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Padiglione Grecia
George Drivas
Laboratory of Dilemmas

 
George Drivas




Il Laboratorio dei Dilemmi è una video installazione narrativa - basata sulla pièce teatrale di Eschilo Iketides (Le Supplici) che pone un dilemma tra la salvazione dello Straniero ed il mantenimento della sicurezza del Nativo. L'opera affronta l'angoscia, perplessità e confusione di individui e gruppi sociali, quando sono chiamati ad affrontare dilemmi simili.

Il Laboratorio dei Dilemmi si concentra sul dilemma del dramma attraverso i testi di un documentario incompiuto nella tecnica del found footage su un esperimento scientifico. Questo esperimento non fu mai completato per motivi sconosciuti, tuttavia i testi trovati di un documentario incompiuto rivelano oggi, dopo tanti anni, i dettagli dell'esperimento, così come le speranze del professore che ha concepito tutto questo ed i disaccordi con il suoi co-ricercatori.

Il Laboratorio dei Dilemmi è una video installazione immersiva che indirizza i problemi socio-politici contemporanei e offre un'esperienza audiovisiva peripatetica che può creare vari dilemmi diversi ad ogni visitatore.

Il dilemma

Se i ricercatori permettessero a due popolazioni di cellule di organizzarsi autonomamente, nella speranza che, attraverso la loro interazione - le nuove cellule sarebbero in grado di sopravvivere e così dare ai ricercatori l'opportunità per studiare e eventualmente migliorare la cultura esistente? Oppure potrebbero impedire di organizzarsi, isolandole e condannando le nuove cellule all'estinzione, temendo che questa unione possa essere pericolosa e corrompere la cultura esistente?

1. Livello Superiore

Il livello superiore è un perimetro, un corridoio sopaelevato al quale lo spettatore vi accede da una rampa di scale dopo l'ingresso nel padiglione. Lungo il bordo esterno del corridoio vi sono posizionati 6 piccoli schermi che mostrano i 6 estratti del filmato trovato, ognuno dei quali dura uno o due minuti, in loop. In basso un labirinto oscurato si rivela tale nel momento in cui gli spettatori vi entreranno dopo aver percorso tutto il livello superiore, che termina in una Screening room.

2. Livello inferiore / Labirinto

Dopo l'itinerario, i visitatori scendono per entrare nella parte inferiore dell'installazione che hanno visto in precedenza dall'alto. Nel labirinto vi sono 5 estratti audio del documentario; secondo una nota del regista che sarà posta sulla parete, non è permesso filmare questa tappa dell'esperimento. Lì, con l'aiuto di altoparlanti incorporati, i visitatori saranno guidati lungo il corridoio, mentre ascoltano questi brani audio delle discussioni tra i ricercatori del laboratorio nel momento in cui hanno riscontrato un problema con le nuove cellule.

3. The Screening Room

La fine del labirinto porta gli spettatori ad un piccola Screening Room. Là, su un grande schermo, possono osservare le riprese filmate dell'ultima riunione del team di ricercatori, che dura 10 minuti. L'incontro originale non è stato né filmato né registrato, ma è stato ricostruito come rifacimento con degli attori, basandosi sulle note originali del regista. In esso, gli scienziati e i rappresentanti ufficiali del laboratorio discutono la possibilità che nuove cellule vengono conservate in una coltura cellulare secondo i risultati dei ricercatori e del biologo Greco che dirige il gruppo. Tutti i partecipanti esprimono l loro parere, non solo quelli direttamente coinvolti nell'esperimento effettivo. I dilemmi sono espressi in rapida successione e ogni argomento è seguito da un altro. Tutto è possibile. La fine originale di questa conversazione è sconosciuta e così la ricostruzione si arresta nel momento critico, riavviandosi di nuovo dall'inizio.
Il dilemma rimane aperto.

George-DrivasGeorge Drivas, Laboratory of Dilemmas 2017 57. Esposizione Internazionale d’Arte Venezia.


