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MOO / LATO
Carlo Palli
Il giocoliere invincibile – Magazzino

 
Carlo PalliCarlo Palli, Il giocoliere invincibile, veduta d'insieme della mostra, galleria MOO, Prato




LA CURA nell'ARTE
di Luca Sposato
Luca Gambacorti
Manuela Menici


Il filosofo tedesco del Novecento Heidegger, considerato il maggior esponente dell’esistenzialismo ontologico e fenomenologico, nella sua opera del 1927 Essere e tempo, affronta il concetto di cura intrecciandolo con la questione dell’essere e dell’esserci: l’uomo è l’unico essere vivente che si rende conto di esistere, cioè di esserci, e il modo in cui tutta la sua esistenza si realizza è prendendosi cura. L’esistenza è, in poche parole, essere nel mondo, quindi essere fra gli altri.
Franco Battiato parla di questo nel brano scritto a quattro mani con Manlio Sgalambro, La Cura (1996), di proteggere la propria integrità, il proprio Essere come Umani per preservarne in eterno l’essenza.
Anche nell’Arte visiva curare può essere inteso come Esserci?
Oppure è diventata una necessità contingente per regolare uno sviluppo dilagante di scelte e prese di posizione arbitrarie?
Insomma, La Cura nell’arte è la soluzione o l’effetto collaterale?

Carlo PalliCarlo Palli, Il giocoliere invincibile, veduta d'insieme della mostra, galleria MOO, Prato


Luca Gambacorti -
Nella mia visione da architetto, ritengo che "avere cura" nell'arte, così come nell’architettura e nella vita in generale, debba rappresentare una responsabilità verso il “costruire bene” in maniera inflessibile ed essenziale. Un costruire che dovrebbe essere soprattutto artigianale, senza concentrarsi eccessivamente sulle esigenze dell'arte, ma piuttosto seguendo un'idea e una rappresentazione della mente in maniera esclusiva e necessaria. In un'architettura riuscita, tutto deve essere fatto in modo perfetto, ogni dettaglio deve essere plasmato con perfezione, poiché la cura riversata nelle cose si avverte.
Ludwig Mies van der Rohe afferma che "Dio è nei dettagli". Prendersi cura del proprio lavoro, riconoscendo ogni minuscolo aspetto che lo definisce e caratterizza, anche solo enigmaticamente, assume un'importanza fondamentale.

Carlo PalliCarlo Palli, Il giocoliere invincibile, veduta d'insieme della mostra, galleria MOO, Prato


Manuela Menici -
L’artista Louise Bourgeois ha affremato “Art is a guaranty of sanity” . Concordo nel ritenere l’Arte salvifica, curativa. In primis da studente ho amato e sono entrata in contatto con la ricerca ed il lavoro di artisti visivi che mi hanno ispirato, affascinato, fatto letteralmente innamorare. Lo stesso con opere cinematografiche, con la musica, la letteratura, la danza. Anche il fare è ed è stato terapeutico, dopo una formazione all’Istituto d’Arte P.Petrocchi di Pistoia e successivamente il diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, è attraverso l’artigianato tessile prima e la materia pittorica poi che ho incontrato quella dimensione di cura ed attenzione quasi maniacale per ogni dettaglio, ogni strumento del mestiere.
Da diversi anni ormai mi trovo non solo a presentare i miei lavori, la mia ricerca artistica, ma anche il lavoro e le opere di altri artisti, è forse il mio desiderio di prendersi cura di anime affini?

Carlo PalliCarlo Palli, Il giocoliere invincibile, veduta d'insieme della mostra, galleria MOO, Prato


Luca Sposato -
Penso che la Cura sia fondamentalmente un medium, un veicolo intellettuale pari ad altri strumenti di sviluppo di un linguaggio. Chiunque può curare, nel senso di attivarsi cognitivamente per trovare soluzioni al problema: l’efficacia del risultato dipende dalla padronanza del mezzo, dalla conoscenza empirica della cura. In campo artistico, qualche furbetto ne ha fatto un sistema e fissato delle peculiarità, ma di fatto quello che è avvenuto dal postmodernismo ad oggi è stato ridurre (cioè semplificare) il potere del medium e porlo solo in questione di enunciato, delineando i curatori alla stregua di speaker artistici.
Curare, secondo me, come moltissimi media linguistici, ha una predisposizione espressiva, una potenzialità dovuta alla relazionalità implicita nell’atto.

Nella doppia mostra IL GIOCOLIERE INVINCIBILE presso lo spazio MOO e MAGAZZINO presso lo spazio LATO emergono diverse interpretazioni stilistiche de “la cura”, dato che ogni persona coinvolta riversa nel progetto specifico sia la propria esperienza personale che la propria natura ibrida (architetto-gallerista oppure artista-scrittore, oppure artista-educatrice ed anche mercante-collezionista). La cura è anche questo? Un’azione collettiva?

