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Palazzo Strozzi
JR
La Ferita

 
JRJR, La Ferita 2021, Photo by JR


JR. La Ferita

L’artista francese re-immagina Palazzo Strozzi attraverso una nuova installazione site specific che propone una riflessione sull’accessibilità alla cultura nell’epoca del Covid-19.
Dal 19 marzo 2021 Palazzo Strozzi cambia volto attraverso l’intervento di JR, artista contemporaneo tra i più celebri al mondo, chiamato a reinterpretare la facciata di un simbolo del Rinascimento a Firenze con una nuova opera site specific intitolata La Ferita, che propone una riflessione sull’accessibilità ai luoghi della cultura nell’epoca del Covid-19.

Alta 28 metri e larga 33, la monumentale installazione di JR propone una sorta di squarcio visivo sulla facciata di Palazzo Strozzi, che si apre alla visione di un interno reale e immaginato allo stesso tempo. L’opera, realizzata con un collage fotografico in bianco e nero tipico dello stile dell’artista, è costruita come una anamorfosi, un gioco illusionistico in cui, osservando da un preciso punto di vista, si schiudono davanti agli occhi, proprio come all’interno di una ferita, diversi ambienti di Palazzo Strozzi: il colonnato del cortile, un’immaginaria sala espositiva e una biblioteca. Inserendo opere iconiche del patrimonio artistico fiorentino e citando direttamente un luogo reale come la biblioteca dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, JR propone una diretta e suggestiva riflessione sull’accessibilità non solo a Palazzo Strozzi ma a tutti i luoghi della cultura nell’epoca del Covid-19. Palazzo Strozzi diviene così il palcoscenico spettacolare per una ferita, simbolica ma dolorosa, che accumuna tutte le istitutioni culturali italiane e non solo: musei, biblioteche, cinema e teatri, costretti a limitare o a non poter far accedere il pubblico ai propri spazi.

JRJR portrait 2019


Le opere di JR uniscono fotografia e street art creando monumentali interventi di arte pubblica nelle città di tutto il mondo, dalle favelas di Rio de Janeiro alla grande piazza della Piramide del Louvre, da Ellis Island a New York alla prigione di massima sicurezza di Tehachapi in California. A Palazzo Strozzi l’intervento di JR si caratterizza per un’ulteriore sperimentazione nella contaminazione con la storia dell’arte, con riferimenti che spaziano dal Rinascimento all’epoca moderna, come e soprattutto al rovinismo, tendenza diffusa soprattutto nel Settecento in cui le rovine di antichi edifici vengono presentate come testimonianze di un passato glorioso in una drammatica riflessione sul destino dell’Uomo.
Guardare “dentro” Palazzo Strozzi appare inoltre come un atto quasi voyeristico per scoprire ciò che non può essere visto: la rappresentazione di una realtà che va oltre quanto abitualmente sotto gli occhi di tutti. La facciata si trasforma dunque in un inedito trompe l’oeil, un riferimento alle prospettive architettoniche, le rappresentazioni pittoriche illusive che dal Cinquecento, applicando sulle pareti gli studi prospettici, hanno consentito la figurazione di una profondità che oltrepassa la struttura muraria.

JRJR, Expo2Rue, Exhibition in Paris, 2001




JR

D - *Sei un artista autodidatta?

JR - Sì, ho iniziato a scattare le mie prime foto quando avevo circa 17 anni. Non sapevo nulla del mondo delle gallerie e dei musei. Non mi definirei nemmeno artista, allora, perché non sapevo che esistesse un lavoro come quello dell'artista. Ma è stato naturale perché volevo imparare. Facevo parte della generazione che aveva visto la fotografia passare da attività costosa a qualcosa che tutti potevano praticare. Se fossi nato 10 anni prima non mi sarei mai avvicinato alla fotografia. Lo so perché anch'io faccio parte della generazione che è stata in grado di condividere facilmente il proprio lavoro. Era prima dei social media, ho iniziato per strada. Non avrei mai pensato di fare un libro del mio lavoro o di bussare alla porta di uno spazio white cube per mostrarlo. Perché dovrei farlo quando potrei mostrarlo all'aperto? Ho condiviso il mio lavoro in strada da quando ho iniziato.

D - Hai inventato il concetto di “Sidewalk Gallery” o lo hai semplicemente adattato al tuo lavoro?

