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Il Museo Novecento
Giulia Cenci
Tallone di ferro

 
Giulia CenciGiulia Cenci, Tallone di ferro, 2021, exhibition view, Museo Novecento, Firenze.

Giulia Cenci
Tallone di Ferro
a cura di Eva Francioli e Sergio Risaliti

Duel è un duello dialettico tra artisti internazionali e le opere della collezione permanente del Museo Novecento. Protagonista di questo nuovo appuntamento del ciclo è Giulia Cenci (Cortona, 1988), finalista al Maxxi Bvlgari Prize 2020. Nella mostra TALLONE DI FERRO, la giovane artista ha scelto di innescare un dialogo con la scultura in bronzo Leone di Monterosso – Chimera di Arturo Martini.

L’esposizione è dunque la rielaborazione in chiave moderna di un’immagine fantastica appartenente alla mitologia classica, nata dalla mente dei Greci e poi adottata da Etruschi e Romani, che tramandarono il mito della Chimera, un essere terrificante, con il muso di leone, il corpo di capra e la coda di serpente, ucciso dall’eroe Bellerofonte. Dopo la presentazione tre anni fa, in Sala Leone X di Palazzo Vecchio, della celebre Chimera di Arezzo, rinvenuta nel XVI secolo, e trasferita poi a Firenze da Cosimo I de’ Medici, il mostro ritorna a farsi vivo sotto le forme moderne inventate da Arturo Martini. Ed è proprio con questi elementi ‘terribili’ e apotropaici che Giulia Cenci entra in dialogo, creando a sua volta macchine minacciose, risuscitando miti e personificazioni ctonie, cui appaiono delegate le angosce e inquietudini del profondo.

Dopo un’attenta riflessione sull’architettura e la storia del complesso delle Ex Leopoldine, sede del museo, Giulia Cenci ha realizzato una serie di opere site-specific, invadendo lo spazio con creature ‘mostruose’ nate dalle rovine di macchinari industriali e agricoli. L’artista crea una sorta di ‘paesaggio-anatomia’ che si dispiega lungo una complessa catena di montaggio, un assemblage tridimensionale di forme e strumenti abbandonati e fuori uso. Sono costruzioni metamorfiche in cui parti meccaniche evocano o si mescolano a dettagli anatomici, come in una sorta di Frankenstein o chimera. Due enormi bracci meccanici, composti da frammenti di pezzi agricoli e di automobili, ridefiniscono lo spazio, costringendo il visitatore a un percorso obbligato.

Giulia CenciGiulia Cenci, Tallone di ferro, 2021, exhibition view, Museo Novecento, Firenze.


L’installazione richiama alla mente conformazioni naturali e grandi scheletri di specie estinte, esseri primordiali o provenienti da un altrove biologico, generati da incroci e ibridazioni meticce tra natura e tecnologia. L’opera rivela anche una decisa critica al recente passato post-industriale, con il suo bagaglio di violenza e di carica distruttiva, evocata dai versi di Wystan Hugh Auden che recitano: “Nero fu il giorno in cui Diesel /concepì il suo truce motore che/ generò te, vile invenzione,/ più perversa, più criminale/ perfino della macchina fotografica,/ mostruosità metallica,/ afflizione e infezione della nostra Cultura,/ principale sciagura della nostra Comunità”.

Una critica, quella di Giulia Cenci, al progresso industriale e alla superpotenza tecnologica che si esprime attraverso un meccanismo a ritroso: mettendo in mostra le rovine della civiltà industriale, i reperti di un’agricoltura meccanicizzata, i cadaveri di una civiltà fallita, l’artista come novello demiurgo riassembla i pezzi raccolti in questo disastro, per restituire con essi vita a figure perturbanti, nelle cui forme e aspetto si palesa tutto il fallimento della società moderna.

Giulia CenciGiulia Cenci, Tallone di ferro, 2021, exhibition view, Museo Novecento, Firenze.


Giulia Cenci

D - *Nella mostra Tallone di Ferro, hai scelto di innescare un dialogo con la scultura in bronzo Leone di Monterosso – Chimera di Arturo Martini che a sua volta dialoga con una storia millenaria come quella degli Etruschi. A cosa fa riferimento Tallone di Ferro? E' un dialogo, un punto di partenza, di arrivo?

Giulia Cenci - Parte da tante riflessioni che chiaramente non hanno uno specifico temporale. Hanno a che fare sia con un passato remotissimo, quello delle nostre radici più profonde quale gli Etruschi, ma che però cerca di proiettarsi in un futuro. E' quello che posso provare ad immaginare rispetto a ciò che facciamo, a come agiamo nei cofronti del nostro habitat, il pianeta che ci ospita, così pure il tessuto rurale nel quale operiamo per la nostra sussistenza. Quindi è una sorta di riflessione in sé per sé a fondamento... Chiaramente la Chimera è una figura mitologica e metaforica, per me perfatta in questo caso introdurla come opera centrale rispetto alla mia riflessione. Credo che stiamo vivendo tempi estremamente incerti ed è molto difficile decifrare qual'è il nostro ruolo e quale potrà essere. Nel senso che abbiamo già grande difficoltà nell'ammettere che siamo stati fin troppo distruttivi con il nostro stesso ambiente. Parlando quindi di Tallone di Ferro cerco di interrogare me stessa e gli altri miei simili, che ritengo un pubblico molto ampio, in cui includo qualsiasi essere vivente o non vivente, un campo in cui tutto riesce ad emergere all'interno di uno stesso piano privo di gerarchie, privo di ogni sorta di classifica che in genere la nostra specie tende a esercitare.

