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Palazzo Fabroni
Giovanni Termini
“da quale pulpito”

 
Giovanni TerminiArmatura 2013 Legno da carpenteria e ferro (Site specific) Palazzo Fabroni Pistoia / Sala Parmiggiani


Giovanni Termini – da quale pulpito
a cura di Marco Bazzini

Il Comune di Pistoia e il Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni sono lieti di presentare, sabato 2 ottobre alle ore 18, la mostra personale di Giovanni Termini dal titolo “da quale pulpito” a cura di Marco Bazzini. L’esposizione si inserisce nell’ambito del programma espositivo dedicato alla contemporaneità che quest’anno è stato incentrato intorno ad alcuni dei maggiori artisti della generazione nata negli anni settanta.

Giovanni Termini è uno scultore e da vent’anni assembla materiali diversi per lo più raccolti nel campo dell’edilizia realizzando opere complesse che vivono e modificano gli ambienti in cui espone. Ciò a cui Termini dà origine sono veri e propri “cantieri”, un tema che da sempre nasconde un grande valore simbolico nel suo carattere ambivalente di costruzione e distruzione, di spazio di pensiero e di lavoro. Del cantiere Termini ha fatto il centro della sua poetica che lo ha portato a sviluppare un percorso del tutto personale nel panorama delle ricerche contemporanee.

Giovanni TerminiIdea di coesione 2013 Cemento e fasce ricucite Cm 25x50x50 Palazzo Fabroni Pistoia / Sala Nativi

La mostra si propone di porre all’attenzione del pubblico questa sua originalità ricostruendo, nelle sale dei due piani di Palazzo Fabroni, un filo rosso tra opere degli anni passati e altre realizzate appositamente in stretto dialogo con l’architettura e la memoria della prestigiosa sede espositiva, oltre che con il contesto a questa prossimo. Il titolo, infatti, richiama il vicino pulpito scolpito da Giovanni Pisano, capolavoro della scultura gotica riconoscibile anche nell’immagine guida della mostra, che si trova nell’antistante Pieve di Sant’Andrea. Il dialogo proposto da Termini parte dall’idea di recuperare una struttura rialzata sulla quale poter salire per poter parlare in contrapposizione con la smaterializzazione della comunicazione ma anche come irrinunciabile elemento, il pulpito, di una storia dell’arte tutta italiana (e pistoiese in particolare) che attraversa i secoli fino ad arrivare ai grandi maestri degli ultimi cinquant’anni. Giovanni Termini riprende così uno specifico carattere appartenuto alla “fabbrica italiana” per continuare a rispondere alla domanda su che cosa significhi fare oggi scultura.

In questa prospettiva la mostra di Termini si pone come un momento di riflessione importante che parte dalla città di Pistoia, una città che molto più di altre in Italia ha saputo riconoscersi nella pratica della scultura sia per gli artisti che nel tempo ha saputo ospitare sia per gli artisti a cui ha dato i natali, tra cui Marino Marini.

In occasione della mostra esce anche un’ampia monografia dedicata all’artista, curata sempre da Marco Bazzini ed edita da Gli Ori Editori. Oltre al lungo saggio del curatore e al ricco apparato iconografico che documenta i lavori e le mostre degli ultimi quindici anni, è presente una ricca antologia critica con testi di Andrea Bruciati, Lorenzo Bruni, Simone Ciglia, Bruno Corà, Silvia Evangelisti, Agata Polizzi e Alberto Zanchetta.

Giovanni TerminiGrata / Circonscritta / Accade in un minuto / Spazio in-solido Vista d’insieme, Palazzo Fabroni


Giovanni Termini
Dialogo -
Artext, Riccardo Farinelli, Claudio Rospigliosi, Carla Carbone

D - Possiamo dire che l’esposizione a palazzo Fabroni è una esemplificazione del lavoro di Giovanni Termini ma anche del suo approccio creativo, fatto indubbiamente di riferimenti ma anche, se non soprattutto, di rispetto nei riguardi del lavoro degli artisti e di predisposizione all’ascolto...

Giovanni Termini - A palazzo Fabroni ci si rapporta non con un periodo storico ma con i diversi climi creati dagli artisti che vi sono esposti. Penso che l’arte sia anche un passaggio di testimone, un concetto che va al di là del tempo, atemporale.

D - Al piano terra sono presenti opere di artisti del novecento italiano e dunque già fortemente caratterizzate. I tuoi interventi però si rivelano particolarmente azzeccati e discreti.

GT - Si credo che questo dipenda dall’affetto e dal rispetto che nutro nei loro confronti, molti dei quali sono stati importanti per la mia crescita professionale. I miei interventi sono dunque un dialogo, una meditazione su quanto sollecitato dagli artisti e mai una contrapposizione o, peggio, un desiderio di ignorarli.

Giovanni TerminiL’equilibrio dell’incongruo 2018 Ferro zincato e laterizio Cm 160x230x130 Palazzo Fabroni Pistoia / Sala Melani


D – Questo tuo atteggiamento lo si comprende molto bene nel muoversi in quelle sale. Personalmente lo trovo particolarmente evidente nell’opera “l’equilibrio dell’incongruo” dove le linee verticali dei cavalletti metallici dialogano strettamente con gli andamenti lineari delle opere alle pareti, la cui anima poetica è rivelata dal laterizio in curva dinamica appoggiato in alto. Ma il discorso vale anche per tutte le altre opere presenti al piano.

