Caimmi  
  Giovanna Caimmi "Ago di pino" 2009.
Marisa Albanese Giovanna Caimmi
Conversazione su "Pan"


Conversazione su "Pan"

 

Marisa Alberese - Il titolo del video, “ Il pavone di Pan”, già questo titolo è una griglia, che dice tutto…… l’hai scelto per chiudere qualsiasi tipo di interpretazione, chiarendo il tuo intento di lavorare sul mito, quindi io comincio a guardare e già so di che si tratta? La scelta di un titolo non è casuale, nomini una cosa e gli dai un’identità……oppure questo titolo verrà tradito?

Giovanna Caimmi - Vorrei dirti come è successo tutto. Da un paio di mesi lavoravo sui fotogrammi del video, come sai io assemblo spezzoni di video lontani nel tempo e nello spazio, cioè non parto da una sceneggiatura e da un copione, esattamente come nella mia pittura le immagini si chiamano per simpatia, così per il video parto a montare senza sapere TUTTO prima. Dunque, da due mesi non riuscivo a chiudere il video, allora chiesi aiuto al giovane performer Giulio Biancalani, che, per lunga frequentazione, sapevo capace di mettersi in empatia; prendemmo un appuntamento per la vigilia di Natale, e io nel frattempo andai lungo il fiume Savena a raccogliere i brandelli di plastica che rimangono aggrappati agli alberi. Ne feci poi un vestito e al nostro incontro lui lo indossò, indossando con quello anche il personaggio di Pan, il dio del disordine, e cominciando a vorticare attorno in una serie di azioni, aggrappandosi al tronco di un albero per poi girarci attorno, e infine andare alla base del tronco, alla radice, trovando questo conglomerato di plastiche, fango, residui, scarti, per poi buttarlo dentro al fiume in una precisa volontà riparatrice. Giulio è molto giovane, ma essendo cresciuto alla scuola di Jodorowskj è capace di questo genere di interventi. Per via del freddo intenso avemmo la fortuna di agire indisturbati, in quel punto del fiume in tanti vanno a fare footing.

M.A. - Quindi tu fai ricorso al mito in questa occasione ma non è un tuo tema ricorrente.

G.C. - In realtà Pan era già apparso nella mostra “Assenza di Gravità”, ma in maniera molto nascosta, non lo dichiaravo.

M..A. - Parlando un po’ più di linguaggio direi che la sensazione che ho avuto è che c’è uno spostamento, un attraversamento, un movimento, c’è una confusione percettiva per esempio di materiali, per esempio all’inizio sembra polline, ma tu mi dici che era natale……

G.C. - Ancora a causa degli assemblaggi di frames di cui parlavo, il polline è stato registrato tre anni prima in autunno.

M.A. - Nel video potrebbe essere percepito come neve, un prato coperto di neve, io invece l’ho visto subito come qualcosa che si sta spostando, non in senso verticale ma in senso orizzontale, come il fiume o come si sposta questo oggetto che Pan lancia nel fiume ed è destinato ad attraversare, a fare un viaggio, e invece gli sguardi sono molto fissi, attoniti, questo in tutti e tre i personaggi, e quindi è come se si guardasse, si osservasse uno scenario che non è presente, i personaggi sono nella natura ma non è uno scenario che da loro ebbrezza.

G.C. - Per quello che riguarda gli sguardi ho sempre presente Piero della Francesca, il concetto di atarassia, il carnefice nei suoi dipinti ha lo stesso sguardo della vittima………

M.A. - ……l’atarassia è assenza totale del sentimento…..

G.C. - ………. non è assenza del sentimento, è la capacità di essere dentro al sentimento, di esperire la vita nelle sue emozioni ma di guardare il SENSO di ciò che si sta facendo come se si vedesse dall’alto di una montagna, mentre si è anche sotto, si è anche nella valle. Per esempio lo sguardo della bambina, questa bambina selvatica, una ninfa dei boschi e delle acque, questo sguardo diretto non sai se parla della memoria che ha degli accadimenti, perché lei ha visto l’orso, ha visto la fiera, e comunque guarda oltre, guarda il senso di ciò che succede.

