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Centro Pecci
La discoteca
Jacopo Miliani

 
La discotecaJacopo Miliani. La discoteca Installation View Centro Pecci ©Margherita Villani

La discoteca
Jacopo Miliani

Prato, 9 settembre 2021. Dal 10 settembre al 31 ottobre 2021 il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta La discoteca, mostra personale di Jacopo Miliani a cura di Elisa Del Prete e Silvia Litardi | NOS Visual Arts Production: una grande installazione ambientale audiovideo composta dalla proiezione del film omonimo e dalla scultura luminosa al neon Babilonia, insegna della discoteca immaginaria in cui è ambientato il film.

La discoteca, progetto che comprende la realizzazione del primo feature film dell’artista, della scultura e di una pubblicazione monografica che raccoglie tutta la ricerca legata al progetto, ha vinto l'ottava edizione di Italian Council - programma di promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura (MiC) - ed entrerà a far parte della collezione museale del Centro Pecci.

La discotecaJacopo Miliani, La discoteca, Jacopo Miliani e Eva Robin’s sul set del film, 2021. Photo © Sara Scanderebech.


IL FILM
Dopo diverse sperimentazioni nell’audio-visivo, con La discoteca Jacopo Miliani decide di relazionarsi al linguaggio del cinema sia attraverso la scrittura della sceneggiatura che la messa in scena registica. La vicenda del film è ambientata in un futuro distopico in cui un’autorità non ben identificata proibisce severamente di dare libero sfogo alle emozioni e il ballo, forma espressiva libera per eccellenza, è pertanto regolamentato da una rigida azione di controllo. L’autorità esercita il proprio potere sulle persone trasformandole in rose, entità a cavallo tra la vita e la morte, ma anche forme perfette a cui aspirare. In questo grottesco retro-futuro un’applicazione digitale che sorveglia le unità abitative seleziona gli esseri umani per una serata speciale in discoteca, luogo deputato a consumare un rituale finalizzato unicamente a portare avanti la specie secondo un atto rigorosamente controllato. Nella discoteca non vi è più traccia del divertimento, della scoperta dell’altro e dell’imprevedibile. È qui che Sylvester (Eva Robin’s) regina/tiranna del Babilonia, accompagnata dagli altri abitanti di questo luogo spettrale (Anna Amadori, Charlie Bianchetti, Kenjii Benjii e Alex Paniz), accoglie Didi (Eugenia Delbue) ed Ermes (Pietro Turano) i due giovani anti-eroi selezionati per il rituale dell’accoppiamento, che troveranno nei loro gesti e nei loro ricordi la possibilità di una diversa e sorprendente trasformazione.

La discotecaJacopo Miliani, La discoteca, Pietro Turano e Eugenia Delbue sul set del film, 2021. Photo © Sara Scanderebech.


La discoteca propone un’evoluzione e una sintesi della ricerca di Miliani sui temi inerenti il linguaggio del corpo, il ballo, i luoghi comunitari e la performatività del sé. Attraverso un'estetica marcata da numerosi riferimenti culturali e visioni surreali, l’artista propone una narrazione aperta in costante dialogo con lo spettatore riguardo ad argomenti come la costruzione dell’identità, la sfera della sessualità, la queerness, la fluidità di genere, il rapporto tra le scelte personali e quelle imposte dalla società. Il film copre svariati stili narrativi e combina diversi linguaggi focalizzandosi sui rapporti tra cinema, arte, performance, video e danza, ponendo il corpo al centro dell’esperienza non solo visiva, ma anche fisica dello spettatore. In un momento come quello attuale, in cui il corpo è costretto a nuove regolamentazioni, il film non vuole essere un documento diretto del tempo che stiamo vivendo, ma attraverso l’arte e la creatività vuole porre domande e stimolare interpretazioni. Inserendosi nell’attualità del discorso sulla ricerca performativa, l'opera di Miliani indaga sia le trasformazioni in atto nelle relazioni interpersonali che le dinamiche di controllo che sempre più ne dettano l'andamento.

La discotecaJacopo Miliani, La discoteca, Charlie Bianchetti sul set del film, 2021. Photo © Sara Scanderebech.