George Drivas
Orestis Andreadakis
Mail in progress

ORESTIS: Caro George, sono passati quasi due anni da quando abbiamo discusso intorno Le Supplici di Eschilo. Ricordo tutto di quella conversazione, in una giornata di primavera del 2015 ad Atene; Tutto tranne il mondo di ricondurlo a cio che attualmente ci circonda. Mi sento come se il mondo fosse diverso da allora. Eppure, mi sento sempre nello stesso modo. "Il mondo di ieri" mi sembra essere completamente diverso dal "mondo di oggi". Dato che siamo nell'ultima settimana prima della mostra, ho deciso di scriverti questa email, per riflettere su tutto quello che abbiamo fatto negli ultimi due anni e mettere ordine. Eppure, questo è esattamente quello che volevo evitare: ordine. Il disordine mi si addice di più.
Durante questi anni Le Supplici ci hanno messo alla prova - "prove di disordine" come mi piace chiamarle, perché ci hanno costretto a interrompere il nostro flusso di certezze.
Era come se ci trovassimo improvvisamente in un campo minato di idee, ma invece di trovare la via di uscita, abbiamo deciso di restarci dentro. Quello che intendo dire è che il "Laboratorio dei Dilemmi" ci ha portati fuori dalla nostra zona di comfort; entrambi, ma sopratutto te. Ti ha costretto a rivedere tutte le tue opere passate, trovare collegamenti tra queste e scoprire tra loro affinità inusuali.

GEORGE: Hai ragione, Orestis. Quasi inconsciamente, ho cominciato a ridefinire il mio lavoro, aggiungendo e sottraendo pezzi. Solo ora mi rendo conto in che misura il "Laboratorio dei Dilemmi" è in realtà in dialogo con le mie precedenti opere. Allo stesso tempo, ha creato un insieme complesso di nuove condizioni che mi hanno indotto a utilizzare media e pratiche che ho volutamente rifiutato di incorporare nelle mie opere passate - ad esempio un dispositivo di monitor multipli. Anche trarre ispirazione da un testo antico è qualcosa di nuovo per me. Proprio come Le Supplici della tragedia di Eschilo, mi sono addentrato più o meno intenzionalmente in un territorio abbastanza alieno, che era in un certo senso familiare ma ancora vergine. A differenza delle Danaidi, tuttavia, non sapevo esattamente cosa stavo cercando.

ORESTIS: Le Supplici abbandonarono l'Egitto nel tentativo di sfuggire a un matrimonio forzoso con i loro cugini e chiesero protezione al Re Pelago. Quando le cinquanta figlie di Danao fuggono a Argo, in Grecia, piangendo di "dolore sul loro tenero volto", si appellano innanzitutto a Zeus - il "protettore delle supplici". In un certo senso, sono fortunate, perché almeno avevano questo dio a cui appellarsi. Ma chi protegge lo "straniero", chi è "diverso", non solo l'immigrato o il rifugiato, ma chiunque incarni situazioni di estraneità, oggi? Lo "straniero" è sempre stato una figura molto pericolosa per la coesione sociale; era lui a mettere in discussione la normalità istitituzionale, la narrazione ufficiale dello stato, l'illusione di un sé limitato. Oggi, tuttavia, lo "straniero" torna come una minaccia reale.

GEORGE: Infatti, lo "straniero" oggi è identificato come una minaccia, o almeno come motivo di preoccupazione sociale, e diventa il capro espiatorio di tutti i problemi del mondo occidentale. Purtroppo, in un'epoca priva di grandi narrazioni e di aspirazioni comuni, i popoli delle diverse nazioni si uniscono nel loro rifiuto contro lo"straniero". L'instabilità socio-politica diffusa ha rivitalizzato le dottrine e le pratiche reazionarie troppo semplicistiche, come il fondamentalismo religioso, il nazionalismo, la xenofobia e l'omofobia. Barriere, muri, le prigioni, i controlli e gli atti terroristici fanno venire in mente i periodi dimenticati del fanatismo e dell'isolamento, quando le cose erano rigide, remote e completamente demarcate. Stiamo assistendo al ritorno di un'era neo-medievale di divieti, di onnipresente paura per " l'altro" e di auto-confinamento. Tutto ciò che è "straniero" è assolutamente pericoloso.

ORESTIS: Questo è il motivo per cui la difesa di Eschilo delle Danaidi è tempestiva. Già nel primo episodio della tragedia, gli "stranieri" espongono il loro albero genealogico al Re Pelago. "Argivi che sostengono di esserelo dalla nascita", affermano e dimostrano, attraverso un ricorso alla mitologia, che sono discendenti di una sacerdotessa Argiva e amante di Zeus, Io.
In quanto tale, Eschilo tenta di formulare una cosmogonia universale e concettualizzare una "patria comune" in cui lo "straniero" e il "nativo" sono in realtà identici.
Per Eschilo, le figlie di Danao non "invadono" una città che è loro straniera, perché effettivamente "ritornano" nella loro città d'origine; ritornano nel loro passato per rivendicare il proprio futuro. "Viaggi per rivivere il tuo passato? ... Viaggi per recuperare il tuo futuro? "Era la domanda del Gran Khan a Marco Polo nelle città invisibili di Italo Calvino. [1] E la risposta di Marco era: "Altrove è uno specchio negativo. Il viaggiatore conosce il suo limite, scoprendo quanto non ha e non avrà mai ". Questo "altrove", questo "specchio negativo", è anche l'impostazione della tragedia sperimentata dallo "staniero" oggi.

