenti del Black Mountain College ma anche a Station to Stationdi Doug Aitken".
-Xavier Veilhan

Il padiglione Francese della Biennale d'Arte di Venezia 2017 sarà trasformato da Xavier Veilhan e dai curatori del padiglione, Christian Marclay e Lionel Bovier, in uno spazio musicale in cui i musicisti professionisti provenienti da tutto il mondo lavoreranno per tutta la durata della mostra.
Non è un caso che la parola "studio" sia in inglese che in italiano sia usata per indicare un luogo che ospita sia musicisti che artisti. Il lavoro in team è uno dei pilastri centrali dell'atelier di Xavier Veilhan che ha sempre motivato il suo desiderio di collaborazione, al contrario della comune percezione del "solitario creatore". Studio Venezia è pienamente in linea con questo desiderio, riunendo tra gli altri musicisti, tecnici del suono, programmatori e produttori.
In questa installazione immersiva che riprende le linee architettoniche inizialmente disegnate per il padiglione Francese (progettato nel 1912 dall'ingegnere Veneziano Faust Finzi), pavimenti, pareti e soffitti collidono per formare un paesaggio di legno e stoffe per rivelare uno studio di registrazione completamente operativo. Ispirato ad additivi e ai metodi di costruzione intuitivi. L'insieme generale dell'opera rievoca non solo il Merzbau di Kurt Schwitter ma anche i dispositivi fonici utilizzati durante le registrazioni.
Numerosi strumenti, che saranno integrati nello spazio, consentiranno ai musicisti di diversi orizzonti e generi (dalla classica all'elettronica e dalle nuove composizioni musicali agli stili folklorici) di lavorare nel sito, sia individualmente o in collaborazione. La presenza di tecnici di suono e una lista impressionante di musicisti garantirà la possibilità di sperimentare con il suono, incoraggiando allo stesso tempo collaborazioni inaspettate. I musicisti saranno liberi di decidere come usare il loro tempo nel padiglione e conserveranno la piena proprietà delle loro performance, si produrra quindi con le proprie registrazioni una compilazione insieme al lavoro con gli altri.

Anziché partecipare a concerti, i visitatori saranno invitati ad ascoltare, guardare e supportare le creazioni musicali in progress. Uniche azioni che sostituiranno gli spettacoli e il loro consumo sarà spazio alla scoperta - sia contemplativa e come può esserelo - quando gli individui si spostano all'interno di una installazione. I visitatori parteciperanno a queste sessioni più per caso che attraverso la pianificazione, mentre le attività del padiglione si estendono nei 173 giorni effettivi della Biennale e l'elenco dei musicisti presenti sarà solo parzialmente svelato in anticipo. Il creatore del progetto, che sarà presente durante i sette mesi della Biennale, spera che il padiglione diventi uno spazio vivente e di ampio respiro piuttosto che un recipiente passivo per programmi.
Circa un centinaio di musicisti provenienti dai diversi paesi arriveranno a Venezia per lavorare, pensare e eseguire musica per il pubblico degli amanti dell'arte che non sono necessariamente lì per ascoltarli. Il team che sta dietro il progetto spera che sia considerata come esperienza unica nel suo genere che consente una forma di interazione che spezza il dominio di un'industria culturale che si dichiara custode di entrambe "frange" e "unplugged". I motivi trattati che conducono alle stesse vecchie gerarchie tra musicisti rinomati, sperimentali e amatoriali saranno riorganizzati, portando ad un programma sensibile che i visitatori non conoscono in anticipo. I mezzi digitali saranno utilizzati per prolungare e stimolare l'esperienza dei visitatori. Un'applicazione trasmette in tempo reale il sonoro del padiglione.
Dal momento dell'ideazione del progetto, Xavier Veilhan ha pensato alla sua mostra di Venezia non come fine in sé ma come primo passo di un viaggio internazionale. Questa dinamica di percorso corrisponde pienamente alla filosofia che sta dietro il progetto, che funziona, in parole proprie, come "riflettore musicale". Sensibile alla realtà e alla posizione geografica dell'installazione, Xavier Veilhan ha invitato musicisti che sono l'incarnazione del paese e la città - ma anche quelli che passano in determinate date - e offre loro un'esperienza musicale unica nello spazio appositamente progettato del padiglione . Questo principio guida cambierà e si manifesterà in modo diverso a seconda del contesto. Grazie agli inviti di diversi partner attraverso l'Instituto Francese, Studio Venezia sarà poco dopo Studio Buenos Aires e Studio Lisbona. Il progetto sarà presentato nel luglio 2018 presso la CCK di Buenos Aires, poi in autunno presso il MAAT, nuovo museo di arte, architettura e tecnologia di Lisbona.