Il film La discoteca ha trovato la location principale nel Kontiki di Vigarano Mainarda. Inaugurata nel 1974 nel ferrarese, culla delle grandi discoteche degli anni '80 e ’90 e delle balere, il Kontiki nacque per concerti, spettacoli dal vivo e musical (aveva addirittura un suo corpo di ballo!) diventando un grande salotto musicale per artisti come Cocciante, De André, Renato Zero, Donna Summer, New Trolls, Rockets. Grazie all'amicizia tra il fondatore Gianfranco Roncarati e Gaetano Castelli, uno tra i più noti scenografi della televisione italiana conosciuto soprattutto per aver disegnato tanti palchi di Sanremo e di fortunati programmi TV come Canzonissima o Fantastico, il Kontiki vanta scenografie avveniristiche e in movimento, oltre ad arredi ricercati, che contribuirono a renderlo una meta del divertimento per oltre quarant'anni. Una lunga storia quella del Kontiki che Jacopo Miliani ha voluto a suo modo omaggiare allestendo qui, nella profonda provincia italiana, il set per il suo film, dando corpo a quella discoteca del retro-futuro in cui è ambientata la sua opera.

La discotecaJacopo Miliani, La discoteca, Kenjii Benjii sul set del film, 2021. Photo © Sara Scanderebech.


IL NEON
Appositamente per il film, Miliani realizza la scultura luminosa al neon Babilonia che diventa parte integrante del set cinematografico rinominando il luogo in cui è ambientata la storia. Col suo nome allusivo e metaforico la discoteca Babilonia è uno spazio composto da luoghi diversi che fanno eco al percorso di trasformazione che si sviluppa durante la narrazione del film e che vuole indurre anche lo spettatore a un cambiamento: "Babilonia” come insieme di voci, idee, linguaggi e identità fluide.

LA PUBBLICAZIONE
La discoteca è anche una pubblicazione edita da Viaindustriae publishing con la progettazione grafica di Alessandra Mancini. Grazie a una rete di collaborazione con il Centro di Documentazione “Flavia Madaschi” del Cassero LGBTI+ Center, l’Archivio Luca Lucati Luciani a tema LGBTQIA+ e la rivista “Babilonia” (mensile a tematica gay fondato nel 1982 da Felix Cossolo ed Ivan Teobaldelli e chiuso nel maggio 2009) e l’archivio personale dei fratelli Roncarati proprietari del Kontiki. La finalità del progetto editoriale non è quello di archiviare e documentare l’effimero, ma di condividere una raccolta di frammenti che compongono la ricerca personale condotta da Jacopo Miliani in parallelo alla costruzione del film. Il volume è organizzato in diverse sezioni che mirano a evidenziare come le discoteche possano essere interpretate quali contesti di contaminazione, trasformismo, relazioni amorose e gestualità dal forte potenziale politico e sociale, in grado di offrire una lettura sul presente e una prospettiva sul futuro. Nella parte testuale, contributi di Jacopo Miliani, artista, Elisa Del Prete, curatrice di NOS, Mariuccia Casadio, art consultant di Vogue Italia esperta di tematiche legate a cultura e stile, Luca Locati Luciani, saggista, e una conversazione con l’attrice del film Eva Robin’s.

LE COLLABORAZIONI
Oltre agli attori/attrici e alla troupe, il film si avvale della presenza eterogenea di svariate collaborazioni artistiche con creativi e creative attive sul panorama italiano e internazionale: Thomas Costantin (musiche originali), Annamaria Ajmone (partitura coreografica), Sara Scanderebech (foto backstage), Alessandra Mancini (progetto grafico). Jacopo Miliani ha inoltre scelto di collaborare con alcune realtà creative del made-in-italy attive a livello internazionale: Ilariusss, Nervi, PERUFFO Jewelry e Marsèll.

La discotecaJacopo Miliani, La discoteca, Kenjii Benjii, Anna Amadori, Charlie Bianchetti, Alex Paniz sul set del film, 2021. Photo © Sara Scanderebech.