GEORGE: Non solo il rifugiato, che ovviamente non viaggia per scelta, ma da ogni "straniero" costretto a trasferirsi con violenza, a effettuare una "correzione" obbligatoria che appare inevitabile e, a mio parere, che mai potrà sostituire quello che lascia, o l'essere-quello-che-era. Penso che ciò che suggerisce Eschilo, affrontando forse la dimensione più cruciale e antropocentrica di questo fenomeno, è che lo "straniero" può essere il nostro collega. In questo senso, siamo gli uni legati agli altri - un'affermazione di umanesimo da parte dell'autore.

George-DrivasGeorge Drivas, Laboratory of Dilemmas 2017 57. Esposizione Internazionale d’Arte Venezia.


ORESTIS: Ritroviamo ancora questo stesso umanesimo, secoli più tardi, nel notevole racconto di Alexandros Papadiamantis The Decadent Dervish. L'autore narra la storia di un altro "supplice", un musicista musulmano senza tetto che cammina per le strade di Atene nel 1896. Sebbene non sia ovviamente un richiedente asilo, egli vagabonda in modo anonimo e alla fine dimostra la sua affinità verso i locali, attraverso la sua dignità e soprattutto attraverso la sua musica.

GEORGE: Infatti, l'"estranietà" è parte come l'"intimità" e, come tale, in opposizione. Per citare un personaggio nella scena finale di "Laboratorio dei Dillemi": "Dato che l'estraneo è intimo, non avrebbe molto senso rifiutarlo". È questo il dilemma del re di Argo. Anche se è pericoloso che la sua città conceda asilo alle supplici, non può che accettarle. Ogni altra decisione andrebbe contro i principi della società e le leggi degli dei.

ORESTIS: La tradizione di ospitalità divinamente protetta è di enorme importanza, dal momento che l'impegno di Eschilo in materia religiosa è evidente in tutte le sue opere. Ed è veramente inquietante che alcune delle opinioni più intolleranti siano oggi espresse da sacerdoti o partiti politici che pretendono di essere cristiani. Un semplice riferimento al rito Greco Ortodosso del Troparion del Venerdì Santo sarebbe sufficiente a demolire la loro argomentazione xenofoba. Di conseguenza, Giuseppe si avvicinò a Pilato per chiedere il corpo di Gesù dicendo le seguenti parole: "Dammi questo straniero, che dalla sua giovinezza ha vagato come un estraneo. Dammi questo straniero, che i suoi connazionali hanno ucciso odiandolo come uno straniero ... Dammi questo straniero che sa come parlare ai poveri e agli stranieri ... Dammi questo straniero che io possa seppellirlo in una tomba, che a essere straniero non è dato luogo su cui posare la testa ".

GEORGE: A mio parere, è un dilemma tra il crudo realismo e una moralità superiore, tra una comprensione tecnocratica della società e una visione più grande, un nuovo inizio - che, a mio avviso, manca oggi. Esistono principi morali comuni nelle società contemporanee? A cosa crediamo? Queste sono le questioni fondamentali sollevate nel "Laboratorio dei Dilemmi". In quanto tale, il dilemma nella tragedia di Eschilo è ora riformulato in un contesto completamente diverso. Non riguarda solo il destino dello straniero, ma anche il modo in cui possiamo gestire la nostra stessa realtà. Nel lavoro si chiede: "Se dovessimo immaginare di progettare il modo in cui il nostro mondo opererà in futuro, quali sarebbero i nostri criteri?" Oltre ad accettare o rifiutare le "nuove cellule", la questione di disaccordo tra i ricercatori del laboratorio riguarda la base su cui poter giungere ad una loro decisione definitiva. Naturalmente, ci sono molte connessioni con le Supplici: frammenti perduti, un uomo che affronta un dilemma simile, la sua decisione di interpellare i suoi colleghi, simile al comportamento del re di Argo di chiedere al suo popolo un verdetto finale ... e tutte queste cose avvengono da qualche parte nel passato, durante un evento mitico; proprio come nel lavoro di Eschilo.