Giulia CenciGiulia Cenci, Tallone di ferro, 2021, exhibition view, Museo Novecento, Firenze.


D - Dunque costruisci queste macchine di ferro e metalli, e in alcuni casi uniti ad altri oggetti ed elementi li assembli in modo inconsueto. Queste macchine sono dunque detriti, rovine di un mondo passato, oppure sono creazioni di un mondo futuro o forse riflessioni di un mondo presente?

GC - E' proprio l'incertezza... a dire, -dove si collocano questi oggetti? Si parte da oggetti che appartengono ad un panorama temporale diversificato. Quindi macchinari obsoleti della civiltà agricola, chiaramente ad una agricoltura meccanizzata ed oggetti che fanno parte della piu recente motorizzazione, moto motorini automobili.
Questi elementi che io cerco di frammentare o che trovo in forma frammentaria vengono modulati per creare una forma di base che non può attenere nè all'una né all'altra sfera, ma si collocano in una sorta di limbo, di interrogatorio, che forse è ciò che più ci appartiene.

D - In questo senso i titoli di alcune opere, sono rimandi a ispirazioni o c'è un lavoro dal punto di vista concettuale ricostruttivo differente?

GC - Lo sono nel senso che dopo la rivoluzione industriale tutto è stato investito da una sorta di confusione rispetto al proprio ruolo nell'evoluzione e nello sviluppo della tecnica. Qui chiaramente si tratta di un lavoro molto diverso perchè si parte da ready-mades. Non si tratta di oggetti che vongono costruiti ad hoc, ma vengono realizzati su qualcosa di presistente. In questo c'è una ricerca nel fatto di essere assemblati. La Chimera è composta da tre animali presistenti. Non si parla di un essere magico o ignoto. Si parla della Chimera di Arezzo.

D - Quindi si formalizza per assemblaggio?

GC - Si, in questa sorta di geologia temporale che noi andiamo a vivere nel nostro presente, immagino - e nelle proiezioni che facciamo del futuro io cerco altrettanti riferimenti che magari apparentemente non si legano bene insieme ma proprio questi nodi, questa difficoltà nell'assemblare, io lo ritengo un punto chiave rispetto al lavoro.

*Raitre. Nuovi Progetti espositivi al Museo Novecento a Firenze

Giulia CenciGiulia Cenci, Tallone di ferro, 2021, exhibition view, Museo Novecento, Firenze.


Giulia Cenci (1988, Cortona)
Graduated at the Academy of Fine Arts in Bologna, IT (2007-2012), received a Master of Fine Arts at St.Joost Academy, Den Bosch-Breda, NL (2013-2015) and she took part in deAteliers residency, Amsterdam, NL (2015-2017). Selected solo shows: Da lontano era un’isola, curated by C. Rekade, Kunst Merano Arte, Merano, IT; ground ground, SpazioA, Pistoia, IT; a través, Carreras Mugica (Hall), Bilbao ES; Offspring 2017 – DEEP STATE, curated by L. Almarcegui and M. Hendriks, De Ateliers, Amsterdam, NL; Mai, Tile Project Space, Milano, IT. Group shows include: Shapeshifters, curated by Anna Johansson, Malmö Konstmuseum, Malmö; Metallo Urlante, Campoli-Presti, Parigi, FR;15th Lyon Biennale / Jeune création internationale, curated by Palais de Tokyo curatorial team, Institute of Contemporary Art, Villeurbanne/Rhône-Alpes, FR; Comrades of time, curated by Whatspace, Hardspace, Basel, CH; FutuRuins, curated by D. Ferretti, D. Ozerkov, con D. Dalla Lana, Palazzo Fortuny, Venezia, IT; That’s IT!, curated by L. Balbi, MAMBO, Bologna, IT; Figure di spago. Pratiche di narrazione, curated by Caterina Molteni, Fondazione Baruchello, Roma, IT; Hybrids, curated by C. Driessen & D. Jablonowski, Lustwarande, Platform for Contemporary Sculpture, park De Oude Warande, Tilburg NL; Sessile, curated by J. Minkus, Clifford Gallery, Colgate Univesity, Hamilton New York, USA; Disappointment Island, curated by Galeria Stereo, Griffin Art Space, Varsavia, PL; The Lasting. L’Intervallo e la Durata, curated by S. Cincinelli, GNAM, Roma, IT. Metallo Urlante, Campoli Presti, Paris, FR; Prospects & Concepts, organized by Mondriaan Fonds, curated by Johan Gustavsson, Van Nelle Fabriek, Rotterdam, NL; Shapeshifters, Malmö Konstmuseum, Malmö, SE; Giulia Cenci, curated by Marie-Noëlle Farcy, MUDAM, Luxembourg; fango, SpazioA, Pistoia,IT; MAXXI BVLGARI PRIZE 2020, MAXXI, Roma, IT; TALLONE DI FERRO, Museo Novecento, Firenze, IT.

 


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