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Casa Masaccio
Cinzia Ruggeri
…per non restare immobili

 
Cinzia Ruggeri



CINZIA RUGGERI
…per non restare immobili
A cura di Rita Selvaggio

Casa Masaccio/Centro per l’arte Contemporanea ha il privilegio di presentare la prima personale di Cinzia Ruggeri (Milano,1942-2019) in un’ istituzione pubblica.

…per non restare immobili, prima mostra di Cinzia “senza Cinzia”, ripristina la destinazione originaria di Casa Masaccio nella dissolvenza di una fantasia domestica facendo del dispositivo spaziale una sorta di macchina per abitare.

Guidata unicamente dalle emozioni e non dalle necessità, eclettica, audace e visionaria, eccentrica ed effervescente, ma soprattutto rigorosa, sin da sempre Cinzia Ruggeri ha innestato con infaticabile voracità, arte, design, architettura e moda, facendo esplodere tutte le loro definizioni. Arredi e ambienti, accessori, abiti come architetture che si indossano ma che soprattutto si abitano, abiti a scale dalle geometrie fluide e abiti ziggurat, la “montagna di Dio” dei Sumeri.
Con modulazione lirica ed esistenziale, i suoi oggetti sono impastati di parola, ordinarie cose del quotidiano che, con sottaciuto, ambiguo e sommerso linguaggio, si impongono al di là di ogni abitudine percettiva.

In questa dimora dal trascorso indimenticabile, con passo felpato e irriverente ironia, il mondo di Cinzia Ruggeri si impossessa del silenzio delle stanze e della loro abolita durata, delle categorie timiche come delle tonalità affettive. In una sorta di topofilia, la sua pratica si articola nelle ossa di questa introversa architettura e, tra nenie e ricordi accumulati da generazioni, dimenticanze e passate solitudini, lascia ombre e tracce di un esserci stato.

Cinzia RuggeriCinzia Ruggeri, Casa Masaccio Centro per l'Arte Contemporanea, installation view ground floorentrance, ph OKNO studio

Ad accogliere il visitatore Il bello delle bandiere è il vento (2018) e l’effige di Scherzi, l’adorato schnauzer che introduce ai tratti semantici dell’abitare.

Nel living, in un dialogo serrato con la natura, troviamo sparse le malinconiche rovine dell’ultimo elefante che, impossibilitato a riprodursi geneticamente, esplode e si perpetua in oggetti d’uso domestico. Sospeso tra l’organico e l’artificiale, Abito Primavera (1980 ca), con il suo verde aprile ferito da un ramo di pesco, cuce il vento alla terra. E ancora, da un tailleur aspro come le pietre dei muretti a secco, sbucano coccodrilli e fiori.

Cinzia RuggeriCinzia Ruggeri, Casa Masaccio Centro per l'Arte Contemporanea, installation view living room, ph OKNO studio

Nella camera del sonno, lusinghe di vestaglia nel caldo abbuiarsi di una mezza luna egea * e -“un’ombra su cui puoi riposare”- vegliata dall’ armadio pensato in quegli anni trascorsi tra i due mari, là dove la terra finisce e improvvisamente incomincia l’acqua. Ispirato ai colori delle confraternite religiose nelle processioni del Venerdì Santo, il suo cuore trafitto da un pugnale conserva ancora l’odore di salsedine e giardino, mentre le voci della notte sgocciolano risate e parole lasciando penetrare l’alba da altre fessure. Alla “powder room” sono destinate compiacenze d’accappatoio.
Tappezzate di spugne di mare, gemme estive e tempestosa devozione al sole, le misure dell’intimo brillano tra la liquida distesa dell’azzurro indifferente di un introvabile abisso. Nella stanza da pranzo, accanto all’antro della profezia di un camino, alloggia l’Abito Tovaglia (1984) che sibillino allunga il suo candore sino a diventare un’estensione del corpo alla funzionalità.

