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  Stefano Arienti
STEFANO ARIENTI
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"BUGIE TUTTI I GIORNI"

 

Recupero della memoria collettiva.

Un pò come quello della creatività. Sarà davvero importante essere creativi e fantasiosi?
Ormai il mondo è continuamente ridisegnato e rimodellato. C'è un sacco di gente specializzata in questo.
Reinventano, trovano tutte le possibili forme auspicabili.
La compagnia dei telefoni mi arriva in casa con un nuovo apparecchio. E io non posso fare altro che vedere come funziona.
E' più utile un' eccesso di realismo, ma ugualmente ci vuole una bella fantasia per vedere le cose così come sono.

 

Antagonismo alle parole

E' una sindrome moderna di recente diffusione. Si è diffusa assieme ad un inaspettato analfabetismo di ritorno.
Era già insita una grande predisposizione nel chiacchiericcio telefonico. E invece ci vuole un costante esercizio di autocensura. Solo così si riesce ad essere perlomeno consapevoli.
Sapere di straparlare.
Chi parla troppo in genere mimetizza ed omette informazioni fondamentali. E chi fa l'abitudine ad ascoltare sempre, si dimentica del tutto che possa esserci dell'altro.
E' così che si perde qualcosa. Spesso non è molto, ma può essere giusto quello che ci tiene in un buon rapporto con noi stessi e con il mondo. Senza saperlo si perde una felicità e una identità personali.

 

L'immaginario

Ogni persona ha potere visivo. Non c'è bisogno di essere dei visionari. Però bisogna rendersi conto di poter finalmente vedere da sé.
Ogni identità contiene il proprio immaginario, ma se accetti l'immaginario preconfezionato che ci propinano, ahinoi! Spero che tu, mio benevolo spettatore, sappia sbrigliare il tuo sguardo selvatico.
E' così che saprai vedere questo differente esempio di immaginario.
Stavolta eccotene un assaggio.

 

Esistono zone protette

Dove le immagini non hanno un preciso copyright. Le immagini se ne stanno stipatissime. Hanno il diritto di non essere quelle dello spettacolo quotidiano.
Non ti devono raccontare nessuna particolare informazione. Sono solo un esempio. Qualcuno se le sceglie e te le offre solo come un esempio.
C'è una selvatichezza naturoide che è qualcosa che si perde.
Non ti sei accorto di aver perso qualcosa. Hai forse già perso la selvatichezza del tuo occhio? Non ti accorgi di quanto ti sai tenere compagnia?
Le immagini sono vive. Quanta incredibile compagnia, quando ci si accorge della loro presenza fisica.
Quanto generoso erotismo! A patto di volersi tuffare nella loro materia. Le immagini sono come gli animali, si fanno capire senza dire una parola.

 

Bisogna stare al gioco

Sembra che uno dei ruoli della nostra specie sia quello di stare al mondo. Ci siamo fatti carico di questo ruolo così diligentemente che perfino tutto il mondo ne è rimasto segnato. Sembrerebbe che lo scopo di esserci sia la felicità, ma il mondo promuovendo la nostra evoluzione, non aveva in programma nessuna speciale felicità. La felicità è un tipico prodotto umano, un artificio adulto che non ha nulla a che vedere con divertimenti dell'infanzia. Allora impastavamo torte di terra, semplicemente.
Quello di plasmare il mondo è stato uno dei più grandi e felici divertimenti, fin dall'epoca in cui l'umanità si sentiva sicuramente in minoranza, ma allora il rischio più reale era quello di finire plasmati nella bocca degli animali predatori. La vivibilità del mondo parte dal cibo che ci serve, nulla ci vieta di gustarlo.
Il gusto del cibo non dipende solo dal suo sapore ma anche della sua fattura, è così che la cucina è stata sicuramente una delle prime industrie umane.
Continua tutt'oggi il divertimento di saper mangiare tutto il mondo cucinandolo. Ma le arti si sono enormemente affinate, il cibo non basta, la bocca e lo stomaco sono già soddisfatti. Il divertimento manipolatorio dilaga verso altri campi, altri trofismi, il nutrimento non è più necessariamente solo mangiabile, la partecipazione non è più solo in prima persona, individuale.
L'umanità si è articolata, arti e godimenti sono serviti a socializzare. La leggenda della felicità ha cominciato ad accompagnarci.

 

L'identità contenitore imperfetto

La privacy può davvero essere utile, può funzionare da difesa. Protegge le tua identità da chi la vuole squartare in pochi stereotipi pubblici. La pubblicità del proprio personaggio finisce per essere ingombrante.
Molto a che vedere con la timidezza e l'esibizionismo. Ma ad un artista o alle sue opere, si deve chiedere una dimostrazione di sé. non un' esibizione.
La privacy, il ritegno, mantengono qualche elemento importante fuori scena.
Chi guarda non si sente invaso completamente, le sue illazioni sono altrettanto importanti degli elementi veri, volutamente rimossi.
Tra chi guarda e chi sta facendo si può creare una complicità.

 


 
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