Paolo-Chiasera  
  Das Fest 2011 olio su tela 30 x 40 cm
PAOLO CHIASERA
da "The Horizon after Commodity, notes on perversion"
 
   

 

DOVENDO PARLARE di ME

 

 

Quell'inizio radicalmente nuovo è osservazione di come nel lavoro di artisti come David Adamo si realizzi, nella scultura untitled (column 7) del 2011, quella perdita di funzione del lavoro in quanto valore, quale era la promessa dell'estetica surrealista di controproduzione, con un senso sociale nuovo dell'oggetto, (costruttivista?) che si feticizza in senso estatico.
La figura del lavoratore che sottende alla poiesis come produzione è in untitled (column 7) lavoro buttato al vento, anti-funzionale in quanto fa decadere l'utilità costruttiva del pezzo di legno.
E' su questo aspetto pregnante dell'opera di Adamo che in das Fest
(exhibition painting recentemente realizzata in occasione della mostra Hypotesis for exhibition luglio agosto 2011 presso la PSM gallery di Berlino), untitled (column 7) assume la collocazione del Totem.
Attorno al Totem avviene il canto, altro elemento necessario alla festa arcaica,
che Olaf Nicolai celebra con Innere stimme (2010), opera in cui viene recuperata attraverso le voci una parte di brano che Schumann aveva previsto non si potesse cantare. Il recupero discorsivo avviene attraverso la proposizione del canto nella o nelle sale al pubblico; pubblico che può solo immaginare unendo le voci che si diffondono nello spazio in una unica melodia la forza dellacomposizione romantica attraverso il particolare.
Era nella festa arcaica che il grido dissonante raggiungeva nel culmine della condivisione il ritmo.
E ancora in Das Fest Dario D'Aronco propone un guanto industriale e lo carica di contenuto magico mediante  il titolo We shall never touch the dark (2010), che nella forza del gesto sporgente da terra rinvia ad una azione rituale lontana. Questa evocazione dell'opera è potenziata dall'aspetto sacrificale che We shall never touch the dark assume nel sistema complesso che das Fest intende delimitare.
In un ottica di lavoro come perdita di valore si inscrive Katinka Boch Form und Inhalt (2007)
la cui fragilità delle sculture rimanda al ciclo naturale della trasformazione e del deperimento.
Questo senso di materialità naturale è in das Fest sottolineato e rinforzato dallo sfondo definito dal lavoro di Batia Suter Untitled (wall and column) del 2006, gigantografia parte di un Atlas che contestualizza le cose all'interno del suo senso totalizzante.
In das Fest richiama il luogo naturale della memoria ricostruito mediante grandi stampe in B/W che fanno da sfondo a quel luogo festivo delimitato dal fuoco di condensed castlewall mia opera del 2009.
Mentre Oystein Aasan è un produttore di archivi e documentazioni, biblioteche di libri indecifrabili costruiti con rigore per sviluppare punti di vista molteplici come le scultura pedana Display Unit (Black Mirror) del 2009 che all'ingresso della sua mostra berlinese elevava il pubblico a livello di panoramica per far si che la vista potesse contenere lo spazio intero.
L'oscurità della pedana è in das Fest il luogo della contemplazione festiva cui la parola teoria nella sua radice indoeuropea originariamente riconduce e all'interno della quale possiamo pensare al declino come radicalizzazione del progetto festivo del capitalismo, minarlo da dentro nello spazio culturale dello
studiolo in attesa di un nuovo rinascimento che si compi come massima potenza della potenza.
A quel punto non ci saranno più divisioni, più
lotte, tutto celebrerà la felice festa della verità ipotetica.


 
 
 
 
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