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  Henrik Håkansson   March 16, 2008 (Pharomachurus mocinno), 2008  
Valentina Gensini  
Green Platform   
 
   
 

Arte ed Ecologia: 10 spunti per guardare Green Platform e Oltre.

Valentina Gensini

 

Al giorno d’oggi parlare di Ecologia è uno sforzo rischioso: siamo ormai nell’ambito della ‘moda verde’, e parole come ‘sostenibilità, ambiente, problema ecologico’ invadono il sistema della comunicazione.
Mi è stato chiesto di scrivere un testo riguardo all’esperienza di Green Platform, che ho curato con Lorenzo Giusti per il CCCS della Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze. Mi fa piacere accennare alle linee guida che hanno determinato il progetto, ma colgo questa occasione per approfondire e ridiscutere alcuni temi gettando sul tavolo provocazioni e riflessioni che, spero, potranno essere riprese e sviluppate in seguito. Un decalogo personale, da condividere con chi si sia incuriosito alla mostra e abbia voglia di riconsiderare la questione Arte-Ecologia.

 

Attraverso la Platform. Brevi note a margine di un lavoro curatoriale

Pensare un progetto come Green Platform ha significato mettere in discussione molti luoghi comuni, attraversarne altri, interrogarsi continuamente sulle finalità, gli esiti, i propositi stessi del nostro agire. Alcuni elementi chiave hanno caratterizzato questo lavoro:

1.
Un approccio curatoriale che non intende esaurire il proprio discorso nel formato mostra, e che si propone, anche nel nome, come una piattaforma aperta e laboratoriale, fortemente legata al territorio.

2.
Una mostra che non si chiude in se stessa ma che si costruisce come un ipertesto in grado di dialogare continuamente con la letteratura critica internazionale, rilevando e confrontando i contributi diversi che animano, ad esempio, il dibattito americano, quello anglo-sassone e quello mittel-europeo.

3.
La determinazione e l’invito a mettersi in gioco da parte degli artisti, di noi curatori e del CCCS nella produzione di gran parte dei lavori presentati: il 70% circa dei lavori proposti sono infatti nuove produzioni realizzate per la mostra.

4.
Non solo un catalogo, un libro: i numerosi contributi teorici in catalogo sono testi inediti, appositamente scritti per il progetto, e contribuiscono a illustrare una panoramica interdisciplinare sul tema.

5.
Il coinvolgimento di vari media e linguaggi, differenti piani espressivi e della comunicazione, nell’intento di restituire un panorama vibrante e vivo in merito alla relazione Arte-Ecologia (il progetto propone disegni, progetti, sculture, installazioni, fotografie, video-proiezioni, documentari, sperimentazioni tecnologiche, laboratori, testimonianze di pratiche relazionali).

 

Oltre la Platform: Note su e per una definizione del binomio Arte-Ecologia

6.
La ricostruzione del dibattito critico sull’Ecologia deve oggi riconsiderare i tempi della ricezione internazionale dei testi fondamentali riguardo al tema. Non si può dimenticare come Félix Guattari, con le sue Trois écologies (1989), sia stato velocemente recepito in Italia (1991) e diffuso significativamente più tardi nei paesi anglofoni, che ne hanno disposto in traduzione solo nel 2000. Analogamente Gilles Clément, assai noto in Francia ed in Italia, raramente viene citato nel dibattito anglo-sassone su arte ed ecologia.
I testi sull’Ecology of Mind di Gregory Bateson, cui si è ispirato Guattari, fanno invece parte del back-ground di molti artisti americani, soprattutto californiani, mentre testi chiave dell’attuale dibattito americano risultano quelli di Nordhaus e Shellenberger sul Post-Environmentalism, che prendono le distanze dalle battaglie ambientaliste del passato recente per sollecitare e proporre nuove pratiche concretamente incidenti sulle condizioni del pianeta.

 

7.
Testi fondamentali della letteratura ‘ecologista’ come Plan B3.0. Mobilizing to save civilization di Lester Brown, fondatore e direttore dell’Earth Policy Institute, o il report State of the World, pubblicato ogni anno a cura del Worldwatch Institute e tradotto in Italia da Edizioni Ambiente, non sembrano ancora sufficientemente recepiti nel mondo dell’arte: è invece molto importante che artisti, curatori ed operatori acquisiscano una coscienza precisa dei dati relativi alla questione ecologica e anche degli strumenti di indagine ed analisi attualmente adottati dagli organismi internazionali. A tale proposito trovo molto interessante il lavoro svolto da Gunter Pauli relativamente al concetto di emissione zero: Pauli, fondatore e direttore di ZERI (Zero Emission Research Institut), stimola in tutto il mondo la creazione di complessi gruppi di lavoro in cui scienziati naturalisti, biologi, fisici, chimici, ecc. collaborano al fine di creare filiere produttive virtuose, in grado di sfruttare tutti i residui di produzione, che ad oggi costituiscono percentuali altissime di materia/scarto rispetto al prodotto finito.
Naturalmente nel dibattito globale non dobbiamo dimenticare forme di riflessione autonome e trasversali, che interessano concetti come l’ecologia profonda, la decrescita, e visioni olistiche del rapporto uomo-natura legate a numerose pratiche agricole che contemplano un approccio etico e sociale rispetto al pensiero ecologico.