Xavier Veilhan Xavier Veilhan, Studio Venezia (2017) Installation view French Pavilion, Biennale di Venezia.


Intervista con Lionel Bovier

Dove si colloca Studio Venezia nell'insieme delle altre opere di Xavier Veilhan?

Si tratta di un ambiente immersivo che si inserisce insieme a opere quali La Forêt (1998) e La Grotte (1999), a spazi destinati a valorizzare l'esperienza dei visitatori e per i quali le principali funzionalita di attivazione andavano oltre l'apprezzamento puramente estetico.

Sebbene un interesse per la musica sia anche palpabile nelle opere recenti come The Producers (2015), i musicisti del progetto del Padiglione Francese si trovano nella condizione di rappresentare ma come ospiti, come se l'idea fosse quella di dar vita ad una "comunità". Esplorando il legame tra questi tre tipi di creazioni (immersiva, scenica e musicale), Xavier Veilhan si propone di aprire un nuovo capitolo nel suo lavoro.

Qual è la sfida principale di questo progetto per la Biennale di Venezia?

Come nelle precedenti sculture immersive, si offre un quadro e un contesto: è uno spazio per cui l'uso non è stato interamente deciso (possiamo esplorare La Forêt ma possiamo anche dormire, leggere e parlare ad altri, ad esempio). Nel padiglione Francese vi saranno musicisti che creeranno una narrazione per questa esperienza attraverso i loro esperimenti musicali sul luogo.
Inoltre, la musica che verra creata in un dato momento non sarà più ripetuta: ogni visita al padiglione sarà unica a seconda dei musicisti presenti, siano essi un'icona musicale ben conosciuta, uno studente di conservatorio o un DJ. E 'anche la prima volta che un artista presenta un padiglione Francese che costruisce ponti con la città di Venezia: il padiglione può infatti accogliere musicisti invitati da un'istituzione Veneta e anche i musicisti residenti del padiglione avranno accesso a tutti i servizi di Venezia.

Come definiresti la relazione che sarà prodotta dai musicisti ospiti e i visitatori del padiglione?

Si tratta di mettere i musicisti in una situazione sperimentale caratterizzata da condizioni di lavoro uniche e consentire ai visitatori di avvicinare questi musicisti in un modo altrettanto unico. Realizza in una certa misura il sogno di un artista che immagina un momento di convivialità e ospitalità per un gruppo di creatori.

Per Xavier Veilhan, che si è posto queste questioni sulle condizioni necessarie per creare immagini e oggetti e ciò emerge fin dagli anni '90, il padiglione è un laboratorio, tanto per i musicisti che creeranno la loro musica al di fuori dei normali canali commerciali, come per i visitatori, che saranno in grado di fare scoperte musicali al di fuori del tradizionale concetto del concerto. È questa situazione mediale che Xavier Veilhan offre con il padiglione, che risulta tanto come spazio espositivo quanto quello sperimentale.

Xavier Veilhan Xavier Veilhan, Studio Venezia (2017) Installation view French Pavilion, Biennale di Venezia.


 

Xavier Veilhan Studio Venezia
Curatrici: Lionel Bovier e Christian Marclay
57. La Biennale di Venezia Biennale Arte 2017
Site   Xavier Veilhan >
@ 2017 Artext

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