JR - Non l'avevo mai visto prima di farlo. Ecco perché ho scritto Sidewalk Gallery sul muro, per far sapere alle persone di cosa si trattava. Quando facevo graffiti era visto come un vandalismo, quindi volevo assicurarmi che la gente capisse che si trattava di una mostra. Mettevo le mie foto e dipingevo con la vernice spray "Sidewalk Gallery" in modo vandalico, ma in realtà era una mostra d'arte, se vuoi vederla così.

JRJR, Expo2Rue, Exhibition in Roma, Italy, 2005


D - È qualcosa che continui a fare?

JR -Sì, ma in modo diverso. The kid at the border è una specie di galleria sul marciapiede, ma l'ho adattata all'ambiente. All'inizio creavo la galleria sugli edifici in fase di ristrutturazione. Poiché mostravo immagini piccole, dovevo incorniciarle in modo che la gente le vedesse. Ora mi sto adattando all'architettura, ovunque io vada. Ho iniziato a farlo molto tempo fa. Ho praticamente cambiato prospettiva su di essa, così ora non ho bisogno di scrivere nulla accanto. La gente capisce che è un'opera d'arte. La street art è completamente democratica. È un po' strano per me chiamarla street art, perché non la chiamavamo così quando Basquiat e Haring facendo cose per strada. Ora è un nome popolare, ma l'arte nelle gallerie non si chiama “gallery art” - è solo arte.

D - Vincere il TED Prize nel 2011 ha cambiato la tua vita e la tua pratica?

JR - Non ha cambiato la mia vita e la mia pratica, ma i TED Talks mi hanno permesso di condividere la mia visione con più persone. Sono riuscito a stabilire una connessione. Incoraggerei qualsiasi artista o qualsiasi persona che voglia condividere la sua storia a farlo in questo modo. Improvvisamente la gente ha potuto capire come ogni progetto fosse collegato all'altro e com'è il mio viaggio alla scoperta di cosa sia essere un artista, cosa sia condividere le immagini, cosa sia condividerle con il mondo, cosa significa confrontarsi in contesti diversi. Poiché milioni di persone hanno visto i miei TED Talks e dicono: 'Oh, conosco il tuo lavoro'. Sanno anche cosa significa il mio lavoro, mentre prima potevano dire che stavo facendo fotografia in bianco e nero, senza collegarlo al contesto.

JRJR, Face2Face Project, 2007


D - Cos'è il progetto Inside Out, che hai creato con il TED Prize, e come continua a svilupparsi?

JR - Quando vinci il TED Prize devi creare un progetto. Io ho creato Inside Out e ho investito tutti i soldi. L'idea è che chiunque voglia esprimersi può mandarmi la sua foto e io la stampo gratis e gliela rispedisco in scala gigante, ovunque nel mondo. Quella persona può poi postare la sua faccia per le persone della sua comunità per esprimere qualsiasi cosa voglia difendere. Quando ho iniziato nel 2011 era il periodo della Primavera Araba - ho ricevuto centinaia di ritratti dalla Tunisia, ritornando indietro le loro foto ingrandite.
La gente ha sostituito tutti i ritratti ufficiali del dittatore con le proprie foto. Nello stesso periodo c'era una scuola a Brooklyn che ha incollato le foto di tutte le diverse razze di bambini nel cortile della scuola per mostrare che questi bambini hanno dei volti autentici. La stessa modalità è stata usata in diversi contesti in tutto il mondo. Ora, il mio studio ha inviato più di 380.000 posters in circa 130 paesi del mondo. Sta proseguendo nello stesso identico modo, la stessa identica regola: non si puo inserire alcun messaggio. Esprime cose diverse, a seconda di dove si trova. In Afghanistan o in Corea, può significare qualcosa di completamente diverso.

JRJR au Louvre, La Pyramide, 7 Juin 2016, 21H45 © Pyramide, architecte I. M. Pei, musée du Louvre, Paris, France, 2016


D - Quali considerazioni nel tuo lavoro sui temi del sociale.

