Palandri  
  Cristiana Palandri Blind Hairdo 4, 2007, stampa cibachrome, 50 x 60 cm.
CRISTIANA PALANDRI
Note di Lavoro
 
 

STATEMENT


Considero tutto il mio lavoro come un unicum continuo ed ininterrotto disegno.
Disegno che si dispiega e si dirama con esiti lontani da esso, che è messa a nudo e al tempo stesso divagazione su di me e sulle mie ossessioni, paragonabile ad un flusso di coscienza tradotto in  metamorfizzazioni  attraverso un uso eterogeneo di media e di materiali.
E per disegno intendo, sia le opere meramente legate al disegno in quanto tale, sia le sculture che nascono come prolungamento tridimensionale di questo, e a loro volta le performance in quanto prolungamento delle sculture.
Questi disegni che si cristallizzano fluidamente nei vari ambiti del mio operare sono dettati e caratterizzati da un incessante porsi fuori posto, da uno sviluppo e da una crescita senza un ordine od un progetto prestabilito, sono un autogenerarsi e una formalizzazione autonoma del disegno, quasi al di fuori del mio controllo.
L’uso di materiali eterogenei si fonda  nell’impossibilità di fondarsi, con l’intenzione di creare un equilibrio sulla soglia della sua  decostruzione e di voler far coesistere ciò che naturalmente si nega a co-abitare. La scelta dei materiali è dettata dall’unicità di qualità e requisiti formali, costruttivi e simbolici di questi.

 


 

OVERSIGHT


L’interesse si annida nel mostrare uno stato allucinatorio legato al mio processo operativo, in questo caso costruttivo.
L’azione è la possibilità dell’altro (fruitore) di vedere una metamorfosi che per mezzo di alcuni elementi scelti in precedenza, si sviluppa senza un progetto preordinato e che si genera progressivamente nel corso del suo attuarsi, quasi un auto generarsi del costruire.
Le due figure che svolgono la performance per muoversi in una condizione che le metta al di fuori di una consapevolezza legata all’atto e alla progettualità, si adoperano senza vedere a causa dell’esubero di capelli che va ad occludere entrambi i volti.
Chi compie l’azione avrà unicamente una percezione tattile del lavoro, lontano dallo sguardo sull’opera-re e dallo sguardo dell’altro, mentre la visibilità è lasciata solo al fruitore.
La performance viene svolta da due persone: io andrò a intervenire sull’altra cercando di trasformarla in un organismo in metamorfosi.
Il cambiamento del corpo umano avviene sia con un intervento diretto su di esso che attraverso l’uso di alcune sculture che lo nascondono e ne cambiano la forma e la sostanza.
Un corpo integrato da capelli, ossa animali, piume, bende e sostanze organiche per
renderlo ibrido, incompiuto od in via di compimento.

Firenze 2008

 

 

BOUND

Una mostruosa antropomorfizzazione dell’animale […] e una corrispondente animalizzazione dell’uomo
( M. Heidegger )

 

Una larva di ossa e capelli che tiene in sé l’uomo.
L’umano come organo interno pulsante che si mostra con il ritmo del suo respiro. L’organo-uomo rianima ossa animali e trecce di capelli con la sua ripetitività diastolica, rimette in movimento ciò che è morto attraverso la pulsione organica, istintuale ed animale dell’umano.
Ossa e capelli sono residuo , oggetto liminale fra l’uomo e l’animale, prima dell’inizio e dopo la propria fine.
L’oggetto liminale è esasperato ed aumentato per divenire oggetto ibrido, realtà mostruosa.
Una realtà deforme e confusa è più atta a significare l’essere sospeso tra umano ed animalità; una tensione e una lotta tra un radicamento animale e un andare oltre l’animalità senza prevaricazione, senza soluzione, ma che si colloca nel ‘tra’.
L’ essere tenuti in sospeso nella posizione ontologica intermedia tra l’uomo e l’animale.

Firenze 2007

 


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