 

8.
Mi sembra opportuno introdurre una valutazione critica del cambio generazionale: gli artisti 30-40enni si connotano in modo molto diverso dalle generazioni attive negli anni Settanta. Sia gli artisti land art, spesso interessati all’ambiente e alla natura senza una specifica coscienza ecologica, sia una figura come Beuys, capace di azioni sciamaniche e fortemente ecologiste nei confronti dell’ambiente, operavano all’insegna della monumentalità e del coinvolgimento panico nella natura.
Oggi gli artisti si pongono in maniera critica, fortemente de-ideologizzata rispetto al passato, e si relazionano alla natura attraverso traslati analogici o indagini analitiche, che eludono ogni forma di adesione patetica alla natura e ai suoi cicli.
Più interessante sarebbe forse confrontare alcune pratiche odierne con la visionarietà ecologista di figure come Friedensreich Hundertwasser, capace di un percorso vivacemente autonomo ed individuale rispetto alle grandi correnti artistiche interessate al rapporto Arte-Natura.

 

9.
L’ecologia riguarda strettamente anche nuove forme di comunicazione e nuovi aggregati sociali: sarebbe molto interessante approfondire l’eredità situazionista e l’importante ruolo svolto a partire dalla fine degli anni Ottanta da parte di Kalle Lasn e di Adbusters relativamente alla presa di coscienza delle pratiche di comunicazione, nell’ottica delle tre ecologie (della mente, sociale ed ambientale). Secondo un’analoga impostazione andrebbe riletto il contributo delle social network e del community networking, capaci di introdurre approcci innovativi al lavoro delle organizzazioni della società civile in direzione di uno sviluppo sostenibile.

 

10.
La globalizzazione ancora non c’è.
Si può individuare una letteratura critica di riferimento, ma essa varrà per gli artisti occidentali, mentre per altri contesti occorrono analisi più complesse e circostanziate. Occorre dunque cautela nell’osservazione del problema Arte-Ecologia in una dimensione globale, evitando semplicistiche generalizzazioni. Basta osservare le opere e gli interessi degli artisti africani come di quelli asiatici per rendersi conto di quanto diverso sia il loro approccio al tema ecologico. In Africa, dove c’è il concreto ed incombente problema dello smaltimento dei rifiuti, spesso la pratica artistica ‘ecologica’ si concentra ed esaurisce nel tema del riuso di materiali. Interessi ancora diversi muovono l’Oriente. Cina, India, Giappone, Australia mostrano visioni e coscienze dell’urgenza ecologica tra loro assai diverse e comunque indipendenti da quella Occidentale, con cui pure dialogano profondamente. Si pensi all’approccio olistico dell’agricoltura naturale del giapponese Fukuoka, che ben dialoga con alcuni principi steineriani alla base dell’agricoltura biodinamica o con la permacoltura, nata in Australia e presto diffusa in tutto il mondo. Quanto agli artisti, i giovani indiani e giapponesi sembrano i più sensibili alle tematiche ecologiche intese nel senso di una portata etica più ampia.

greenplatform

Dave Hullfish Bailey
From the center of some language left at the edge of the end of the frontier
(kit for a conference table; first version), 2009
Progetto per installazione site specific
Courtesy l’artista
Prodotta dal Centro di Cultura Contemporanea Strozzina,
Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze

 

L’insegnamento delle tre ecologie guattariane resta un elemento basilare per guardare al pensiero contemporaneo in un’ottica olistica. Al giorno d’oggi l’ambientalismo tout court risulta uno strumento inadeguato e obsoleto per combattere le sfide importanti che l’uomo si trova di fronte. Occore una revisione profonda del ruolo dell’uomo, e della società civile, nei confronti della natura, ma anche un ripensamento dei presupposti ontologici che guidano e caratterizzano l’uomo stesso. In questo senso il nuovo ambientalismo considererà l’identità umana, la società e l’ambiente tre elementi fortemente connaturati che necessitano di un’unica impostazione etica, ed in questa prospettiva opereranno gli artisti che individuano in queste tematiche un’urgenza primaria del mondo contemporaneo.


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