JR - Non credo di aver mai sviluppato veramente questo pensiero. È sempre stato lì dal primo giorno. Forse anche perché non conoscevo la parola - politica. Quando espongo per strada è politico di per sé, ma per la mia generazione credo che essere politico significhi che devi scegliere da che parte stare - essere di sinistra o di destra - quindi sono sempre stato confuso su questo. Qualcuno mi ha spiegato un giorno che il fatto di decidere di stare su un qualsiasi muro in strada è già politico di per sé, ma il contesto può renderlo ancora più politico. Potrebbe avere un significato diverso. Ho esposto molto presto nella periferia di Parigi e quando sono esplose le rivolte ho iniziato a capire che una foto di un mio amico che tiene in mano una videocamera come un'arma può assumere un altro significato. A quel tempo i media riprendevano le rivolte per la televisione e ho capito tutta l'ambiguità. Mi ha messo in una situazione in cui mi sono scoperto artista. Ho dovuto prendere una posizione e l'ho mantenuta.

D - La street art è più socialmente impegnata delle belle arti?

JR - Non credo perché per me, come ho detto, non li separo: è tutta arte. Penso che l'arte rifletta le cose dentro di noi, l'una dentro l'altro. Alcune persone decidono di riflettere cose più personali, mentre altre decidono di esprimere qualcosa di più astratto, che potrebbe rivelare qualcosa in te, ma non in me. Quello che faccio è visivo. È fotografia, quindi potrebbe toccare più persone in questo modo, ma non significa che sia più politico di qualsiasi altro lavoro.

JRJR, Migrants, Mayra, Picnic across the Border, Tecate, Mexico-U.S.A., 2017.


*JR tests the ethical side of the art system

JR (Francia, 1983)
Ideatore del progetto 28 Millimeters iniziato nel 2004 nel territorio di Clichy-Montfermeil, JR prosegue il suo lavoro in Medio Oriente con Face 2 Face (2007), inoltre in Brasile e in Kenya con Women Are Heroes (2008-2011) il cui documentario è presentato nel 2010 alla Settimana della Critica del Festival di Cannes. Nel 2011 JR vince il Ted Prize – premio di ingente valore economico da destinare a progetti umanitari – che gli offre l’opportunità di concretizzare la sua idea di come sia possibile cambiare il mondo. Realizza Inside Out un progetto globale di arte partecipativa che consente a persone di tutto il mondo di ricevere un manifesto del proprio ritratto da esporre in un luogo pubblico per sostenere un’idea, un progetto, un’azione, condividendo questa esperienza e trasformando i messaggi personali in opere d’arte, come fatto recentemente al Teatro Verdi di Firenze dall’Orchestra Regionale della Toscana. Nel 2014, in collaborazione con il New York City Ballet, usa il linguaggio della danza per raccontare la sua visione delle rivolte nel quartiere di Clichy-Montfermeil, realizzando Les Bosquets, un balletto e un cortometraggio con le musiche di Woodkid, Hans Zimmer e Pharrell William, presentato al Tribeca Film Festival.
Contemporaneamente JR lavora nell’ospedale abbandonato di Ellis Island, un luogo significativo e iconico nella storia dell'immigrazione, girando il cortometraggio ELLIS, con Robert De Niro. Nel 2016 è invitato dal Louvre, di cui fa sparire la piramide grazie a una sorprendente anamorfosi. Lo stesso anno, durante le Olimpiadi di Rio, crea gigantesche installazioni scultoree in tutta la città, per celebrare la bellezza del gesto sportivo. Nel 2017 dirige con Agnès Varda il documentario Visages, Villages, presentato al Festival di Cannes nella sezione Fuori concorso, e ottiene l’OEil d’Or per il miglior documentario; nella stessa categoria è anche candidato al César e all’Oscar nel 2018 e ottiene molti premi in tutto il mondo. Le prime retrospettive del lavoro di JR si sono svolte al Watari-Um Museum di Tokyo e al Cincinnati Contemporary Arts Center (CAC) nel 2013, seguite da mostre al Museo Frieder Burda di Baden Baden nel 2014 e alla Fondazione HOCA di Hong Kong nel 2015. Nel 2018 ha esposto alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi e nel 2019 al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA) e al Brooklyn Museum. Nel 2019 JR e la regista Alice Rohrwacher hanno realizzato il progetto “Omelia Contadina”. Grazie alla nuova collaborazione con Galleria Continua (per la quale, a San Gimignano, l'artista realizza la sua prima personale in Italia), il 2020 ha visto un’intensa presenza di JR in Italia e la realizzazione di “Omelia Contadina” a Venezia e a San Gimignano.

 


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