George-DrivasGeorge Drivas, Laboratory of Dilemmas 2017 57. Esposizione Internazionale d’Arte Venezia.


ORESTIS: In realtà, il "Laboratorio dei Dilemmi" si riferisce a due eventi mitici: un esperimento scientifico condotto negli anni '60 e un documentario perduto che ha registrato gli esperimenti del laboratorio. Entrambi gli eventi articolano un'intera mitologia, il cui nucleo sono i dilemmi presenti nella mitologia delle Supplici. In quanto tale, il "Laboratorio dei Dilemmi" diventa una mitologia complementare e tuttavia autonoma, un palinsesto in un certo senso.

GEORGE: Sì, il "Laboratorio dei Dilemmi" è un lavoro che si riferisce ad un altro lavoro - il documentario di un esperimento scientifico ¬ che, a sua volta, si riferisce ad un altro lavoro: l'esperimento stesso. In un peculiare "adattamento dal vivo" delle Supplici, i ricercatori dell'esperimento e i protagonisti del lavoro di Eschilo sono come messi a confronto con gli stessi dilemmi. In questo contesto, diversi livelli di concetti e di interpretazione si succedono a rendere evidente la diacronica complessità della composizione. È come se il lavoro stabilisse una connessione tra l'età di Eschilo e il mondo di oggi, sostenendo che alcune questioni resteranno sempre rilevanti per la razza umana.

ORESTIS: Qui, abbiamo a che fare con il rifacimento di un "lavoro" perso. Se così non fosse, allora forse non avremmo bisogno di riproporlo oggi per dimostrare la sua esistenza. Come suggerisce John Berger in un contesto diverso: "La pittura è, innanzitutto, un'affermazione del visibile che ci circonda che continuamente appare e scompare. Senza la sua scomparsa, non ci sarebbe forse alcun impulso per dipingere [...] "[2]
Tuttavia, questo particolare rifacimento sembra sollevare un'altra questione: quella della narrazione cinematica. Gilles Deleuze ha esplorato i modi in cui il cinema può "trasmettere differenze temporali multiple e contraddittorie" [3] Penso che rappresentare questi "scarti temporali" sia fondamentale per la struttura del "Laboratorio dei Dilemmi". Per Deleuze, il realismo non è più una " analogica adegua e mimetica tra un segno e un referente", come nel caso dei "realistici" frammenti-video proiettati nel padiglione greco - che in questo senso non rappresentano il vero, ma lo ripristinano".
Deleuze ha scritto anche sulla "durata" e sul "frammento instabile" che consente di passare attraverso i suoi confini, allo stesso modo come scorrono i sei video frammenti e i cinque estratti audio. Credo che questi frammenti video e estratti audio possano essere considerati come una singola struttura con "variazioni di tempo". Pertanto, a partire dal "movimento-immagine" e dal montaggio razionale del cinema commerciale, spostandosi in "immagine-tempo" basato sulla discontinuità, "falsi raccordi" e narrazione frammentaria, arriviamo ora ad un terzo tipo di montaggio che si sviluppa esattamente come noi in movimento.

GEORGE: Sì, il "Laboratorio dei Dilemmi" è un parco di esperienze audio-visive; è un film che si svolge davanti allo spettatore, non come una serie di immagini in successione, ma come una sequenza di diversi materiali narrativi, frammenti e approcci, che vengono scoperti dal pubblico attraverso un atto peripatetico. In primo luogo, gli spettatori guardano un materiale audiovisivo mediato e parzialmente diretto di un esperimento attraverso gli estratti di un documentario filmato in laboratorio; dopo, ascoltano un certo numero di brani audio originali e inediti che sono fondamentali per lo sviluppo della narrazione; infine, prendono parte ad un adattamento, una rievocazione drammatica di una storia. Pertanto, questa particolare esperienza narrativa richiede una posizione attiva da parte del pubblico.