M.A. - Però è un senso che ti lascia attonito! La scelta di Pan, e quindi mi dici ebbrezza e disordine, l’ebbrezza la posso vedere nell’orso, nei suoi movimenti, forse potrebbe essere un’ebbrezza in questi personaggi che sembrano come in una specie di ottundimento, un po’ storditi.
Perché la prima immagine che mi viene quando sento Pan, ebbrezza e gioia, immagino qualcosa di più Dionisiaco di più orgiastico, nel disordine totale di tutte le passioni…….

G.C. - Infatti nei piccoli dipinti c’è questo, per esempio in “ Notturno” c’è un’allusione a un disvelamento o uno stupro, e anche “Svestizione” porta con se una notevole presenza di eros.

M.A. - Comunque nel video si crea un linguaggio personale tuo in cui il tema è rivisitato ed è interessante vedere come lo hai trasformato con il tuo sguardo. L’operazione mi piace per questa trasformazione, è interessante vedere come il titolo mi dice Il pavone di Pan e uno crede di andare incontro a un video che parla di ebbrezza, di gioia, esplosione di passioni, caos, e invece vede tutt’altro.

G.C. - Il pavone nella mitologia indiana è l’unico animale che sopporta il veleno del serpente e lo trasforma nei molti colori delle sue penne, quindi viene utilizzato come animale simbolo della rinascita , è un volgere il veleno in colore.

M.A. - Quindi il pavone è la chiave della trasformazione e anche della tua lettura di questo video. E come chiudi questo video?

G.C. - lo chiudo con questa azione, l’attore butta qualcosa dentro al fiume per pacificarlo, perché parto dal principio che il fiume sia irato, che ci sia quindi un possibile disordine latente e si fa appello questa azione per pacificarlo.

M.A. - Quindi trasportando questa cosa nel nostro momento storico, in quello che noi guardiamo tu verso cosa sei irata? Il tuo sguardo qui sembra uno sguardo un po’ strabico, perché fai questo video in questo momento storico? Questo è un dono che Pan fa al fiume perché lo sente irato e quindi tu fai questo dono agli altri sguardi perché nel momento che compie un’opera l’autore parla ma dal momento che mostra l’opera l’autore tace.
Quindi l’opera che io vedo, questo pavone di Pan non mi da sensazione di caos, di ebbrezza ma di uno straniamento attonito, un po’ fisso, nel luogo in cui poggio i piedi vedo Pan che dona qualcosa al fiume che lo trasporta via. Mi sembrano esseri che vivono con una grande distanza tutto ciò che sta succedendo sulla terra e probabilmente la mia lettura, mi porta ad una sensazione di calma.

G.C. - Se tu guardi oltre al video anche la pittura, senza la quale questa mostra non sarebbe completa …..

M.A. - Infatti, questo è interessante, di solito gli artisti della nostra generazione praticano il video come un susseguirsi di immagini, invece penso che tu faccia un po’ un processo inverso, prima parti da un video digitale e poi ricostruisci questa sequenza di scatti, come si faceva una volta anche nella video animazione quando mettevamo degli oggetti e poi li spostavamo frame by frame. E poi la fotografia diventa proprio pittura, perché l’immagine viene fissata nel foglio A4 di carta da lucido e la fotografia viene poi reinventata con il tuo gesto pittorico e diventa un vero e proprio dipinto, le immagini prendono un’altra dimensione. In realtà è un tutto in continuo movimento, in continua trasformazione, un viaggio che fai a ritroso, come se tu avessi bisogno di puntualizzare, fermi l’immagine nel momento topico..
Sono tante le immagini che vediamo, lo so è una banalità, da decenni troppe immagini annullano l’immagine, tu in questa operazione appunto estrai l’immagine, rifletti ancora di più, tiri fuori altre sensazioni andando a raggiungere quella che l’occhio della telecamera NON ha preso, che non ha fissato, così leggo questo tuo lavoro.
E’ interessante confrontarsi anche rispetto al momento espositivo, quando l’opera viene consegnata agli altri sguardi e in realtà si cerca di capire ciò che succede nell’intento dell’artista, cioè è importante quello che tu pensi e quello che dici o è importante quello che pensano gli altri, questa è una cosa sui cui è interessante riflettere.

G.C. - Un’altra delle cose per darti degli spunti, Pan nella mitologia è in parte uomo e in parte capra.

M.A. - E questo mi disturba assai, il tuo Pan è così carino che pensarlo con le cosce di una capra non mi va proprio!

