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Pavilion of Switzerland
Moving Backwards
Pauline Boudry / Renate Lorenz

 
Moving Backwards



In occasione della 58. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, il duo di artiste Pauline Boudry / Renate Lorenz trasformerà il Padiglione svizzero in un’ampia installazione immersiva. In un’epoca di massiccio ripiegamento su se stessi, il loro progetto, intitolato «Moving Backwards», esplora le pratiche resistenziali, coniugando tecniche di guerriglia, coreografie postmoderne, danze urbane ed elementi della cultura underground queer.

La curatrice Charlotte Laubard, responsabile del Padiglione Svizzero 2019, ha invitato le artiste Pauline Boudry / Renate Lorenz a presentare una nuova installazione filmica per il Padiglione. L’esposizione, dal titolo «Moving Backwards», si riallaccia alla situazione politica attuale, con le sue forze regressive e reazionarie di chiusura verso l’altro e tutto ciò che è diverso. Davanti alla vastità di questa tendenza al ripiegamento, le artiste, invece di praticare un’opposizione frontale, propongono di considerare queste «retromarce» come un paradigma che potrebbe generare altre forme di resistenza e di azione.

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Partendo dalla percezione di essere respinti indietro per i recenti avvenimenti reazionari, Moving Backwards esplora pratiche di resistenza, combinando coreografie postmoderne e danza urbana con tecniche di guerriglia ed elementi di cultura queer underground. Alla fine, questo svantaggio potrebbe trasformarsi in uno strumento di lavoro, Boudry/Lorenz inaugurano questo ambiente sperimentale con un riferimento alle donne della guerriglia curda che per ingannare i loro nemici, camminando in montagna e spostandosi nella neve da un posto all'altro, indossano le scarpe nel modo sbagliato. Le tracce mostrano che stanno camminando indietro, ma in realtà camminano in avanti. Gli artisti ci chiedono se è possibile usare l'ambivalenza tattica di questi movimenti indietro-avanti come una sorta di incontro per ri-organizzare desideri e trovare altri modi di esercitare le libertà.  

Poco dopo essere entrati nel padiglione i visitatori si trovano su un ampio palcoscenico, comprendendo di essere entrati nel padiglione dal "backstage" e che adesso si trovano nella esatta posizione di un gruppo di performers. Mentre si avvia il film, si rendono conto che occupano lo stesso spazio dove questi si esibiscono. Il film include cinque perfomers provenienti da contesti di danza diversi, a volte interrotti da un a "solo" di un grande sipario di paillettes luciccanti, che appare sia sullo schermo che fuori, giocando con la separatezza e il potere di collegamento, un tema questo che è presente nelle loro mostre e in precedenti installazioni. Mentre la telecamera del filmato si muove continuamente sui binari da destra a sinistra e da sinistra a destra con un proprio ritmo costante e stabile, gli esecutori/danzatori entrano individualmente o in gruppi.
Tutte le scene sono create in modo da sollevare dubbi sulla spazialità e temporalità delle direzioni. Parti dei movimenti, assoli e danze di gruppo si svolgono a ritroso, altre sono invertite digitalailmente, ma in modo sottile e sempre mutevole che non permette mai agli spettatori di essere sicuri di ciò che stanno vedendo. In contrasto con lo sfondo scuro e i costumi dai colori scuri, un paio di lucidi stivali blu stile western, puntano in due direzioni allo stesso tempo, e le scarpe da ginnastica marrone-arancio delle guerrigliere Curde sono visivamente in primo piano, indicando la crescente perplessità su dove ci troviamo. Anche il paesaggio sonoro del film include il rumore del fruscio dei movimenti invertiti, così come un pezzo di un inno suonato all'indietro e di una house remix di DJ Sprinkles suonato in avanti mentre le immagini scorrono al contrario. Ogni singola scena è complicata e giocata con la nozione di movimenti all'indietro e con la loro temporale e spaziale sfida ai limiti della linearità e del progresso.

Gli artisti definiscono l'ambiente del padiglione un “abstract club”. Questo club astratto non ha lo scopo di simulare un night club ma evocare un ambiente eterotopico che permette di fare esperimenti con i desideri. Si dota del supporto di espedienti come luci, suoni e oggetti. Sconvolge i punti di vista. Il club astratto potrebbe essere uno spazio che mina la capacità di ordine e classificazione. E si collega anche alla storia underground e alle drag performances, che sono tuttora molto importanti per una politica anti-razzista e queer.

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Venezia, Febbraio 2019

Dalla sala principale un altro corridoio conduce i visitatori dietro un grande bar, entrando così nello spazio dalla sala principale per la seconda volta. Si trovano nella posizione di un barista e devono girare intorno al grande mobile/scultura disposto sulla loro strada verso la sala delle sculture e il giardino del Padiglione. Citazioni da un queer bar club di Berlino - tra i preferiti dagli artisti - sono realizzati con la tecnica del trompe l'oeil alcuni dei pannelli frontali del bar, che mostrano le loro tracce sporche di storie vissute e riprendono ulteriormente il tempo e la vita quotidiana nell'inganno spaziale. Nel bar i visitatori trovano un giornale con le lettere scritte al pubblico da una serie di artisti, coreografi, attivisti e studiosi che affrontano la politica mondiale del movimento.  

Il giardino del Padiglione Svizzero è stato progettato come luogo di incontro, lettura e permanenza del pubblico, per passare del tempo insieme.  

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Venezia, Febbraio 2019

Caro visitatore,

Non ci sentiamo rappresentati dai nostri governi e non siamo d'accordo con le decisioni prese nei seguenti ambiti in nostro nome. Osserviamo le Nazioni Europee che costruiscono muri giganteschi e recinti intorno ai confini, che non sono affatto utili per principio, o respingendo le navi di salvataggio dai porti. Il filosofo Achille Mbembe parla della “Society of Enmity”. Lo studioso queer José Esteban Muñoz definisce lo stato attuale una “prison house.” La gente smette di usare il genere neutro del linguaggio per tornare dai loro gruppi polimorfi alle famiglie tradizionali. Discorsi di odio non solo sembrano accettabili, ma diventano un veicolo di aggressività che ci blocca in ciò che è considerata una vita normale. Vi sentite a volte come se foste costretti e in modo forzato a regredire?

Naturalmente non abbiamo una ricetta. Ma dopo aver fatto un respiro profondo, siamo pronti a trasformare questo svantaggio in uno strumento: spostiamoci collettivamente all'indietro.

Le donne della guerriglia Curda indossano le scarpe nel modo sbagliato per camminare da un posto all'altro tra le montagne innevate. Questa tattica ha salvato le loro vite. Sembra come se stessero camminando all'indietro, ma in realtà camminano in avanti. O viceversa.

Prendiamo questa storia come punto di partenza per il progetto: possiamo usare la tattica ambivalente di questo movimento come mezzo per riunirsi, riorganizzare i nostri desideri, e trovare il modo di esercitare la libertà? Può la sua finta arretratezza combattere anche la nozione di inevitabilità del progresso?

Ci muoveremo all'indietro e penseremo ai modi in cui vogliamo vivere con i nostri cari ma anche con tutti gli altri. Ci sposteremo all'indietro, perché strani incontri potrebbero essere un piacevole punto di partenza per qualcosa di imprevisto.

Vostra,
Renate e Pauline

 

Moving Backwards
Pauline Boudry / Renate Lorenz
Curatrice: Charlotte Laubard
Padiglione della Svizzera alla 58. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia
Site   Moving Backwards
@ 2019 Artext

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