ORESTIS: Il "Laboratorio dei Dilemmi" si svolge nella sua interezza all'interno di un labirinto. Ma che cosa è esattamente un labirinto? Sono rimasto impressionato dal modo in cui hai inserito nel tuo lavoro la teoria di Panagis Lekatsas sul Labirinto: Origini e evoluzione di una forma di mitologia poetica - testo che ti ho donato in uno dei nostri primi incontri. In questo studio, l'autore suggerisce che il labirinto nel Palazzo di Cnosso “non era una prigione fatta di corridoi infiniti che conducevano a vicoli ciechi”, ma forse una “danza al labirinto” - una danza rituale, che “ripercorreva il peregrinare di Teseo e il suo compagni”all'interno del labirinto.
Lekatsas, il fondatore dell'antropologia sociale greca, rimanda ad Omero e Plutarco, al tragico e alla poesia folk, e agli studi sulla pittura nei vasi greci antichi e le monete, conclude che “il labirinto di Cnosso era in realtà una pista da ballo progettato come un labirinto, in modo tale da suggerire il movimento di una danza similare”.
Analogamente, il labirinto nel “Laboratorio dei Dilemmi” non è un semplice elemento decorativo ma un intero “processo di danza”; una forma di vagare all'interno di una proiezione cinematica e una mappa per superare la sua narrazione a ostacoli.

GEORGE: Esatto. La ragione per cui sto usando un labirinto non è quello di disorientare il pubblico, ma di guidarlo. In questo caso, “perdersi” in un labirinto di narrazioni e di informazione è la condizione necessaria per gli spettatori di raggiungere l'uscita, che può servire come una catarsi, nel senso che essa può offrire una prospettiva più chiara. Inoltre, il laboratorio degli analisti nel documentario è anche un labirinto; ha disegnato il suo laboratorio in quanto tale, perché crede che un labirinto stimola la nostra volontà di trasgredire i nostri limiti.
Nel padiglione greco, lo spettatore e il protagonista della storia condividono lo stesso pathos. Dobbiamo lasciarci andare a tale evidenza, dobbiamo metterci a repentaglio, al fine di trovare una soluzione e diventare più saggi, attraverso le parole del protagonista. Il labirinto è una sfida che dobbiamo intraprendere, è il tempo e l'energia che vi abbiamo investito, il lavoro da fare, come individui e come società.

George-DrivasGeorge Drivas, Laboratory of Dilemmas 2017 57. Esposizione Internazionale d’Arte Venezia.


ORESTIS: La scena finale proiettata nella Screening Room - la rievocazione del dibattito tra gli scienziati del laboratorio - è rimasta incompiuta. Non sapremmo mai quale sarà la loro decisione finale. Hanno accettato di includere le nuove cellule nella coltura? Nelle Supplici di Eschilo sappiamo che gli Argivi deciso in favore delle Danaidi. Quale pensi che sarebbe stato la decisione degli scienziati ? Favorevole o contraria?

GEORGE: Al termine della scena finale nel Laboratorio dei Dilemmi segue il contrasto tra ciò che noi o, perlomeno, io spero e ciò che effettivamente accade. Dato l'aumento del nazionalismo in Europa, la svolta conservatrice negli Stati Uniti e la prima uscita da parte di un membro di un paese dell'Unione Europea, temo che gli scienziati oggi avrebbero deciso contro la protezione delle nuove cellule. Purtroppo, in questi giorni tali opinioni sembrano prevalere a livello mondiale.
Nelle Supplici, il re di Argo si trova di fronte a un dilemma tra l'essere “realista” o seguire un imperativo morale più profondo; alla fine egli sceglie la seconda possibilità.
Ma qual è la nostra morale sociale oggi? In quale società vogliamo vivere e quali sacrifici ci vogliono per crearla? Dove vogliamo essere tra ventanni a partire da oggi? Forse, attraverso l'arte, possiamo cominciare a discutere di queste questioni. Progettare delle alternative e articolare una nuova visione.
Possiamo facilmente cambiare il finale di un film; purtroppo, è meno facile cambiare il nostro futuro.


Note
[1].Italo Calvio, Le città invisibili, trns. William Weaver (Vintage: London 1997).
[2] John Berger, Steps Toward a Small Theory of the Visible, The Shape of a Pocket (Penguin Random House: New York 2003).
[3] Gilles Deleuze, Cinema 1: The Movement-Image, trns, Hugh Tomlinson and Barbara Habberjam, Athlone Press London and Cinema 2: The Time-Image trns , Hugh Tomlinson and Robert Galeta. University of Minnesota Press

 

George Drivas  Laboratory of Dilemmas
Curatore : Orestis Andreadakis
La Biennale di Venezia Biennale Arte 2017
Site   George Drivas
@ 2017 Artext

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