L’ARTISTA
La pratica artistica di Jacopo Miliani tocca come tematiche principali la ricerca dell’identità, la performatività, l’universo queer, la relazione tra il linguaggio verbale e l’espressività del corpo. Attraverso una metodologia interdisciplinare, il suo lavoro si espande su diversi media dalla performance art al disegno e dal video alla scrittura; è infatti autore e curatore di alcuni libri su temi inerenti la performance. Dopo diverse produzioni audiovisive ha voluto intraprendere un’esperienza nel linguaggio cinematografico proprio attraverso il progetto La Discoteca (2021). Fiorentino di nascita si forma al DAMS di Bologna e al Central Saint Martins College di Londra. I suoi lavori sono stati presentati in gallerie e spazi museali in Italia e all’estero. Ha lavorato con diversi performers tra cui Jacopo Jenna, Annamaria Ajmone, Sara Leghissa, Antonio Torres, divaD, Benjamin Milan, Mathieu LaDurée, Eve Stainton. Per i suoi progetti a carattere interdisciplinare ha collaborato con il regista Dario Argento, lo scrittore Walter Siti, i fashion designers Boboutic, il produttore musicale Jean-Louis Hutha e la semiotica Sara Giannini. Ha al suo attivo mostre personali e collettive in diversi spazi espositivi tra cui: GUCCI Garden Cinema da Camera, Firenze (2019), GAMeC, Bergamo (2019), Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato (2019), Galeria Rosa Santos, Valencia (2018), Palais de Tokyo, Parigi (2017), David Roberts Art Foundation, Londra (2017), Kunsthalle Lissabon, Lisbona (2016), ICA studio, Londra (2015), MADRE, Napoli (2011), Studio Dabbeni, Lugano (2014 e 2010).
www.jacopomiliani.info

La discotecaJacopo Miliani, La discoteca, film still, 2021.


La discoteca
Jacopo Miliani
Frammenti

Il mio lavoro guarda alla performance come pratica e come metodologia, quindi la differenza, il non essere mai uguale, è alla base della mia ricerca. Non credo però che sia possibile descrivere questa differenza.

... per alcune performance, il suono è quello del corpo che si muove, bisogna saperlo ascoltare.

La discotecaJacopo Miliani, La discoteca, film still, 2021.


L’idea di fare un workshop come prima fase di lavoro per un film nasce dall’esigenza di calare fin da subito il linguaggio della performance dentro quello del cinema. Per questo motivo CASTING per LA DISCOTECA è stato un esperimento in cui i tempi dilatati del workshop incontrano le necessità di delineare dei personaggi precisi e caratterizzati. Per fare questo non sono partito chiedendo ai singoli partecipanti una possibile definizione della loro identità. Nel primo esercizio Casting Reverse-mode ho chiesto loro di fare a noi le domande sul progetto del film e attraverso le mie risposte ciascuno si è fatto un’idea personale de La discoteca che non è stata da subito condivisa. In questo modo si è invertito l’ordine: non è chi ospita a porre degli interrogativi a chi entra nello spazio, ma l’ospitalità si crea abitando il luogo. Per dare enfasi a questo processo, la successiva presentazione di ciascun performer (Dark Casting) è avvenuta a occhi chiusi favorendo così non solo l’emissione della voce, ma l’ascolto del corpo che ti è vicino: il buio aiuta a essere consapevole di non sapere chi è l’altro che ti sta accanto. A partire da questo assunto di non conoscenza e dall’ascolto si crea la possibilità dell’ospite: una parola ambigua che indica sia chi ospita che chi viene ospitato. Questa parola per me è alla base del processo educativo che non deve azzerare i ruoli, ma ricontestualizzarli attraverso una dinamica di scambio e trasformazione continua.

La discotecaJacopo Miliani, La discoteca, film still, 2021.


Successivamente abbiamo iniziato a lavorare con la musica (ho utilizzato dei pezzi composti dalla DJ, artista e amica Chiara Fumai) come propulsore di gesti e espressioni. Dopo questi esperimenti nasce l’idea di introdurre il ballo non come liberazione, ma come negazione. “Nella discoteca del futuro è proibito ballare”: cosa accade al corpo quando viene impartito quest’ordine? Le reazioni dei partecipanti sono state una sequenza di eventi che si creavano al momento: tutti diversi uno dall’altro, impossibili da trascrivere in modo fedele, ma che hanno impostato il lavoro di scrittura del film