Cinzia RuggeriCinzia Ruggeri, Casa Masaccio Centro per l'Arte Contemporanea, installation view sleeping room, ph OKNO studio

In alto, lassù, all’ultimo piano, come in una sorta di hangar, la rappresentazione della sequenza iniziale di La Règle du Jeu, film di Jean Renoir del 1939, con il duplice schianto al suolo sia dell’aliante che dell’amore tra André e Christine. L’aviatore e l’amante feriti, intanto… un soffitto di nostalgia / nell’aria esplode e un eco si ode…*. La planata di un amore assente, un volo incompiuto come incompiuta L’Arte della Fuga (1747-1750).
Si riverbera l’antico vincolo del giorno e della notte mentre il tema dei contrappunti dell’ ultimo Johann Sebastian Bach intreccia le relazioni umane evocate da O Superman (1981), il primo singolo di Laurie Anderson.
Cinzia Ruggeri ci trasporta in volo in un altrove dove la bellezza è preda di un attimo.
Si prega di suonare il campanello.

Cinzia RuggeriCinzia Ruggeri, Casa Masaccio Centro per l'Arte Contemporanea, installation view loft, second floor, ph OKNO studio

“……….di oggetti utili che svolgono perfettamente la loro funzione ne esistono a sufficienza; quello che io cerco è il comunicare, l’interagire con loro. Per esempio: un bicchiere con una goccia pendente che partecipa tintinnando quando bevi o un’ ombra sulla quale puoi riposare o una doccia a forma di mano dove l’acqua ti accarezza, così è per gli abiti. anche loro interagiscono con la persona che li indossa. Come l’applicazione di cristalli liquidi che cambiano colore in base alla temperatura del corpo o abiti con led che puoi accendere quando incontri qualcuno che ti piace…
I miei elementi abbastanza ricorrenti sono le uova, i cani, i nasi dei cani, i maiali, le perle, il vetro, le galline, i camaleonti, i polpi, le razze,i nautilus, i fenicotteri e altri soggetti liberi, e poi il velluto, la georgette di seta, il lino…
mi piacciono i capperi, i carciofi in particolar modo, il balletto triadico di Oscar Schlemmer e gli alianti. …e da sempre ridere e nuotare.”
(Cinzia Ruggeri, Febbraio 2019)
*da Aristocratica, Matia Bazar, 1984

Cinzia RuggeriCinzia Ruggeri, Piero Della Francesca, 1980

Incontri

Cinzia Ruggeri. Una vita pericolosamente vissuta nel segno della creatività senza confini, esplorando e innestando arte, architettura e design, moda. I suoi progetti di contaminazione iniziano nel territorio dell’esposizione nel 1960, con la sua prima mostra personale alla galleria Prisma di Milano, accompagnata dal testo critico di un grande immaginifico scrittore, Dino Buzzati.
Dopo l'apprendistato a Carven, a Parigi, è stata direttrice del design per l'azienda di suo padre, che ha prodotto abiti prêt-à-porter e cappotti da donna negli anni '60 e '70, quando l'industria è esplosa e Milano è diventata rapidamente una capitale della moda.
La ricerca di Ruggeri nei tessuti e nelle nuove tecniche di produzione e distribuzione, e la sua stretta collaborazione con i designer radicali di Alchimia - in particolare Alessandro Guerriero e Alessandro Mendini - l'hanno portata a fondare nel 1977 il suo marchio “avant-garde”, Bloom SpA.

Cinzia RuggeriCinzia Ruggeri, Homage a Levi Strauss, collezione autunno/inverno 1983/1984

Cinzia Ruggeri: Alla fine degli anni Sessanta, di ritorno da Parigi, incontro un uomo di cui mi innamoro; insieme decidiamo di affittare una casa vuota; l’accordo era di non portarci dietro nulla che appartenesse alle nostre vite precedenti. Volevamo ripartire da zero. C’era un letto, un materasso, ma il resto, tutto quello che avrebbe fatto parte dell’arredo, doveva essere reinventato. Abbiamo deciso che la casa doveva essere bianca, come pavimento una moquette color farina.
Nel grande salone, un tavolo da ping pong. In seguito ci è capitato di trascorrere un periodo di lavoro in Egitto. Tornati a Milano, organizziamo una festa e regaliamo ai nostri amici dei caftani. Li indossano subito e la serata si conclude giocando a volano! In seguito arrediamo la casa con mobili trasparenti, in perspex, disegnati da noi.
Niente arte alle pareti, perché non puoi possedere ciò che ami… Abbiamo concepito così un nostro modo di abitare.

