# Uncontrol, webobject.  
Dino Incardi
Note di catalogo
 
 

Il precipitare dell'immagine

 

Se un movimento può rilevare il precipitare dell'immagine, questo senso lo si può cogliere attraverso la fantasticheria
del sipario.
E' come fare una visita nel mondo dei fenomeni.
Concedersi una esperienza umana, la più affascinante di tutte le esperienze.
Provare cosa sia l'attrazione, l'odio, il dolore.
Anche voi potreste conoscere cosa è il desiderio lasciandovi travolgere da stimoli avvincenti e sconosciuti.
Diventerete un ricettore attivo manovrato da forze superiori ed al suo controllo.
Sarà come provare l'emozionante esperienza della vita che lentamente si estingue.
Attori di un evento, quando lo sguardo scorre veloce per aprirsi su scenari di tensioni complesse e sconosciute e poi il
rapido volgere di una cristallina sinapsi:
ecco gli effetti elettrizzanti di questo gioco multidimensionale di entrare ed uscire, essere presenti ed assenti da sé
che accomuna le "rappresentazioni" in genere.
Solo allora io domando:
"Che oggetto è quello" ?
L'oggetto in questione apparente, trasparente, evidente ai sensi che ne vengono a conoscenza separatamente o insieme,
è l'oggetto conosciuto a tal punto che ho voluto localizzarvi il significato della parola che mi manca e che io vi domando!
Senonché è proprio questa induzione che genera un flusso nella materia essenziale.
E questo accade solo perché la "proposizione universale" che è infinita molteplicità, possiede una relativa permeabilità.
E ciò che traspare è una inesauribile tensione a sperimentare, con progetti che rivelano l'indefinita forza della necessità.
Ma sarebbe sufficiente che le rappresentazioni che lo alimentano si svincolino dal loro inserimento nella prospettiva ciclica
ed il loro destino per così dire se ne vada per la propria strada, affinché risulti tutta la debolezza della creazione,
perché in un istante tutto sarebbe compiuto e questo "tutto" potrebbe essere anche "niente".


 

Prato Milano 1988 /1997  - Dino Incardi

 

   Dino Incardi website
          Artext © 2009