Bruce Nauman    
  Nauman Bruce: Live-Taped Video Corridor, part. Google img.
Obversione. Presentazione del volume
Marco Senaldi e Pietro Gagliano'
 
   


Obversione
Media e disidentità


[...]
E' possibile descrivere una storia dell'obversione? Stabilire quando questa condizione ha iniziato ad esistere, ed è diventata visibile, tanto da essere oggetto di studio? A questa domanda non è possibile offrire una risposta univoca. Essa infatti presuppone che l'obversione appartenga all'ordine degli eventi storici - ossia che il divenire storico come tale possa essere considerato (comunque lo si voglia intendere) come un che neutrale e di non soggetto all'obversione stessa. Purtroppo, come abbiamo visto, non è così. Il divenire storico non è una serie oggettiva di fatti che possono poi essere variamente interpretati dagli storici. L'analisi storiografica è non solo implicata nello svolgimento storico che osserva - essa lo ridefinisce costantemente.

D’altra parte questa ridefinizione non è certo un affare riservato agli storici di professione. Croce aveva detto bene che “ogni vera storia è storia contemporanea”. Ma questa definizione geniale non è più sufficiente. Essa va completata con la sua metà mancante: tutta la contemporaneità è contemporaneamente storica. La storia è sempre contemporanea a una contemporaneità che non è mai auto-identica a sé. La contemporaneità abbisogna come proprio altro della storicità, e solo in tal senso si può dire (con Croce) che la storicità abbisogna, per esistere della contemporaneità. In questa dialettica però ciascuno dei due opposti trova non solo la propria identificazione nell’altro, ma anche la propria disidentificazione da se medesimo – il non combaciare perfettamente di ciascun posto (tramite il proprio opposto) è già un carattere mancante obversivo. Ciò che abbiamo visto accadere nel rapporto obversivo tra spazio e tempo. Accade anche per le dimensioni temporali di passato e presente. Il presente si definisce da ultimo per essere un che di “non ancora storicizzato”, oppure, come si usa dire, cronaca e non storia. Il passato d’altra parte si caratterizza per un essere “non del tutto passato”, “passato che non passa”, che trattiene una quota di presente. Il presente dunque è definibile come un che di non-passato, ossia di non-presente, mentre il passato storico come un che di non-presente, ossia di non-non-passato.

 

Obversion  

                 Obversion From Wikipedia


 

Ecco perché non è possibile scrivere una “storia dell’obversione”, la storia stessa si è andata obvertendo, ovvero si dovrebbe scriverla insieme a un’ “obversione della storia”. Per dirla con Orwell, “non solo il passato mutava, ma mutava continuamente”. L’obversione distorce ogni possibile approccio storico, rendendo impossibile parlare di storia se non in termini obversi, Anche la storia dunque ha conosciuto il suo Video Corridor, in cui vede se stessa nel monitor, ma in forma rovesciata e disidentica da sé. Con ciò, sembrerebbe allora possibile descrivere una storia dei media coll’intento di tracciare almeno un evolversi progressivo dell’obversione. Ora, anche se le storie dei media che sono state prodotte negli ultimi anni sono comunque un punto di partenza importante, esse non risolvono il problema, perché di nuovo presuppongono ciò che dovrebbero spiegare – ossia presuppongono che sia possibile storicizzare i media, senza porre la questione se la storia stessa, dopo l’avvento dei media, non abbia cambiato natura, e se la questione non sia, insieme a una “storicizzazione dei media”, anche una mediatizzazione della storia.
I media infatti, non essendo dei dispositivi “come gli altri” – cioè non essendo paragonabili agli utensili e nemmeno alle macchine, dato che implicano la ridefinizione dell’immagine del soggetto e dunque della sua identità – non hanno una “storia” come le altre, perché ridefiniscono (l’identità del) la Storia. La loro storia ridefinisce i parametri della Storia stessa, per cui alla fine si ha una situazione ricorsiva, in cui la descrizione storica dei media tende a ri-descrivere se stessa in termini mediali. Questo fenomeno, che data dal secolo XIX (con l’invenzione dei primi dispositivi di comunicazione a distanza come il telegrafo) si accresce ad ogni invenzione mediale, ma diventa drammatico con la nascita della televisione e del video poi.
[...]

Marco Senaldi


Libreria Brac   Firenze



   
  Website    - Libreria Brac-  
2015 © Artext