Cinzia RuggeriCinzia Ruggeri, Atelier di Via del Crocefisso, Milano

Quando a un certo punto trasferisco la mia sede operativa in via Crocefisso, un ex convento con dei soffitti altissimi e con dei bellissimi lucernari, faccio costruire un balcone interno in legno, dipinto di rosa come il muro, viene ruotato di 160 gradi e dietro la balaustra, ispirata a quella di Palazzo Farnese a Roma, faccio comparire la riproduzione ingrandita, su legno dipinto, di un particolare, un angelo, estratto da un dipinto di Piero della Francesca, una sagoma che si affaccia e sorveglia la situazione.
Nel tempo lo associo ad altri segni di ogni genere. In quello spazio costruisco un lago, molto verosimile, una vasca nel pavimento foderata con la plastica e riempita d’acqua. Al centro, affiora una vecchia sedia a cui sego le gambe, così da creare l’illusione che l’acqua sia più profonda. Il lago non manca di isole flottanti, popolate di gamberi vivi. I tre bagni li allestisco poi a rotazione: in uno puoi trovare magari una pistola adagiata su un cuscino, in un altro una gallina.
Ah, poi, accade che desidero offrire a un fenicottero rosa, in arrivo dalla Sardegna e destinato al parco di una celebre residenza milanese, un più felice e indimenticabile benvenuto. Così lo faccio portare in via Crocefisso e lo lascio sguazzare libero nell’acqua.

Cinzia RuggeriCinzia Ruggeri, Abito Tovaglia, disegno, 1983

Le feste, però, non sono così frequenti neanche in quegli anni. Lavoro molto. Mi piace raccontare, sempre di quel periodo, lo spolverino grigio e bianco, a righine; indossandolo puoi essere timido, ma a un certo punto se non ne puoi più: zac! Tiri fuori le fodere delle tasche, enormi; è una forma di espressione liberatoria! A un certo punto abolisco l’etichetta, nel senso tradizionale e la sostituisco con un frammento letterario, una poesia che poi rimanda all’abito successivo.

Mi sono interrogata sull’inequità di rapporto tra noi che quotidianamente affidiamo a un’agenda tutte le nostre cose, anche più intime, e lei che ci restituisce solo freddi numeri. Così ne progetto una, taglio ogni pagina in modo diverso, una pagina per ogni giorno e a ognuna affido un colore e un disegno.

"Un tavolo può anche contenere uno specchio d'acqua. Uno spazio di lavoro può essere tutto rosa, anzi è meglio che lo sia."

“....ma l’unica annotazione che avevo preso per il momento era il Piero della Francesca, con questi occhi di pietra, questi gioielli. Perchè se uno deve sopravvivere in questo stato come dici tu, da solo, l’unico modo di sopravvivere è quello di non avere un’identità temporale, perchè se no ti spari ... (...e ride)“

“La moda mi ha permesso di esplorare i segreti di chi indossa un capo, i bisogni e i desideri, le manie, i disturbi personali. L’interesse nel mio lavoro non era creare di continuo e in modo bulimico, ma piuttosto affrontare e approfondire queste tematiche anche attraverso degli abiti “comportamentali”.

Cinzia RuggeriCinzia Ruggeri, L’ultima cena, 2019, La Quadriennale di Roma


Cinzia

Entro nella stanza delle Meraviglie di Cinzia e vedo un accumulo di oggetti.