Infatti, alla base della scrittura c’è sempre l’esperienza del corpo nello spazio che agisce e crea. Mi ha accompagnato in questa fase la coreografa Annamaria Ajmone, dal momento che ho sentito la necessità di confrontarmi con i performer non solo attraverso un linguaggio fatto di esercizi impartiti verbalmente. Annamaria, infatti, spesso traduceva le mie richieste di condivisione attraverso degli esempi di movimento che venivano ascoltati e si propagavano nello spazio attraverso il corpo dei performer. La dinamica di questa fase del workshop era scandita da una costante ambiguità tra le “regole” imposte e la loro libera interpretazione, per poi sfociare nella completa trasformazione scelta dai partecipanti. L’alternanza tra controllo e de-controllo è per me una componente fondamentale della performance art in cui la creazione avviene proprio a cavallo tra queste due dimensioni. Controllo e de-controllo sono le strutture alla base del progetto “La discoteca” in cui il futuro è visto come una possibilità diversa di agire a partire proprio da una eccessiva regolamentazione. Le regole ci permettono di giocare e di creare una comunità di giocatori che intrepretandole sapranno dare inizio a un nuovo linguaggio espressivo.

La discotecaJacopo Miliani, La discoteca, film still, 2021.


La discoteca è un luogo di aggregazione dove entri e non sai bene quel che accadrà. Se, per esempio, vai in discoteca per imbroccare, forse è la volta che vai in bianco. Ho iniziato a scrivere il progetto a dicembre 2019 e ho pensato a una discoteca in cui è proibito ballare. L’idea del controllo e delle proibizioni nasce da un immaginario legato alla crisi delle discoteche gay in seguito all’avvento del virus e alla propaganda che ha condizionato i nostri comportamenti sociali. Quello che pensavo fosse un futuro distopico si è concretizzato velocemente.

Nella costruzione del film La discoteca mi sono appoggiato molto ai miei riferimenti culturali, sono parte della scrittura; i film che vediamo e i libri che leggiamo influenzano il nostro fare.

Nel film ci sono molti giochi di linguaggio e tantissime reference. La discoteca si chiama Babilonia non solo in riferimento alla leggendaria città simbolo della nascita delle diverse lingue, ma è anche un riferimento all’omonima rivista gay (la prima in Italia a essere distribuita nelle edicole) fondata da Ivan Teobaldelli e Felix Cossolo nel 1982.

Quando ho pensato a una tiranna che abitasse dentro il club immaginato nel film mi è venuto subito in mente il nome di Sylvester in quanto regina del dancefloor e pioniera della disco-music. In quel momento stavo leggendo “Crisco Disco” di Luca Locati Luciani. Nel film però non ho voluto lavorare sull’identità, al contrario per me e importante creare dei corto-circuiti identitari e linguistici e quindi ho scelto Eva Robin’s per la parte di Sylvester.

Ho conosciuto Eva quando le ho proposto di partecipare al film.

Nonostante la sua grande esperienza in teatro e al cinema, lei si è affidata molto a me e ci siamo ascoltati a vicenda. Sul set è stata pura… magia!

La discotecaJacopo Miliani, La discoteca, film still, 2021.


«La discoteca è il mio primo film e ci sono arrivato con le mie ricerche sulla performance, il corpo e il linguaggio. Diversamente dai precedenti lavori in cui la parola non era presente a livello narrativo, in questa produzione la creazione di una storia è stata la fase iniziale da cui poi sono scaturite molte visioni. La fase di scrittura della sceneggiatura è iniziata attraverso delle immagini personali che avevano la necessità di confluire in una struttura discorsiva e questo è avvenuto grazie all’aiuto della regista e sceneggiatrice Gaia Formenti con cui ho collaborato. Successivamente ho lavorato con la coreografa e danzatrice Annamaria Ajmone per quanto riguarda il movimento e Giancarlo Morieri per la direzione della fotografia. Le immagini si sono fatte parole e poi hanno dovuto trovare dei corpi che le abitassero.

«Non c’è un ordine gerarchico delle cose e per tanto non ci sono filoni prioritari o secondari, ma si tratta appunto di una stratificazione o meglio di un confluire di immagini, sensazioni, emozioni, suoni, colori, abiti, oggetti. Tutto è stato pensato nei minimi dettagl...

Sento inoltre che da questo progetto ho imparato molte cose nuove, soprattutto per quanto riguarda il linguaggio cinematografico che chissà mi piacerebbe continuare a sperimentare, anche se si tratta di percorsi che richiedono tempo, energie e supporto. Per quanto riguarda il futuro…l’idea di immaginare un futuro distopico nasce proprio dall’esigenza di attingere dal passato per concentrarmi sul presente, senza aspettare ma lasciandomi sorprendere».

La discotecaJacopo Miliani, La discoteca, film still, 2021.


 


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