Carlo Palli Carlo Palli, Il giocoliere invincibile, veduta d'insieme della mostra, galleria MOO, Prato


Luca Gambacorti -
Ogni piccola cosa diventa importante quando fa parte di qualcosa di più grande. Mi interessano le connessioni che si trasformano in complicità tra le persone, risultato di una meditazione “corale”, magari somma di lavori individuali, che però tendono a riconoscere come tratto comune e aggregante soprattutto ciò che già esiste. Solo stimolando un legame con la memoria ed il passato, secondo me, si produce contemporaneità.

Manuela Menici -
Conosco Carlo Palli da più di vent’anni e fare questa mostra è stato un omaggio all’uomo che tra i primi ha creduto in me e nel mio lavoro. Se nell’installazione allo Spazio Moo ci siamo sentiti liberi di scegliere e posizionare parte della collezione in maniera autonoma, scontentando Carlo tra l’altro, da Lato è stato lui a fornirci le opere che riteneva più significative.
Mi sembra un bel traguardo, visto che è lui, a volere sempre l’ultima parola su tutto e a darci spesso dei “dilettanti”, anche se in maniera ironica e affettuosa (si spera). Le ore passate al suo magazzino e anche una domenica a casa sua, sono state forse i momenti più belli della preparazione della mostra, i suoi racconti, zeppi di dettagli, ricordi vivissimi di mostre, artisti, avvenimenti, ci hanno rapito e a volte sequestrato per ore. Carlo cura in maniera meticolosa ogni artista della sua collezione, ogni sua pubblicazione, è veramente straordinario in questo, e poi che dire della sua inesauribile energia?
Come si può non farsi trascinare da un uomo che ha dedicato, per non dire consacrato tutta la sua vita alla cura dell’Arte?

Carlo Palli Carlo Palli, Magazzino, veduta d'insieme della mostra, galleria LATO, Prato


Luca Sposato -
Senza confronto l’arte non avrebbe significato; le accezioni della “cura” sono di per sé la risposta alla necessità di svincolare il termine da una definizione metodica, ma qualificarlo maggiormente come fenomeno mediatico, quindi dipendente da una molteplicità ricettiva e, perché no? Anche coattiva, una collettività partecipe del pensiero creativo.
Personalmente, mi sono divertito come poche volte nel partecipare alla realizzazione progettuale e fattuale delle due mostre dedicate a Carlo Palli: l’individualità di ciascuno è valorizzata dalla compensazione dell’altro.

Il rapporto con l’altro, ovvero con il fruitore: un rapporto amore-odio? Stima-biasimo? Come riescono gli oggetti a interagire in questa dialettica talvolta contrastante e inevitabilmente soggettiva?

Carlo PalliCarlo Palli, Magazzino, veduta d'insieme della mostra, galleria LATO, Prato


Luca Gambacorti -
"Gli oggetti sono generatori di relazioni e spazi, sono mediatori tra noi e il mondo" afferma Roland Barthes.
In una società che ci sommerge costantemente con informazioni, immagini e messaggi spesso superflui o superficiali, a volte sfugge l'essenza stessa degli oggetti, la vera sostanza che li caratterizza. Tuttavia resistono ancora autentiche realtà: la terra, l'acqua, la luce del sole e gli oggetti utili ed inutili plasmati dall'ingegno umano. Essi esistono per quello che sono, senza trasmettere alcun messaggio artificiale; la loro presenza si svela in modo del tutto naturale.

Riccardo Lanciotto MagrisCarlo Palli, Magazzino, veduta d'insieme della mostra, galleria LATO, Prato


Manuela Menici -
Negli ultimi anni ho avuto il piacere di poter lavorare a contatto con studenti dei Liceo Artistici in veste di insegnante e forse questo mi sta portando ad un approccio didattico anche col fruitore. Se da un lato è vero che non si può spiegare un’opera, e come diceva Umberto Eco l’opera è aperta a differenti e multiple interpretazioni, quello che mi interessa è promuovere l’Arte e la Cultura, in un periodo storico in cui tutto sembra contare tranne questo. Il momento di incontro ad un vernissage rimane un momento sacro, di scambio relazionale autentico, reale.
Se le opere esposte sono il pretesto o il fulcro di questo non saprei dire. E proprio perché da sola non saprei orientarmi è per questo che amo confrontarmi con gli altri, anche con i fruitori delle mostre.

Carlo Palli Carlo Palli, Magazzino, veduta d'insieme della mostra, galleria LATO, Prato


Luca Sposato -
Il pubblico non è il fine delle mostre, ma la domanda: se Manuela fa l’artista, se il sottoscritto scrive, se Luca progetta o Carlo colleziona è proprio perché siamo spinti da un ambiente che lo richiede, da una compresenza silenziosa che costituisce la nostra cultura. È sempre questa a dare significato agli oggetti che ci circondano, che accumuliamo, che collezioniamo, che strumentalizziamo in un risvolto artistico, è la nostra storia individuale e collettiva a caratterizzare le scelte.
Come diceva Troisi nel suo ultimo film: «La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve».

Carlo PalliCarlo Palli, Magazzino, veduta d'insieme della mostra, galleria LATO, Prato


 


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