G.C. - Infatti non è un caso se ho sostituito il capro con un animale nobile come l’orso, questa è una licenza che mi sono concessa rispetto al mito, infatti non c’è eccesso di disordine, Pan non è fatto di capra, è fatto di orso, che è un animale più potente e quindi una forte energia che si muove in una maniera più calma e più nobile.

M.A. - E' anche più solitario, non a caso diciamo “sono un orso” quando abbiamo bisogno di isolarci.

G.C. - Questo sempre ritornando a quello che si diceva sull’atarassia e al vedere questo mito in modo personale. In ogni caso c’è una grande sospensione, anche nelle due opere di grande formato gli orsi sono su cadute di acqua o su ghiacci, ghiacci che si stanno sciogliendo. Quello di destra si intitola ago di pino, e il titolo è dato dal piccolo ago di pino che vedi solo avvicinandoti, al centro in basso, sotto la grande mole degli orsi, una cosa quasi invisibile che però ti racconta quale tipo di attraversamento e di spostamento ha compiuto, grandi masse di acqua si sono spostate, è una luce nordica.

M.A. - In effetto in questo lavoro hai raffreddato, hai usato solo monocromo, c’è un grande silenzio.

G.C. - Ti confesso che anche l’esecuzione delle diciotto piccole pitture è avvenuta in un grande silenzio, infatti dopo il video sono stata per parecchi mesi senza lavorare, cosa mai accaduta prima, e poi in giugno mi è venuta una fortissime otite, sono stata sorda dall’orecchio sinistro per quaranta giorni. In quel silenzio verso l’esterno sono nate tutte le opere.
Ora dammi un consiglio: ho provato a dare un titolo a ognuna, ma mi è sembrato didascalico; invece, quello che mi interessava è che una dozzina di questi sono Azioni e le restanti 6 sono Contemplazioni.
Normalmente io detesto i senza titolo, preferisco sbilanciarmi, anche tu del resto fai così…

M.A. -…si, uno la gioca tutta …

G.C. -…. Appunto, eppure in questo caso i lavori piccoli sono Azioni, sono verbi e non sostantivi…

M.A. -……allora può essere interessante aggiungere azione al titolo, per cui Azione:aiutanti, per esempio ecc , è uno scherzetto che si fa al fruitore, un gioco un po’ alla futurista, però questo lo devi sentire tu, o è perché dici è tutto raffreddato raffreddo pure i titoli?

G.C. - Non è raffreddare, è mettere in chiaro che si tratta di azioni o contemplazioni, sono verbi e non sostantivi, in realtà queste opere vengono da una performance, risentono del video, il quadro per se stesso non mi interessa così tanto.

M.A. - Si questo nel procedere del tuo lavoro mi sembra chiaro, maturo e ben definito.

G.C. - Si, la parte concettuale dentro al lavoro deve essere dichiarata.

M.A. - E quando l’opera viene esposta l’autore tace, a quel punto deve parlare il lavoro. Adesso per quello che concerne la questione dei titoli, si, mi piace di aggiungere la parola azione, rafforza non tanto l’immagine perché l’immagine è già chiara di per se, ma rafforza te perché sento che tu hai bisogno di farla uscire questa cosa, non rinunciamo all’unica cosa che abbiamo, cioè la libertà , difendere la libertà espressiva e cercare di non spaventarsi se si perde la cifra, io la signora cifra non la conosco, a te è stata presentata?

G.C. - No, conosco una signora Norma , ma abita a Londra……

M.A. - Ancora una cosa ti volevo chiedere, tu usi il colore a olio su questa carta, ma poi che fai, si trasforma, diventa opaco e secco come un colore acrilico……….

G.C. - Uso un efficacissimo diluente che mi evita trementina. olio di lino o simili, cioè non uso ciò che parla della storia del colore a olio con tutto il grasso e il lucido grondante drammaticità.

M.A. - In realtà c’è uno sguardo al passato, alla storia dell’arte, ma l’uso del colore a olio viene riadattato su una carta che ha ospitato precedentemente una foto stampata a laser, quindi mischiare queste due cose così come riportare all’inverso il film che da digitale diventa una sequenza di immagini, ormai è diventata la costante del tuo lavoro……………
Bene , brava, arrivederci, grazie prego tornerò!

   

 
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