GT – Al piano di sopra accade altro, nel senso che quegli spazi sembrano neutri ma in realtà sono molto più difficili del piano terra, dove si sente il profumo del tempo, gli umori degli altri artisti, come un rumore di sottofondo che devi cercare di armonizzare con il proprio lavoro.

D – Questo cambio percettivo forse è più evidente con l’opera “tempo incerto con probabili schiarite”. Lo si apprezza ancor meglio pensando al suo primo allestimento, presso la galleria Vannucci.

GT – Forse la prima differenza fra i due allestimenti che è possibile cogliere per chi li ha visti, è che nel capannone di Vannucci la struttura a spioventi si presenta intera e occupava tutto lo spazio disponibile, mentre a Palazzo Fabroni lo spazio dell’ambiente non le basta e ha deciso, l’opera, non di adattarsi allo spazio ma di evidenziarne l’insufficienza attraversandolo con un atto vitalistico di sfondamento. Nel caso del Fabroni, l’insieme delle sedie impilate ed emergenti dal tetto, sono una sorta di sorpresa incorniciati come sono da una porta che li evidenzia.

Giovanni TerminiTempo instabile con probabili schiarite 2018 Ferro zincato, legno e sedie in pvc (Site specific) Palazzo Fabroni Pistoia


D – Anche in questo caso colpisce dei tuoi lavori la possibilità di lettura a più livelli, che presuppongono anche uno spostamento fisico del visitatore, cambiando così il punto di vista e insieme a quello anche un arricchimento di senso.

GT – Ciò che per me è importante è il processo attraverso il quale, poi, compio determinate scelte. Come già ho detto, si tratta di mettersi in ascolto, permettere alle varie esperienze visive, percettive ma anche di incontri e conversazioni, di esprimersi per arrivare alla fine ad una sintesi che in qualche modo le contenga. Per me lo spazio non è un semplice contenitore. Ad esempio l’opera “sulla circonferenza” a villa Rospigliosi, che si materializza con un getto d’acqua, lo si comprende pensando al fatto che si trova in un ampio prato del quale Claudio Rospigliosi si prende cura, insieme agli altri spazi del parco. Io sono una specie di affiancatore, quasi come un giardiniere. Poi naturalmente è anche altro: nel getto d’acqua c’è Richard Long, ad esempio, ma quello è un ricettario che mi interessa relativamente. E’ interessante chiedersi cosa mi ha spinto a fare quell’opera.

D – Si certo chiedersi, ad esempio, perché in quel caso hai deciso di collocare sulla circonferenza del getto d’acqua un ombrello da pastore, un elemento apparentemente incongruo che però aiuta una lettura più articolata dell’opera.

GT – quello si deve alle conversazioni in libertà con Claudio e Riccardo. E’ venuto fuori che in Toscana chi cammina molto all’aperto e nei boschi, come appunto un pastore ma anche un cercatore di funghi, porta spesso con se un ombrello di quel tipo. Dunque parla di protezione ma anche ricorda il necessario lungo cammino, nel tempo e nello spazio. La maggior parte dei miei lavori sono il frutto di una esperienza. In studio non sarei mai riuscito a realizzarli, non tanto a livello materiale quanto a livello poetico

Giovanni TerminiCircoscritta 2016 Ferro zincato, legno, cemento e cipresso Cm 400x300x300 Palazzo Fabroni Pistoia


D - Ti definisci scultore?

GT – Si, oltre che per la tridimensionalità e la percezione dello spazio ospitante, anche per l’intima natura della scultura, spesso definita come opera viva.

D – Si può dire allora che per te la tridimensionalità di un oggetto, lo spazio che lo ospita sono in qualche modo intrisi di umori ed energie delle quali ti metti in ascolto?

GT – Ma si, credo proprio lo si possa dire. Concepisco il mio lavoro come un confronto fra esperienze, del grado di empatia con quanto lo spazio segnala, le sensibilità che incontro nelle ricognizioni e nei sopralluoghi che necessariamente faccio quando inizio un nuovo progetto. Questo atteggiamento mi pare di mantenerlo anche nella mia attività di docente all’Accademia, dove metto a disposizione degli studenti le esperienze che ho maturato. Ritengo che il compito dell’insegnante sia aprire più finestre possibili: fondamentalmente l’arte non si insegna.

Giovanni TerminiRiversa 2016 Sette teli per ombrelloni, alluminio e legno Cm 210x90x25 Vista d’insieme, Palazzo Fabroni Pistoia


D – Quanto dici mi pare particolarmente bene espresso nell’opera “dialogo costruttivo”, presente a Palazzo Fabroni, nella quale oggetti fra loro diversi trovano la maniera di intersecarsi in modo armonico, dando luogo alla fine ad una sintesi che, ben lontana da essere stravagante, può quasi essere percepita come nuovamente funzionale, quasi con vita propria.

GT – Per tutte le ragioni che ho detto, ritengo che l’opera sia viva e indipendente. L’opera “libera di scegliere se restare”, ad esempio, che si trova a villa Rospigliosi, già dal titolo rende evidente questo sentire: ho voluto restituire alla settecentesca statua in terracotta, cui mancava una coscia, la sua indipendenza dotandola di una protesi. L’attenzione al processo generativo, così importante nella sperimentazione contemporanea, ha in sé aspetti sacrali, spirituali. Quando dico che mi definisco scultore, oltre alla tridimensionalità e allo spazio intendo riferirmi anche a questo.

Villa Rospigliosi, Prato 15 ottobre 2021

Giovanni TerminiAccade in un minuto 2017 Video 1’00”, calavalletti in ferro e legno. Installation, variable size. Palazzo Fabroni Pistoia


 


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