Ne risulta un panorama di “oggetti di comunicazione” freddi e semplificati, scarni, delicati, timidi e audaci insieme, privi di retorica e anche molto emozionanti, anti-funzionalisti, altamente poetici e mai vuoti di contenuto, mai spiegati attraverso teorie e motivazioni. Non si sa se per disinteresse intellettuale, per reale purismo e concettualismo o per momentanea sospensione di giudizio…
Mi sembrano allusivi, arcaici, lirici, magici, barbari, arbitrari, primordiali, esistenziali…
Ecco là in fondo un oggetto assemblato e, vedendolo, penso che i suoi pezzi abbiano varie origini… ne vedo un altro che è un luogo di raccolta di scritture differenti…più in là eccone un altro ancora che sembra appartenere al futuro, essendo noi consapevoli che l’uomo arriva dalle caverne…poi sotto un tavolo ecco una natura morta…più in là, un altro oggetto che sembra disegnato da chissà chi e vibra del suo carattere…
Nella sua attitudine a perdersi e ritrovarsi, a sfuggire alle regole per poi rientrare in altre nuove, Cinzia esprime in maniera errabonda il suo desiderio di dilatazione.
…vedo che in mano ha un altro oggetto che racconta molte storie.
(Solo per me ha fatto un dono, come dire, umano, perché sa che io ho veri mici nella mitologia.)
Mi dice intanto che l’oggetto moderno è stanco e che ha bisogno di durezza…e anche che l’oggetto è denaro e la merce è violenta.
In passato mi aveva scritto che ogni oggetto è fantascienza e i nuovi simboli fanno paura ma nello stesso momento aggiunge che il tutto è misterioso e trasmette sempre una strana suspense.
Un giorno che pioveva mi sussurra che l’oggetto è un idolo che si propone a tutti in quanto presenza…e mentre io dipingo una credenza mi dice che ogni cosa va decorata perché ogni superficie è sempre un vero e proprio dipinto che reclama una vita più lunga e si pone fuori dal tempo.
Ecco Cinzia nella sua meravigliosa stanza della Dissolvenza delle Discipline tre le quindici e trenta e le diciassette di sabato 14 marzo 2020

Alessandro Guerriero

Cinzia RuggeriCinzia Ruggeri, Stivali Italia, 1986, La Quadriennale di Roma

Scherzando con Cinzia

Seria, ma con un leggerissimo sorriso sornione.
Seria, perchè pensierosa.
Seria, ma scherzosa.
Così Cinzia nel ricordo dei tempi passati insieme, uno stesso identico tono la connotava: mai agitata o euforica, quasi l’immagine di un quadro. Ma l’immobilità era solo esteriore.
Gli incontri per lo più erano di lavoro e stranamente in quei momenti non succedeva mai, come spesso accade tra donne, di intercalare questo lavoro parlando di problemi personali, gli amori, le famiglie; entrambe molto concentrate, si direbbe in gergo “sul pezzo” e con l’entusiasmo di scovare soluzioni nuove, di creare connubi insoliti.
Molta calma e molta fantasia in Cinzia, e tra noi, come due giocatori di ping-pong, un rimpallarsi continuo di concetti (e di scherzi!) che faceva lievitare le idee, fino a creare una vera e propria sinergia drammaturgica tra due mondi diversi.
Il tutto condito dall’immancabile flauto di champagne.
E sarà il bicchiere con le sue bollicine, questa volta fatte di perle, ad essere immortalato sul tessuto di crêpe azzurro della incantevole camicia da notte che ha accompagnato per lunghi anni i miei sonni.
Tra Scherzi e sorrisi, Cinzia ha continuamente trasferito la fantasia e i sentimenti nella realtà.

Valeria Magli

Cinzia Ruggeri"Per un vestire organico" di Marco Poma e Cinzia Ruggeri (1983). Valeria Magli performer. Still from video


 

Cinzia Ruggeri
…per non restare immobili
a cura di Rita Selvaggio
Casa Masaccio/Centro per l’arte Contemporanea 12-9 / 08-11 2020
@ 2020 Artext

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